
La mortalità è diminuita, ma i casi sono in aumento. La cardiologia moderna punta su prevenzione, controlli e farmaci mirati
Daniele Particelli
13 ottobre - 11:58 - MILANO
Lo scompenso cardiaco resta ancora oggi una delle sfide sanitarie più urgenti, anche se negli ultimi 30 anni la percentuale di morti in Italia per scompenso cardiaco si è praticamente dimezzata. Eppure i dati ci dicono che soltanto nel nostro Paese oltre 800mila persone convivono con questa patologia cronica che rappresenta la prima causa di ricovero nelle persone sopra i 65 anni.
Si tratta di una condizione seria, spesso subdola, che non va confusa con un semplice "cuore stanco": lo scompenso cardiaco è il risultato di un cuore che non riesce più a pompare sangue in modo efficace, mettendo sotto stress tutto l’organismo.
Perché i casi di scompenso cardiaco sono in aumento?
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È vero che la mortalità legata allo scompenso cardiaco è scesa drasticamente negli ultimi decenni, ma è altrettanto vero che i progressi della medicina hanno contribuito all'incremento dei casi: oggi si sopravvive di più a infarti e cardiopatie rispetto al passato, ma questi eventi possono lasciare segni permanenti sul muscolo cardiaco fino a portare allo scompenso.
Le cause più frequenti sono la cardiopatia ischemica e le malattie coronariche, così come l'ipertensione non controllata, il diabete e l'obesità, ma anche aritmie e malattie del pericardio o dell’endocardio. La prevalenza dei casi di scompenso cardiaco cresce con l’età: interessa appena l'1,7% della popolazione generale, ma sale al 10% dopo i 65 anni e raggiunge il 20% negli over 80.
Lo scompenso non solo riduce la qualità di vita del paziente, ma assorbe enormi risorse del Servizio Sanitario Nazionale. E anche in questo caso sono i dati a confermarlo: l'85% dei costi correlati è legato alle riospedalizzazioni, con una spesa media stimata in 11.800 euro l'anno per paziente.
Come si previene lo scompenso cardiaco?
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Secondo gli esperti dell'Associazione nazionale dei medici cardiologi ospedalieri (ANMCO), la vera cura inizia prima dei sintomi, a cominciare da un controllo rigoroso della pressione arteriosa man mano che si avanza con l'età. La strategia più efficace include la riduzione del colesterolo LDL e della lipoproteina(a), la gestione del diabete e del peso corporeo, fare regolarmente attività fisica e adottare una dieta di tipo mediterraneo. Per ridurre il più possibile il rischio di scompenso cardiaco bisogna anche dire addio al fumo e sottoporsi a controlli cardiologici periodici, soprattutto chi ha avuto un infarto o chi soffre di ipertensione cronica o diabete.
Oggi è possibile anche avere una diagnosi precoce attraverso un semplice esame del sangue, che misura NT-proBNP, un biomarcatore fondamentale per individuare alterazioni della funzione cardiaca prima che compaiano i sintomi evidenti. Dopo la diagnosi, lo sottolineano dall'ANMCO, la cardiologia moderna ha rivoluzionato l’approccio terapeutico.
"L'insufficienza cardiaca è davvero una sfida per la sanità, è fondamentale una diagnosi precoce perché oggi abbiamo a disposizione dei farmaci raccomandati, i cosiddetti quattro pilastri terapeutici", ha sottolineato Fabrizio Oliva, past president Anmco e direttore della Cardiologia 1 dell'ospedale Niguarda di Milano: "I dati dello studio Bring Up 3 Scompenso ci hanno dimostrato la capacità da parte del cardiologo italiano di utilizzare questi quattro trattamenti in percentuale elevata, con numeri superiori a tutti i registri recentemente pubblicati in ambito internazionale".