(di Alessandra Magliaro)
"Ho visto Novecento almeno sei
volte, La Dolce Vita di Fellini a 14 anni al cinema con mia
madre è stato il mio battesimo, Il caso Mattei di Francesco Rosi
mi ha aperto gli occhi su quello che volevo fare: io sono stato
segnato dal cinema italiano" dice Oliver Stone tributando al
nostro cinema un omaggio dal Marateale di cui è stato ospite
premiato della 17/a edizione. Accolto con standing ovation al
teatro sul mare del Santavenere, dopo un incontro con gli
studenti di cinema, il premio Oscar che compirà 80 anni il
prossimo anno si è raccontato, ripercorrendo alcuni episodi
della sua incredibile carriera. Per Stone è un momento di
ricordi e bilanci: in mano ha Cercando la luce, l'autobiografia
uscita anche in Italia per La Nave di Teseo, che è allo stesso
tempo anche il racconto di una generazione.
"Dentro ci sono i miei primi 40 anni, a partire dal divorzio dei
miei genitori negli anni '60, una cosa inusuale all'epoca, la
mia scelta di andare in Vietnam a 19 anni come insegnante in una
scuola cattolica, il ritorno in America per frequentare
l'Università di Yale, l'arruolamento da soldato in Vietnam
durante la guerra, ferito e decorato con la medaglia d'onore.
Quando sono tornato dopo aver fatto un anno di recupero post
guerra, sono entrato alla NY Univesity Film School avendo Martin
Scorsese come insegnante, a lui devo tantissimo. Mi disse: 'il
tuo primo film fallo il più personale possibile' e quando vide
quel primo corto che raccontava di un veterano del Vietnam, Last
Year in Viet Nam, era il 1971 mi disse 'è nato un regista'.
Grande soddisfazione ma mi montai la testa, erano gli anni della
Nouvelle Vague e io volevo fare Jean Luc Godard e meravigliosi
film in bianco e nero", ha proseguito Oliver Stone, madre
francese padre americano. "Ma infilai una serie di fallimenti,
scrivevo sceneggiature per altri e non riuscivo a fare il primo
film, ero frustrato. Per un trattamento sul rapimento
dell'ereditiera Patricia Hearst mi trovai ad investigare sul
coinvolgimento, le interferenze del governo in questa vicenda.
Il taglio di questa storia mi ha aperto ad uno stile
cinematografico e investigativo. La ricerca della verità è
intrattenimento e interessa al pubblico, ma l'inizio è stato
difficile: alla fine con pochissimo budget feci Salvador e non
fu un successo, faticai moltissimo per arrivare al film che fu
per me la svolta di una carriera ossia Platoon", ha proseguito.
Un nuovo progetto in preparazione? "Sto lavorando ma niente da
annunciare altrimenti mi rubano l'idea. Di sicuro posso dire che
sto lavorando alla seconda parte della mia autobiografia che
racconterà i miei secondi 40 anni, aneddoti ma anche
insegnamenti ricevuti dai fallimenti e il racconto di una
ossessione, per fare questo mestiere bisogna averne".
La politica, che con Oliver Stone arriva sempre ad un certo
punto, resta sullo sfondo, "sono anti militarista da sempre"
ricorda e sulla vicenda Trump-Obama sul Russiagate sottolinea
che "Le relazioni complicate tra Usa e Russia risalgono al 2000
e dunque precedenti a Trump". Il rapporto con il suo paese per
il quale è stato non ufficialmente una persona non grata (che
poi è anche il titolo di un suo documentario del 2003 sul
conflitto israelo-palestinese con interviste Yasser Arafat, Ehud
Barak e Benjamin Netanyah) "sono in una fase di miglioramento".
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