
Il divario tra le prime tre della griglia e le altre che inseguono non è un solco così netto e incolmabile: merito della 'classe media' che cresce e cerca ogni anno un posto al sole nel calcio internazionale
Alessandro Vocalelli
22 agosto - 18:41 - MILANO
Una volta lo definivano, lo definivamo, il campionato più bello del mondo. Erano i tempi in cui tutti i grandi campioni venivano in Italia e anche in provincia c’erano fior di giocatori stranieri. Poi è diventato il campionato più difficile del mondo, e anche qui con un fondo di verità assoluta: perché la tattica, da noi, è sempre stata un’arma determinante, per giocare bene e cercare forse soprattutto di far giocare male gli altri. Oggi, e anche questo è comunque un valore, ci apprestiamo a seguire il campionato probabilmente più equilibrato del mondo, perché la differenza tra le migliori e la famosa classe media è sensibilmente diminuita: merito di chi spinge da dietro, più ancora che demerito di chi sta davanti. Al punto che, possiamo dirlo, più di mezza serie A è potenzialmente in grado di ambire ad un posto europeo, con una bagarre possibile, anzi probabile, per arpionare uno dei quattro posti che portano in Champions.