Il decreto legge sul sostegno all'Ucraina è atteso lunedì in Consiglio dei ministri, ma il braccio di ferro non è ancora chiuso. Lo si evince dal fatto che fonti della Lega ribadiscono di "auspicare la pace" e un provvedimento "diverso da quelli del passato per forma e contenuti", in cui si parli "prioritariamente di sostegno civile, sanitario ed energetico e non solo di rafforzamento offensivo" e assicurano che "la mediazione sta rispondendo pienamente a questi requisiti".
Una puntualizzazione arrivata nelle stesse ore in cui dai piani alti del governo spiegano che nella proroga di un anno l'autorizzazione alla cessione di "mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari" l'unica novità dovrebbe essere la scelta di includere anche aiuti "civili, sanitari ed energetici". Senza avverbi rafforzativi. "Il provvedimento è chiuso da settimane. Non c'è mai stato disaccordo", tagliava corto il ministro della Difesa Guido Crosetto all'antivigilia di Natale.
E all'interno dell'esecutivo anche altri esponenti sostengono che l'accordo sia già al sicuro e che, tutt'al più, sia in corso il solito gioco politico delle parti, con una sintesi che potrebbe uscire da un confronto a livello di leader tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Dopo le tensioni dei giorni scorsi che hanno rallentato l'approvazione della manovra al Senato, la premier ha messo in chiaro con gli alleati che non dovranno esserci problemi per il varo del decreto (già slittato a inizio dicembre) con cui si confermerà il sostegno all'Ucraina, atteso proprio all'indomani dell'incontro tra Volodymyr Zelensky e Donald Trump in Florida.
La Lega, però, sottolineano esponenti di primo piano del partito, è entrata "in una fase intransigente", e non è casuale il riferimento al "metodo pensioni" (quello usato in Senato per fare muro alla stretta sulle pensioni, che tanto ha irritato Meloni) per difendere le linee rosse leghiste.
In questa partita, come in quella della manovra, la Lega ha affidato il dossier al senatore Claudio Borghi, che anche nel giorno di Natale ha ribadito i paletti in uno scambio di tweet con alcuni suoi follower: non potrà essere "un decreto 'armi e basta' come gli altri tre" varati dal governo Meloni, e ha aggiunto che ci sono "diversi compromessi possibili, come ad esempio vincolare il tutto alla prevalenza di equipaggiamento a difesa della popolazione civile. Dubito che se mandiamo un ospedale da campo ci sia qualcosa da ridire". La trattativa è avvenuta in triangolazione con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e la Difesa.
La proposta leghista di accorciare a tre mesi la durata della proroga è stata respinta da subito: la durata di un anno non cambierà. E nei giorni scorsi era stata ipotizzata la possibilità di inserire nel preambolo del provvedimento riferimenti alle "trattative diplomatiche" in corso per la pace e al rispetto della "sovranità" dell'Ucraina. Ma, assicurano fonti dell'esecutivo, l'unico ritocco al testo riguarderà è l'aggiunta di aiuti "civili, sanitari ed energetici".
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