"Si avvicina un momento decisivo per la riforma della giustizia, anzi "decisivo per l'intera legislatura", come sottolinea il capigruppo di FI al Senato Maurizio Gasparri.
L'aula di Palazzo Madama martedì alle 16,30 approverà il ddl Meloni-Nordio sulla separazione delle carriere in seconda lettura, confermando il testo licenziato dalla Camera. Un passaggio che implica la non ulteriore modificabilità di questa riforma nelle letture confermative di Camera e Senato previste in autunno, che porteranno a un decisivo referendum nella primavera del 2026.
Un passaggio che avviene all'insegna di nuove tensioni con le opposizioni e tra centrodestra e la magistratura. Gasparri, oltre a sottolineare che il voto di martedì è "un momento decisivo della legislatura", rivendica il merito della riforma, storica bandiera di FI. Il fatto che la si porti a casa ora, dopo la morte di Silvio Berlusconi, dimostra che non era "una battaglia di una persona", ma è "per il popolo italiano".
Antonio Tajani, alza il ramoscello d'ulivo: "nessuno vuole lo scontro - ha detto al Corriere della Sera - La riforma della giustizia del centrodestra è semplicemente uno dei pilastri della storia di Forza Italia. In breve: giustizia al servizio dei cittadini". Ma la riforma non piace alla magistratura associata, come ha ribadito l'Anm, oggi guidata da Cesare Parodi, una toga della corrente moderata più in sintonia col centrodestra. Tanto è vero che il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto (Fi) parla di "indubbio nervosismo" dei magistrati.
Eppure sbagliano, aggiunge, perché la riforma "non è del governo ma è del Parlamento". Ma proprio questa affermazione è contestata da molti magistrati e dalle opposizioni tutte con questa motivazione: è la prima volta nella storia della Repubblica che una riforma costituzionale uscita dal Consiglio dei ministri è stata approvata dal Parlamento senza alcuna modifica. Non sono stati corretti neppure alcuni errori di drafting segnalati dagli uffici studi di Camera e Senato, e nemmeno l'elemento più problematico: la non appellabilità in Cassazione delle decisioni della nuova Alta Corte che avrà la competenza disciplinare sulle toghe.
Un elemento che contrasta con il principio generale dell'appellabilità in Cassazione scolpito nell'articolo 111 della Costituzione, attaccano le opposizioni. Il che, secondo Alfredo Bazoli (Pd), porterà alla declaratoria di incostituzionalità della riforma Meloni-Nordio da parte della Corte costituzionale. Anche il segretario dell'Anm, Rocco Maruotti, ha segnalato a Repubblica i propri "dubbi sul percorso parlamentare" del disegno di legge. Per il leader dei Verdi Angelo Bonelli la riforma è "un tassello della strategia autoritaria del governo" mentre per la segretaria del Pd Elly Schlein "l'attacco alla magistratura", particolarmente forte in questi giorni per la vicenda Open Arms, "è una costante di questo governo che ha bisogno di un nemico al giorno per nascondere i suoi fallimenti, l'incapacità di affrontare i problemi concreti". Accuse che Galeazzo Bignami, capogruppo di Fdi alla Camera liquida come "farneticanti", mentre Maurizio Lupi, invita come Tajani ad abbassare i toni: "Nessuno vuole lo scontro con la magistratura perché la delegittimazione fa male a tutti e danneggia le istituzioni".
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