Sa giocare in casa quando gioca "in casa", sa trasformare in gol gli assist della gestione precedente, alcune sue fissazioni coincidono con vecchi obiettivi bianconeri: questa estate è tutto nelle sue mani
Quella che sta nascendo è in tutto e per tutto la Juventus di Damien Comolli. Il direttore generale è da poco più di un mese alla guida delle operazioni di mercato della Signora ma sta già lasciando la sua impronta. I segnali sono in ogni dinamica, in ogni suo movimento, negli affari conclusi e in quelli in divenire. Certo, questo suo essere one-man show è dettato anche dal fatto che al momento la Juventus non ha un direttore sportivo ma anche questa si aggiunge alle pratiche ancora sul tavolo e da evadere, ma senza fretta, anche post sessione estiva. Tanto per ribadire che, in sostanza, questo è e sarà un mercato targato Comolli.
i tre segnali
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Empatico, in grado di arrivare dritto al punto, consapevole delle sfide e voglioso di mettersi in gioco in un panorama, quello italiano, nel quale non aveva mai lavorato prima. Fin dal giorno della (lunga) conferenza stampa di presentazione, il dg ha trasmesso tutto questo e la risposta dell’ambiente ai primissimi movimenti non poteva che essere positiva. Comolli lavora su più tavoli e criticità ma inevitabilmente procede per priorità. Ecco dunque che il suo primo ‘colpo’ è stato il riscatto di Kalulu dal Milan e poi la permanenza di Kolo Muani e Conceicao per il Mondiale per club. Poi ecco la prima entrata. Con la conclusione dell’affaire-David, Comolli ha dimostrato di avere un tempismo perfetto perché alla prima importante apertura del giocatore si è subito mosso e la stretta di mano definitiva è stata questione di pochissimi giorni.
Dire che questo della Juventus è il suo mercato significa sottolineare la sua capacità di ‘giocare in casa’ quando si tratta di obiettivi francesi, intesi come giocatori che arrivano dalla Ligue1, campionato che ha vissuto da vicino nelle ultime cinque stagioni da presidente del Tolosa. Oltre le Alpi, Comolli aveva già potuto apprezzare (da avversario, si intende) le qualità di David al Lilla. E non passi in secondo piano il fatto che questo obiettivo del club ha subito riscontrato anche il gradimento del dirigente. Il canadese flirtava da mesi con la Signora e Comolli non ci ha pensato due volte a trasformare in gol gli assist della gestione precedente. Guardando ad altri profili, alcuni vecchi obiettivi di Madama addirittura coincidono con degli antichi pallini del dirigente; uno su tutti? Hancko, che Comolli avrebbe voluto già qualche anno fa al Fenerbahce. Chissà che da dg juventino non possa essere la volta buona per prendere lo slovacco che non è certo un nome nuovo tra i muri della Continassa.
tempismo, diplomazia, juventinità
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A Comolli non manca il fiuto per gli affari né l’occhio. Una capacità innata ma sviluppata fin dall’inizio della sua carriera, soprattutto all’Arsenal di Wenger. Arsène è un maestro per il dg juventino (che ha dato il suo nome al figlio) e di strada da allora – l’esperienza da osservatore dei Gunners è durata dal ’96 al 2004 – ne ha fatta. Operazioni, tante sessioni di mercato sulle spalle e contatti. Gli stessi che possono e potranno tornargli utili per dialogare con società che conosce, come il Tottenham (dove ha lavorato per tre anni tra il 2005 e il 2008) magari per Bissouma, uno degli ultimi nomi per il centrocampo. Insomma, Comolli è al suo primo mercato juventino, una sessione che resterà anche come il suo primo biglietto da visita in bianconero in un’estate in cui la Juve deve ridurre gli errori al minimo. Fin qui, tralasciando il feeling con gli algoritmi, il metodo Comolli ha dimostrato un ottimo tempismo nel chiudere il colpo David, ora servirà tanta diplomazia per il caso Vlahovic ed eventualmente per aprire un dialogo con De Laurentiis per Osimhen, e una elevata dose di juventinità da mettere in campo nel momento in cui dovrà maneggiare il rinnovo da big di un gioiello come Yildiz. L’estate del mercato comolliano entra ora nella sua fase più calda.