Parisse: "Kirwan a 19 anni mi schierò contro gli All Blacks. Mio padre disse 'John è pazzo'"

1 giorno fa 3

Il grande ex capitano azzurro, unico rugbista italiano nella Hall of Fame: "Al Sei Nazioni con l'Italia giocavamo per vincerlo. Sogno di allenare un giorno la Nazionale"

Dal nostro inviato Simone Battaggia

12 ottobre - 21:20 - TRENTO

Un monumento del rugby italiano e mondiale al Festival dello Sport. Sergio Parisse si è raccontato in una sala Geremia gremita. Tanti ragazzi per sentire il capitano simbolo della Nazionale italiana, 142 presenze in azzurro tra il 2002 e il 2019, unico rugbista italiano a essere stato inserito nella Hall of Fame di World Rugby. Parisse ha iniziato il proprio racconto dal 2002, quando esordì in Nazionale nel tour in Nuova Zelanda. Non aveva ancora compiuto 19 anni. "John Kirwan mi convocò e mi mise titolare contro gli All Blacks. Chiamai subito a casa, in Argentina, per dare la notizia, e mio padre disse "John è pazzo". Diede fiducia a ragazzi come me, Castrogiovanni, Bortolami. Non eravamo pronti per quel livello, imparavamo più da due partite in Nazionale che in una stagione di campionato. Ma da quell'esperienza ci costruimmo un futuro, anche per andare a giocare all'estero". 

anni indimenticabili

—  

Parisse ha raccontato tanti aneddoti di quegli anni. Come quello legato a Italia-Nuova Zelanda del 2009 a San Siro: "Il pullman che ci portava allo stadio si ruppe. Dovemmo arrivare in taxi, io e Castro ci trovammo accatastati in una macchina. Arrivammo allo stadio mezz'ora prima della partita. Eravamo già tesi di nostro, figuratevi con questo imprevisto". Poi una carrellata degli anni in Nazionale, ma anche dell'esperienza allo Stade Français: "Avevo richieste anche dal Castres e dal Perpignan, mi avrebbero anche dato più soldi, ma parlando con papà capii: meglio cercare di essere migliore tra i migliori. Così andai a Parigi". La ricerca della migliore versione di sé stesso è sempre stato un punto fermo per l'ex numero 8 azzurro: "L'ingresso nella Hall of Fame mondiale mi ha dato soddisfazione proprio per questo, perché ha sancito il mio modo di essere un giocatore, magari una terza linea diversa da tutte le altre, che si concedeva anche un passaggio sottomano, o un drop, ma che ha sempre cercato di essere la migliore versione di sé stesso".

esperienza da allenatore

—  

Una ricerca della perfezione che oggi Parisse sta cercando di raggiungere e di trasmettere da allenatore. Oggi è vice sulla panchina del Tolone, in Francia: "Non è facile. I ragazzini di oggi hanno facile accesso a troppe cose. È giusto che abbiano subito la maglietta o la tuta o la borsa del club, ma a volte sarebbe bene che le cose dovessero essere conquistate". Un futuro in azzurro? "Non mi piace dire cose non vere. Quindi sì, l'idea di allenare un giorno la Nazionale italiana rappresenta un sogno per me". Infine, uno sguardo all'Italia di oggi. "Io e tutti i miei compagni abbiamo sempre giocato per vincere il Sei Nazioni. È sempre stato difficile e resta difficile, certo, ma se continuiamo a ripeterci che è dura, allora l'obiettivo resterà sempre lontano. Ora abbiamo una Nazionale competitiva che si gioca tutte le partite".

Leggi l’intero articolo