Rebus regionali, i dossier passano sul tavolo dei leader

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Per sciogliere i nodi delle regionali, in entrambi gli schieramenti, è arrivata l'ora dei leader: il centrodestra deve riempire ancora tre caselle (quella cruciale del Veneto e, a ruota, Puglia e Campania), nel centrosinistra l'ultimo vero grattacapo è la candidatura di Antonio Decaro.

Nessun tavolo è stato convocato formalmente ma Giorgia Meloni, Antonio Tajani e Matteo Salvini potrebbero iniziare a parlarne giovedì, prima o dopo il consiglio dei ministri, mentre Elly Schlein, Giuseppe Conte, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni hanno un appuntamento già fissato: mercoledì sera sul palco del Monk per la festa di Avs. Ma c'è chi ipotizza una riunione, più o meno formale, anche prima.

Elly Schlein ha aperto la campagna elettorale di Eugenio Giani all'Isola d'Elba, convinta che "sarà di nuovo il presidente della Regione Toscana perché vinceremo insieme grazie al lavoro di questi anni e grazie all'allargamento della coalizione, che è importante". Ma per la segretaria dem il rebus da dirimere attiene al doppio veto imposto da Decaro alle candidature in consiglio regionale dei suoi ex, Michele Emiliano e Nichi Vendola.

Ma se il primo "no" potrebbe essere gestito in casa dal Pd; il secondo ha aperto un tema politico con Avs che non ha alcuna intenzione di sopportare diktat sulle proprie liste. La battaglia di posizionamento va avanti da giorni nutrendosi del silenzio dei protagonisti. Il Pd sembra aspettare che sia Decaro a risolvere personalmente la questione con Vendola, togliendo il veto almeno su di lui; l'europarlamentare, invece, potrebbe essere in attesa che sia prima il partito a muoversi con Emiliano; quest'ultimo, a sua volta, è sparito dai radar. "Sembrava tutto in discesa e invece è diventato tutto complesso e complicato - sintetizza efficacemente il sindaco di Bari, Vito Leccese -. Non ho dubbi che Antonio sia l'unico, oggi, nelle condizioni di poter governare una Regione importante".

Il rischio se non si raggiungesse un accordo è che Decaro si sfili dalla competizione o addirittura - suggerisce qualcuno - decida di candidarsi da indipendente: un colpo durissimo per la coalizione che a quel punto dovrebbe ripiegare su un altro nome (sono già circolati quello dello stesso Vendola e del capogruppo dem al Senato, Francesco Boccia).

A destra osservano estasiati il balletto delle candidature avversarie, confidando che un passo falso possa rendere la Regione realmente contendibile. FdI-Lega e FI per ora non hanno ancora deciso un nome (c'è l'ipotesi dominante dell'azzurro Mauro D'Attis, anche se sabato si è fatto avanti Marcello Gemmato, Fdi ) e probabilmente non lo faranno fino a quando il quadro del centrosinistra non sarà definito.

Ancor più delicata la partita del Veneto, dove i meloniani potrebbero fare un atto di "generosità" nei confronti della Lega a fronte di compensazioni future. In questo caso si fa il nome di Alberto Stefani ma è circolato anche quello di Lorenzo Fontana. In Campania, invece, sembrerebbe arretrare l'opzione Giosy Romano: in lizza il meloniano Edmondo Cirielli e Mara Carfagna, proposta dai Moderati di Maurizio Lupi.

In Calabria la polemica è già quella da campagna elettorale. FdI critica aspramente la possibile candidatura della professoressa e filosofa Donatella Di Cesare a sostegno di Pasquale Tridico, tirando in ballo in particolare un tweet fatto dalla prof dopo la scomparsa della ex Br Barbara Balzerani. "E' inaccettabile dare spazio a chi, ancora oggi, esprime ammirazione verso i terroristi delle Br.", attacca tra gli altri il senatore di Fratelli d'Italia Fausto Orsomarso. A difenderla è lo stesso Tridico che si dice "stupito e sconcertato dagli attacchi di Fratelli d'Italia" contro una "filosofa, pacifista e femminista, presa di mira utilizzando un vecchio tweet stravolto per attribuirle tesi mai sostenute e parole mai pronunciate". Botta e risposta tra lui e il presidente ricandidato Roberto Occhiuto anche sul reddito di dignità. 

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