L'ecuadoriano, vincitore del Giro 2019, vince la tappa appenninica con una bella azione sull'ultima salita. Alle sue spalle il "Torito", che si regala un'altra giornata in rosa. Terzo Ciccone
Non datelo mai per finito, non tenetelo mai fuori dai giochi. Richard Carapaz è uno dei campioni più esperti del gruppo, ha vinto il Giro d’Italia 2019 e oggi a Castelnuovo ne’ Monti (Reggio Emilia), undicesima tappa della corsa rosa, centra la sua quarta tappa al Giro con un’azione da cecchino, alla sua maniera. Scatta a 10 km dall’arrivo, ai piedi dell’ultima salita, la spettacolare Pietra di Bismantova, e va va. Non lo prendono più, e sul traguardo mantiene 10” sulla maglia rosa Del Toro, Ciccone, Pidcock, Bernal e Tiberi. Ora in classifica, grazie ai 6” di abbuono, Del Toro ha 31” su Ayuso, 1’07” su Tiberi, 1’09” su Simon Yates, 1’24” su Roglic: Carapaz, che era a 2’10” alla partenza da Viareggio, sale al sesto posto a 1’56” davanti a Ciccone, settimo a 2’09”. Spettacolare il finale della maglia rosa Del Toro: lancia la volata in testa e si gira una, due, tre volte per vedere dove siano i rivali, o forse il suo compagno Ayuso. In ogni caso è stata impressionante la sua sicurezza, oltre che alla naturale velocità su un arrivo in leggera salita al 4%: forse dentro di sé il messicano ha il rimpianto di non aver chiuso su Carapaz, perché Del Toro poteva veramente vincere in maglia rosa. Ma ancora una volta sottolineiamo la grande azione di Richard Carapaz, che oltre al trionfo al Giro 2019 è stato quarto nel 2018 e secondo nel 2022, e poi terzo al Tour 2021 e 4° alla Vuelta 2024: quarta tappa vinta al Giro dopo Montevergine di Mercogliano 2018, Frascati e Courmayeyr 2019. A 2 km dall’arrivo aveva ancora 22”, poi Adam Yates si mette in testa per Del Toro, ma è troppo tardi, Carapaz ha 19” a 1500 metri. All’ultimo km ha 18” ancora. Ma tiene duro e ce la fa.
FINALE
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La battaglia scoppia sulla Pietra di Bismantova, una terrazza di pietra che risale a 15 milioni di anni fa. A 10 km, i 5 fuggitivi hanno 26”, la salita misura 5,8 km al 5,8% medio. È la Ef di Carapaz che spinge a fondo, poi la Uae della maglia rosa. Fortunato è il primo a staccarsi. Carapaz affonda ai 9 km, ripresi tutti i fuggitivi. Lo va a prendere Del Toro, Ciccone, Tiberi, Yates, Roglic. Mancano 8 km: Caruso si mette davanti a tirare i big. A – 7,5 km, sono 14” per Carapaz, 20” ai meno 7, poi 23”, 33” ai 6,5 km, 35” a 6,3 km. Gruppo rosa tirato da Majka e McNulty. A 4 km ha 30”. A 3 km accelera in testa al gruppo McNulty con Del Toro a ruota.
CRONACA
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La fuga va, dopo una prima ora a 53 all’ora. È Lorenzo Fortunato, maglia azzurra della montagna, ad attaccare sulle pendici dell’Alpe San Pellegrino, una delle salite più dure: 13,7 km all’8,8% e punte del 19%. Con lui il basco Bilbao, l’olandese Poels, il colombiano Quintana e l’australiano Plapp. In cima al San Pellegrino, primo Fortunato e gruppo a poco più di 1’. Poi in discesa la fuga allunga perché i migliori non si dannano l’anima in discesa. La Uae compatta con Majka e Baroncini più la rosa Del Toro e Ayuso; Pellizzari con Roglic; Kruijswijk e Kelderman con Simon Yates. Ma il gruppo rimonta, a 22 km il vantaggio dei cinque è 1’19”. Poi si mette davanti la maglia ciclamino Mads Pedersen, che da solo chiude un distacco di quasi due minuti. Fino al finale.
MONTAGNA
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Un solo scatto, ma di grande significato: nel punto più duro dell’Alpe San Pellegrino, attorno al km 90, quando le pendenze del 19% mettono in crisi le gambe, in testa al gruppo attacca Egan Bernal. Sì, proprio il colombiano che nel 2021 aveva trionfato nella corsa rosa e poi, tre anni fa, rischiò di morire per un gravissimo incidente in allenamento a gennaio sulle sue strade. Immediata la reazione dei big, e il primo a riportarsi sulla ruota di Bernal è Juan Ayuso, che alla sua ruota ha la maglia rosa Del Toro. Per Bernal il primo attacco che gli fa capire di essere in forma. Per Del Toro, il significato che la sua squadra crede in lui e lo tutelerà: non è da poco il ruolo di Ayuso. Perché non era Majka a guidare la maglia rosa, ma proprio Ayuso, l’altro capitano della formazione di Pogacar.
PROGRAMMA
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Domani dodicesima tappa, Modena-Viadana (Oglio-Po), 172 chilometri e 1700 metri di dislivello: due stelle di difficoltà per una probabilissima volata in riva al Po. Si attraversano le province di Modena, Reggio Emilia, Parma, Mantova, Cremona e Mantova. Si passa sull’arrivo quando mancano 27 km al traguardo, e si fa un circuito per transitare davanti alla meraviglia di Sabbioneta.