Ricostruite in dettaglio le dinamiche
che coinvolgono la caldera dei Campi Flegrei nell'arco degli
ultimi 10 anni: a farlo è stato il lavoro realizzato dal gruppo
di ricerca internazionale composto da ricercatori dell'Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, dell'Università di Pisa e
del Centro Helmholtz per le Geoscienze di Potsdam in Germania e
pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment.
I risultati arrivano dall'analisi dei diversi terremoti
vulcano-tettonici avvenuti negli ultimi 10 anni nell'area
combinati con l'analisi della sorgente sismica e della
somiglianza delle forme d'onda sismiche. A partire dal 2005 la
zona dei Campi Flegrei è stata interessata da terremoti di
magnitudo crescente e un'attività di sollevamento del suolo che
al 30 giugno 2025 ha raggiunto nel complesso i 140 centimetri.
Le nuove analisi hanno ora permesso per la prima volta di
identificare segnali di lunghissimo periodo, detti Vlp, che si
verificano in risposta ai terremoti vulcano-tettonici al di
sotto dell'area di emissione di CO2 della Solfatara.
"I segnali Vlp che abbiamo recentemente individuato per la
prima volta ai Campi Flegrei sono interpretabili come la
risonanza di una o più fratture riempite da fluidi, che
collegano la sorgente di deformazione in profondità con le
fumarole in superficie", ha spiegato Giacomo Rapagnani,
dell'Università di Pisa e Ingv. "I dati suggeriscono che la
geometria e le condizioni della sorgente risonante sono rimaste
piuttosto stabili nel tempo e non vi sono chiare indicazioni di
cambiamenti sostanziali nelle proprietà fisiche dei fluidi che
sostengono la risonanza", ha aggiunto Simone Cesca, del Centro
Helmholtz. Dati importanti per tracciare l'evoluzione future e
capire meglio i processi che governano l'intero sistema.
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