I geni scritti nel nostro Dna possono influire sui funghi che albergano nel nostro intestino, con un impatto diretto sul rischio di sviluppare certe malattie croniche: lo hanno scoperto i ricercatori della Pennsylvania State University, grazie a uno studio su 125 persone condotto nell'ambito dello Human Microbiome Project. I risultati, pubblicati sulla rivista Plos Biology, spostano i riflettori accesi da anni sui batteri intestinali, allargando così il campo di indagine anche ai funghi che compongono il cosiddetto 'micobioma' intestinale.
Secondo i ricercatori, "determinare se la genetica umana si associa simultaneamente a una diversa abbondanza microbica e al rischio di malattia è una sfida fondamentale da affrontare, con un considerevole potenziale per la diagnostica personalizzata e le terapie biotecnologiche. I risultati dello studio stabiliscono connessioni precedentemente sconosciute tra genetica umana, funghi intestinali e malattie croniche, ampliando il paradigma delle interazioni uomo-microbi nell'intestino al micobioma".
Nello specifico, lo studio ha individuato 148 varianti genetiche su 7 cromosomi umani che si associano statisticamente a 9 tipologie (taxa) di funghi, scoprendo diverse relazioni genetiche con i funghi intestinali e il rischio di malattie. Tra i risultati più rilevanti, spicca la connessione tra il lievito Kazachstania e un aumentato rischio cardiovascolare.
Questa è la prima prova concreta che la genetica umana può modellare il micobioma intestinale, cioè la comunità fungina che vive nell'intestino, e che finora si pensava dipendesse principalmente dalla dieta.
Studi futuri potranno chiarire come i funghi intestinali possano mediare il rischio di malattie croniche e comprendere meglio il meccanismo attraverso il quale le varianti genetiche e i funghi intestinali sono collegati.
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