Chiunque vincerà tra Pacers e Thunder lo farà per la prima volta: non sarà Lakers-Celtics, ma le due contendenti non sono arrivate all'epilogo per caso
Riccardo Pratesi
5 giugno - 14:21 - MILANO
No, non è Boston contro i Los Angeles Lakers, la finale sulla quale tanti dopo lo scambio che ha portato Luka Doncic in California erano pronti a giurare. Le Finals 2025 che cominciano stanotte, Gara 1 dalle 2.30 di venerdì 6 giugno ora italiana, mettono di fronte Oklahoma City e Indiana. Nomi meno sexy, mercati periferici senza chissà quanti tifosi. Due squadre che però giocano bene a basket, corali e che difendono forte. Non esibiranno rating televisivi epocali, ma faranno contenti i puristi. E chiunque vincerà il Larry O’Brien Trophy lo farà per la prima volta: OKC e Indiana, entrambe alla seconda finale, non hanno mai vinto il titolo. Poi una precisazione, prima di andare a casa Thunder e Pacers, nella loro città e comunità per capire cosa rappresentano per chi tifa per loro 365 giorni l’anno: questi exploit non sono fulmini a ciel sereno. Oklahoma City era stata la testa di serie n. 1 a Ovest degli scorsi playoff, Indiana la finalista di Conference a Est del 2024. Insomma questi piccoli mercati che si consacrano grandi sul parquet non solo hanno un fascino romantico, più alla Natalie Portman che alla Jennifer Lopez, ma pure la forza delle idee di un progetto tecnico lungimirante, non da successo occasionale. Hanno seminato bene in Oklahoma e nell’indiana e ora raccolgono i frutti.
INTRUSI A CHI?
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Stanno vincendo prima del previsto. Due fattori ne sono fotografia inequivocabile: l’età media degli organici e i costi salariali relativi rispetto agli spendaccioni Nba. Thunder e Pacers non erano programmate per vincere già nel 2025. Hanno approfittato dei passi falsi di rivali che volevano tutto e subito, ma si sono trovate a mani vuote, senza trofei da sollevare. I Thunder, la squadra col miglior record, 68 vittorie in stagione regolare, hanno un’età media di soli 25.6 anni. La seconda squadra più giovane a raggiungere le Finals nell'era del cronometro in attacco, dietro solo alla Portland del 1976-77 (25.03 anni). Prima squadra alle Finals senza un giocatore con almeno 10 anni Nba d’esperienza. L’uomo franchigia, Shai Gilgeous-Alexander, ne ha 26. I Pacers hanno un’età media di 26.9 anni. Tyrese Haliburton, l’uomo franchigia, ne ha 25 come Andrew Nembhard e Aaron Nesmith, altri due titolari. Tradizionalmente in Nba vincono le squadre d’sperienza. Non stavolta. C’è di più. Per le prima volta in 22 anni, da quando è in vigore questo calmiere dei costi, le Finals opporranno due squadre che non pagano le tasse di lusso, la penalità per chi sfora il tetto salariale. Insomma, vince chi risparmia, non chi spende e spande. Thunder e Pacers avevano pianificato investimenti su progetti a medio termine. Sono arrivati “a dama” prima, per risultati.
QUI OKLAHOMA CITY
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È pazza dei Thunder. La città non ha franchigie di football Nfl e baseball Mlb. Persino i grandi college statali, Oklahoma University, a Norman, Oklahoma State, a Stillwater, e Tulsa University sono fuori città. L’Oklahoma è per background terra di palla ovale, ma Oklahoma City s’è innamorata dei Thunder. Il Paycom Center è forse l’arena Nba più calda, con tifo di stile collegiale. Meno abbuffate di junk food e più supporto alla squadra, come approccio degli spettatori alla partita. E poi quei giovani talenti di cui da quelle parti vanno orgogliosi sono “fatti in casa”. Jalen Williams, 24 anni, e Chet Holmgren, 23, sono stati scelti al Draft dai Thunder, costruiti un mattoncino alla volta come progetti tecnici. Shai, l’Mvp, è arrivato via trade da Los Angeles, dai Clippers, ma allora era una promessa da definire come prospettive, adesso….I Thunder avevano giocato le Finals nel 2012, perdendole 1-4 con Miami. Come Seattle, l’antenato di franchigia, le avevano disputate tre volte: vincenti nel 1979, sconfitti nel 1978 e 1996.
QUI INDIANAPOLIS
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L’Indiana è Stato di basket, si cresce col canestro dietro casa, lì. Quello collegiale, però. A Bloomington c’è il campus di Indiana University, poi Purdue a West Lafayette, Butler a Indianapolis e Notre Dame a South Bend. E di recente una ragazza ha fatto la rivoluzione: Caitlin Clark, simbolo delle Indiana Fevers, ha propiziato il salto di qualità della Wnba. Se arrivate dall’aeroporto siete accolti dalla pubblicità della 500 miglia di Indianapolis, l’evento motoristico. E i Colts, un passato di gloria con Peyton Manning, il formidabile quarterback, sono bussola cittadina. I Pacers s’erano un po’ persi, annichiliti dalla concorrenza. Non giocavano le Finals dal 2000, dall’epopea di Reggie Miller, il formidabile tiratore. Le persero 2-4 con i Lakers. La Gainbridge Fiedlhouse vibra d’entusiasmo, ritrovato. Il pubblico Pacers è tra i più competenti d’America, sa apprezzare le alchimie tattiche di Coach Carlisle. Si diverte per il ritmo forsennato offensivo, ma sa pesare gli sforzi di una difesa pestifera. Larry Bird è cresciuto a French Lick, in Indiana. Chi ci vive non ha bisogno di schiacciate da highlights per applaudire. Sa cosa vede.
INTERESSE E RATING TV
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Non sarà Celtics contro Lakers. Non sarà una serie con ascolti da record. Ma Gilgeous-Alexander e Haliburton sono personaggi freschi e frizzanti, intriganti. Servirebbe una finale equilibrata per convincere gli scettici a dare un’occhiata, chissà se i Pacers, sfavoriti, riusciranno a garantirla. Comunque vada, la favola di una Cenerentola vedrà prendere forma il lieto fine tanto atteso. Sarà una prima volta desiderata e inseguita. Alla faccia dei grandi mercati. Come si fa a non farsi piacere una storia così?