Qual è il momento migliore per studiare, fare sport e... dormire in primavera?

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La luce del sole regola il nostro orologio interno. E contrastare questo meccanismo potrebbe creare problemi all'organismo

Eugenio Spagnuolo

24 maggio - 17:24 - MILANO

Restare sui libri fino a notte, cenare quando il sole è tramontato da un pezzo oppure svegliarsi prima dell'alba per dilatare le ore di lavoro. Attività comuni, spesso dettate da scadenze o da una certa idea di come si gestisce il tempo. Ma quanto queste abitudini tengono conto del nostro orologio interno, quello biologico? E in che modo l'arrivo della primavera, con l'aumento della luce solare, può incidere su questo delicato equilibrio? 

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L'importanza della luce

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La luce naturale non è un elemento secondario per la salute. "È il principale sincronizzatore dei nostri ritmi circadiani", spiega María José Martínez Madrid, biologa, PhD in Fisiologia e CEO di Kronohealth, sentita da Europa Press Salud. Questi ritmi sono i meccanismi interni che regolano funzioni chiave come il ciclo sonno-veglia, le variazioni della temperatura corporea e la complessa emissione di ormoni. "In primavera, una maggiore esposizione alla luce del sole può favorire un umore migliore e dare più vitalità". Il legame tra luce e benessere, tuttavia, è più sfumato di quanto crediamo. L'esperta fa notare come la risposta del corpo alla luce possa cambiare con le stagioni. "Uno studio ha mostrato che esporsi a luce intensa al mattino aumenta la vitalità e riduce la sonnolenza in inverno, effetto che non si è visto in primavera". Un elemento che "indica un adattamento stagionale del nostro sistema circadiano".

Ogni cosa a suo tempo 

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Dal punto di vista della cronobiologia, la scienza che studia questi fenomeni, l'ora solare standard (UTC+1 per l'Italia) sembrerebbe la più indicata per la salute, perché si adatta meglio all'ora solare reale, aiutando l'orologio biologico ad allinearsi con i cicli naturali di luce e buio. "L'ora legale" afferma la ricercatrice "crea invece una sfasatura tra l'orologio interno e l'ambiente, con effetti negativi sulla salute".

Ma quanto conta la regolarità degli orari nella vita di ogni giorno? Per Martinez Madrid, è un aspetto "decisivo" per la sincronia dei ritmi circadiani. "Abitudini sregolate nel sonno, nell'alimentazione e nell'attività fisica possono sballare l'orologio biologico, aumentando il rischio di obesità, problemi metabolici e malattie cardiovascolari". A sostegno, ricorda che "diversi studi collegano la variabilità nella durata e negli orari del sonno a un maggior rischio di obesità e alterazioni del metabolismo". 

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La studiosa nell'intervista ammette che "non esiste un programma ideale uguale per tutti." Variabili come il cronotipo (la tendenza a essere più attivi al mattino o alla sera), gli impegni sociali e lavorativi, e il luogo in cui si vive, influenzano l'organizzazione della giornata. Tuttavia, la cronobiologia suggerisce che cercare di far coincidere il più possibile le nostre attività con l'ora solare e mantenere schemi regolari può avere dei vantaggi. 

Trovare i ritmi giusti

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In quest'ottica, gli esperti offrono alcune indicazioni: per la sveglia, l'ideale sarebbe con le prime luci, quando la luce naturale inizia ad aumentare, perché l'esposizione luminosa del mattino aiuta a regolare l'orologio biologico. I compiti che richiedono più concentrazione, come lo studio, di solito rendono di più al mattino. Per l'esercizio fisico, il pomeriggio, tra le 16:00 e le 19:00, può essere una fascia oraria adatta, quando temperatura corporea e funzione muscolare sono al massimo. I pasti, è bene che avvengano a orari costanti, evitando cene troppo tarde che possono interferire con sonno e metabolismo. Per dormire, infine, andare a letto tra le 22:00 e le 23:00 aiuta a usare al meglio la produzione di melatonina. È utile anche ridurre l'esposizione serale agli schermi: la luce blu blocca la melatonina; si consigliano filtri, la modalità notturna o, ancora meglio, niente schermi un'ora prima di coricarsi. Va da sé che si tratta di "linee guida generali", da calibrare sulle singole necessità. 

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Quel che però è certo è che vivere "fuori fase", con l'orologio interno non allineato ai cicli naturali e sociali, comporta diversi rischi per la salute, sia subito che nel tempo. La cronodisruption altera sonno, metabolismo, sistema immunitario e ormoni. Nell'immediato, possono aversi stanchezza, sonnolenza di giorno, sbalzi d'umore. Mentre sul lungo periodo, diversi studi legano questa mancanza di sincronia a un rischio più alto di malattie cardiovascolari, obesità, diabete di tipo 2, depressione, ansia e alcuni tumori.

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