Un figlio di Napoli. Un ragazzo che
poteva scegliere la pallanuoto perché da mancino sarebbe stato
un avversario scomodo per tutti e il presidente del Posillipo ha
fatto il possibile per convincerlo. Luca Curatoli, invece,
all'età di sette anni prende un'altra strada. "Papà, voglio fare
scherma". E così è stato, per buona pace del circolo dove
comunque cresce, anche se non in vasca. Lo fa in pedana con il
fratello, anche lui schermitore e bronzo olimpico ad Atlanta
'96, che è tutt'oggi il suo allenatore. Insomma, un affare di
famiglia perché il padre è stato un dirigente e i weekend, fin
da quando Luca aveva tre anni, lo portava con sé alle gare. Oggi
che di primavere ne ha 31 si può dire senza timore di smentita
che è stata la scelta giusta. Bronzo olimpico a squadre a Tokyo
2021, otto medaglie iridate in bacheca, di cui due ori, anche
questi a squadre, diventando l'unico sciabolatore italiano della
storia a vincere due mondiali. "Ora per completare un palmares
di tutto rispetto mi manca solo la medaglia individuale ai
Giochi", dice al telefono con l'ANSA. "Nella sciabola non sono
in tanti ad avere una bacheca come la mia - aggiunge -. La
medaglia olimpica mi farebbe dire 'ho fatto il mio, posso
smettere sereno'. Oggi invece mi manca qualcosa, l'aver fatto le
Olimpiadi secondo le mie possibilità. So che posso valere una
medaglia olimpica". A Los Angeles, però, mancano ancora tre
anni, per questo nel frattempo si gode i successi iridati perché
a distanza di 10 anni si conferma oro a squadre. E se Curatoli
nel 2015 parla del "mondiale della spensieratezza", perché aveva
21 anni e si approcciava ai grandi con l'inconsapevolezza che
solo i ragazzi hanno, nel 2025 a Tiblisi si presenta da veterano
di una squadra giovanissima. "È stato un oro sudato e
sacrificato - ci racconta -. Con i miei compagni ci abbiamo
messo tanto a ritrovare quella forma che non avevamo dal 2021.
Con Berrè e Montano che hanno smesso io mi sono ritrovato a
essere il più grande ed esperto. Se posso prendermi qualche
merito è stato quello di fargli capire che anche quando eravamo
in difficoltà non dovevamo mai mollare. Davo sempre tutto, in
ogni circostanza, perché si cresce anche nei match di spareggio
dove uno tira sconsolato perché sa che la medaglia non
arriverà". È arrivata, eccome, in Georgia e adesso l'8 e 9
dicembre si presenterà in Coppa del Mondo da capitano della
squadra campione mondiale. "Un onore, ma non c'è tempo per
guardarsi indietro". Vero, nonostante la stagione appena chiusa
sia stata "quasi perfetta". Oltre all'oro di squadra è arrivato
anche il bronzo individuale e la posizione numero 4 nel ranking.
"Ma con un podio europeo e un paio in più in coppa del mondo
sarebbe stata perfetta", ci tiene a precisare chi nel mirino ha
già Los Angeles. Luca è anche conscio di cosa gli sia mancato a
Tokyo e Parigi per arrivare alla tanto sognata medaglia
individuale. "In Giappone penso di aver pagato il rinvio di un
anno e l'aver sofferto il palcoscenico - l'analisi dello
sciabolatore azzurro -. Mentre a Parigi ho dovuto affrontare
Samele e queste gare interne sono sempre imprevedibili". Ma il
2021, più del 2024, aveva lasciato i segni della delusione
olimpica. "Ci ho messo un paio d'anni a tornare ai miei livelli,
però quando sono uscito dai 16 ho capito di esser al limite e da
lì ho cominciato a risalire. Se questo e Parigi mi serviranno
per fare bene a Los Angeles, allora lo accetto". In America poi
ci arriverà da laureato LUISS che ringrazia per il percorso che
l'ateneo cuce su misura degli atleti. Ancora pochi esami,
infatti, e sarà un avvocato, ma al dopo scherma ancora non ci
pensa. Anche se un sogno ce l'ha. "Vorrei ridare allo sport
qualcosa. Mi piacerebbe lavorare al Coni - ci confida Curatoli
-. Andare a vedere dove fare le Olimpiadi, cercare i posti per
Casa Italia, insomma tutto quello che si fa prima dei Giochi".
Oggi è un sogno, sia chiaro, come quando era piccolo e sognava
le Olimpiadi. Ai Giochi, però, poi c'è andato veramente. E
allora perché non continuare a sognare a occhi aperti all'ombra
di quel Vesuvio che lo ha cresciuto e di una città che ama
profondamente. Perché sarà anche più maturo, meno esuberante di
quando era giovane, ma gli occhi di uno 'scugnizzo' sognatore
restano gli stessi di quando a 7 anni disse al papà di voler
fare scherma. E aveva ragione lui.
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14 ore fa
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