I consigli di Nicola Zamuner, istruttore di SURF e campione del mondo di canoa
Francesco Palma
20 maggio - 17:14 - MILANO
L’eterogeneità del SUP e la possibilità di utilizzarlo in diversi modi è sicuramente uno dei punti di forza di questo sport. Dall’altro lato, però, il rischio è che il lato “commerciale” (ad esempio, molte famiglie lo utilizzano per farci salire i bambini al mare) faccia perdere di vista la vera essenza dello Stand Up Paddle, con il quale è possibile anche esplorare la natura, i fiumi, i laghi, facendolo diventare un mezzo utilissimo per le escursioni. Per questo Nicola Zamuner, campione del mondo di canoa e adesso istruttore di SUP, ha raccontato a Gazzetta Active quanto questo sport possa aiutare ad esplorare luoghi incredibili.

L’amore per il SUP
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“Il SUP mi è sempre piaciuto, anche quando facevo l’atleta, poi quando mi sono immerso davvero nella sua realtà è stato amore a prima vista. È il mio vademecum per allenare le persone, portarle proprio dentro al territorio: vivo il SUP come una vera e propria macchina per navigare il fiume, questo è ciò che voglio trasmettere. Certo, a volte è difficile spiegare e far capire quanto è bello andare in certi posti: dalla bellezza del paesaggio, per esempio, ai Laghi di Revine sembra di stare in Thailandia. Da un lato quindi alleno atleti che praticano competizioni legate al SUP, ma voglio anche creare una simbiosi tra le persone e la natura” spiega Zamuner.
Il contatto con la natura
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Come si crea questo contatto con la natura? Zamuner spiega: “Il SUP lavora sull’equilibrio, quindi si lavora tanto sul controllo della persona, formando le persone. Tanta gente, dopo aver visto i posti in cui sono stato, magari tramite i social, mi ha chiesto di potersi allenare per poter arrivare lì: i tramonti, le albe, i paesaggi, il contatto diretto col fiume, sono cose che accendono la curiosità e la voglia di esplorare. Questo ci permette anche di capire quanto sia importante rispettare ciò che vediamo”. Il SUP, inoltre, aiuta a vivere le cose da una prospettiva diversa, oltre che con una maggiore sicurezza rispetto alla canoa: “Nel SUP c’è ovviamente molta più sicurezza: la canoa ovviamente ha una pericolosità maggiore rispetto al SUP, che invece è più gestibile. E poi l’altezza legata al SUP, sul quale si sta in piedi, permette di avere una prospettiva diversa: guardi la profondità dell’acqua, il fondale, i pesci. È anche un modo per verificare delle situazioni di pericolo: quasi sempre il telefono è acceso per poter informare l’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) nel caso si notassero zone particolarmente inquinate”.
Consigli su come approcciarsi al SUP
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“Spesso il SUP è considerato alla stregua di un materassino. Consiglio alle persone di affidarsi a chi si occupa di SUP per professione e avvicinarsi davvero all’essenza di questo sport, imparando l’uso delle varie pagaie e delle attrezzature. Spesso vedo persone che acquistano determinati Stand Up perché costano poco ma poi si trovano in difficoltà. Delle persone competenti insegnano la sicurezza e come superare i problemi. Con una compagnia di Milano stiamo lavorando alla puntata zero di una serie di docufilm legata proprio ai fiumi, ed è una cosa molto importante perché parleremo di territori, di fiume e delle loro problematiche ambientali” conclude Zamuner.