Non doveva più camminare, diventò campione: Danny prendeva a pugni anche la Bestia

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guantoni

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Cresciuto a Brownsville, peso medio di talento e allungo sopraffino, a 24 anni scoprì di avere un ostarcoma, un feroce tumore alle ossa. I dottori gli dissero di scordarsi la boxe, lui non li ascoltò: prese a pugni il male, e non solo... 

Paolo Marcacci

21 maggio - 18:39 - MILANO

Sono le donne le migliori insegnanti, quando devi imparare a non arrenderti. Le nonne, poi, non solo per la rima, sono quelle che lo hanno insegnato alle altre, comprese tua madre e le tue zie. Se poi nasci a Brownsville, nella parte orientale di Brooklyn, dove da afroamericano devi fare attenzione a non sconfinare dove cominciano le strade dei portoricani e degli altri latinos, beh, avrai sempre un gran bisogno di angeli custodi, il più possibile in carne e ossa, di quelli che sappiano fare da mangiare tra uno strattone e l'altro. Perché chissà quante volte toccherà a loro riacchiapparti per il collo e portarti via da questa o quella minaccia, soprattutto da quelle addosso alle quali vai a sbattere da solo, come se fosse l'unica forma di predestinazione che ti spetta, dal momento in cui hai visto la luce in mezzo ai tanti che nascono presumendo di avere poco da aspettarsi. In effetti, ci vuole una specie di miracolo per non finire male, come i tanti altri neri a cui la Grande Mela lascia i rimasugli del torsolo, da raccattare rovistando tra le dosi di crack, gli scippi, le risse e il recupero crediti. A Daniel Jacobs, per gli amici Danny, ne sarebbe servito un altro, più grande ancora e ancora più impensabile, per poter raccontare tutto il resto. 

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