Sono le ore decisive per il sindaco di Milano Giuseppe Sala che decide sul suo futuro dopo l'indagine a suo carico nelle inchieste sull'urbanistica. Dopo la giornata di riflessione di ieri tra le mura di casa il primo cittadino è tornato ad incontrare nel tardo pomeriggio il Pd a Palazzo Marino, sede del Comune. Domani sarà per lui e anche per Milano il momento della verità quando nell'aula del Consiglio comunale spiegherà se e come proseguire sulla poltrona di primo cittadino.
È ormai tracciata invece la strada per l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi la cui lettera di dimissioni è già pronta. Per lui la Procura ha chiesto gli arresti domiciliari, mercoledì è in programma l'interrogatorio di garanzia che sta preparando con il suo avvocato e in cui ha intenzione di chiarire la sua posizione. Domani ci sarà anche l'assessore in aula ma non è ancora chiaro se prenderà la parola. Ad aprire la seduta del Consiglio, che si annuncia già tesa e con le possibili proteste del centrodestra, saranno le comunicazioni del sindaco Sala che in questi giorni e ore di confronti chiede al suo partito di maggioranza relativa delle garanzie per proseguire il mandato fino a naturale scadenza nel 2027.
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Così come il Pd chiede a lui una svolta, sull'urbanistica prima di tutto, ma anche sul tema casa, sul verde, sul fatto di avere una città più a misura di classe media. Quello che è certo è che per i Dem la svolta deve iniziare dal passo indietro di Tancredi, che ha gestito tutte le partite più importanti dell'urbanistica degli ultimi anni e dopo le accuse che gli vengono rivolte non può continuare ad occupare quella poltrona. Poi si capirà se al suo posto arriverà una figura terza, non politica ma di garanzia per traghettare il Comune nell'ultima parte del mandato ad avere un nuovo Pgt, Piano di governo del territorio, e a concretizzare il Piano straordinario per la casa che prevede di realizzare su terreni del Comune 10mila appartamenti per la classe media.
Poi c'è l'operazione San Siro che ormai è a un passo dal concludersi, con il Comune che sta per vendere stadio e aree a Inter e Milan. Una trattativa estenuante che va avanti dal 2019 e che rischia di saltare a causa delle inchieste. Sala chiede garanzie al Pd per proseguire il mandato, prima di tutto che troverà l'appoggio del partito in aula per approvare la delibera sulla vendita dello stadio. Secondo la road map che lo stesso Sala aveva fissato prima dell'ennesimo terremoto provocato dalle inchieste, la delibera sulla vendita sarebbe dovuta arrivare in giunta la prossima settimana per poi convocare subito le commissioni e poi approdare in aula. L'obiettivo è quello di concludere l'operazione entro il 31 luglio, ma il Pd vorrebbe prendere tempo anche perché su San Siro c'è il faro della Procura. Quella per la vendita del Meazza è una corsa contro il tempo perché il 10 novembre scatterà il vincolo di tutela per i 70 anni del secondo anello e da quel momento lo stadio non si potrà abbattere, cosa che vorrebbero fare Inter e Milano nel loro progetto per realizzare un nuovo impianto. Sala vuole garanzie dal Pd che ci sarà unità e sostegno nel voto, anche se il partito da sempre è diviso sull'operazione.
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Nella maggioranza sono almeno cinque i consiglieri contrari alla vendita e potrebbero essere di più dopo le ultime svolte giudiziarie. Una cosa è certa, Sala non vuole tirare a campare e l'ha detto chiaro e tondo al Pd, anche perché il primo cittadino rigetta le accuse che gli vengono rivolte dai magistrati. Inoltre ha sempre difeso, da quando sono iniziate le inchieste, l'operato del Comune tanto da ribadire quando sono stati chiesti gli arresti domiciliari per Tancredi che non si riconosce nelle ricostruzioni della Procura.
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