Nel bus della Bahrain Victorious, bestione confortevole e tecnologico

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Al Giro d'Italia, in quasi 14 metri e 21 tonnellate di peso, c'è un mondo: dalle poltrone alle docce passando per lavatrici e cucine. Come è fatto il bus di una squadra World Tour

dal nostro inviato Luca Bianchin

22 maggio - 13:00 - MODENA

Una casa da mezzo milione di euro, ma ci vivono in otto. I bus delle squadre al Giro d’Italia sono giganti, colorati, invalicabili. Li trovi alla partenza di ogni tappa, schierati in un grande spiazzo in attesa del via, e li rivedi all’arrivo. I ciclisti, appena passato il traguardo, sfrecciano oltre le telecamere e i gabbiotti degli sponsor: vogliono solo tornare al bus e avviare il grande rituale post-tappa: doccia, massaggi, alimentazione per reintegrare le energie. 

docce e salotto

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Si fa in fretta a dire “bus”. Da fuori, i bus della Uae, della Bahrain, della Visma, della Red Bull sono vagamente simili ai grandi autobus da viaggio, accessibili anche a chi non pedala a 50 all’ora per quattro ore. In realtà, all’interno hanno docce, salottini per le riunioni, una cucina, un paio di grandi frigoriferi, lavatrici. Ecco, le lavatrici colpiscono. Spesso sono in un comparto visibile dall’esterno, poco distante dalla ruota anteriore, e sono continuamente in funzione.

50mila chilometri

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La Bahrain Victorious, la squadra di Antonio Tiberi, è al Giro con un Man Lion’s Coach immatricolato nel 2024. Un bus lungo 13,36 metri e alto 3,87 metri, con un peso di 21 tonnellate compreso l'allestimento. Il motore è a 6 cilindri 12,4 litri di cilindrata ed eroga 460 cavalli di potenza, con una coppia massima di 2.100 nanometri. Il carburante? Diesel, ovviamente, con un serbatoio di 525 litri. Un bus come questo percorre ogni anno 40-50.000 chilometri, seguendo la squadra al Giro, al Tour, alla Vuelta, nelle corse di un giorno. Sempre in movimento come un team World Tour, che ogni settimana ha corse di livello più o meno alto in Europa e nel mondo. Per guidarlo, in Italia, serve la patente D. 

Bus Bahrain Victorious autista

mezzo milione

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L’allestimento di questo bus della Bahrain è stato fatto da un’azienda spagnola, la Rioja Vehicles che ha curato anche gli allestimenti dei motorhome di Marc Marquez, Valentino Rossi e Nico Rosberg solo per citarne alcuni. L’autista invece è sloveno, Aljaž Omrzel, un ex ciclista che ha trovato un modo alternativo per restare nell’ambiente. Non solo, per restare vicino al fratellino Jakob, talento del 2006 che corre nel Development Team della Bahrain. "Il nostro bus ha cucina, docce, frigoriferi, macchina del caffè, divani, tv, tutto quello che serve agli atleti per essere a proprio agio - dice -. Un mezzo di trasporto così costa 500.000 euro e per noi è come una casa in movimento". I ciclisti, prima e dopo la partenza, passano molto tempo tra quei sedili regolabili e sui bus si fanno anche le riunioni pre-tappa per studiare la tattica di squadra. Non per caso, agli esterni non è permesso l’accesso. 

il futuro

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Vedere le immagini dei vecchi autobus su cui si spostavano le squadre in altre epoche fa capire che, anche in questi dettagli, la tecnologia ha cambiato il ciclismo. A questo punto, ha senso chiedere a Omrzel che cosa si aspetti dai prossimi 5-10 anni, quale sia per lui il futuro dei bus dei team World Tour: "Io credo che la richiesta di spazio comanderà sempre di più - risponde -. Tutti i team presto avranno degli autobus estendibili, che potranno essere allungati nel momento in cui saranno parcheggiati". Fa venire in mente che insomma, non dev’essere così semplice guidarli, ma anche per questo ci sono i professionisti: "Non mi è mai capitato di andare davvero in difficoltà - dice -. Certo, ci sono situazioni non simpatiche in città, quando le strade sono strette, oppure per gli arrivi in montagna, quando devi fare manovra in spazi minimi". Si consoli: ieri Tiberi si è lamentato per lo stesso motivo. Bernal in volata lo ha chiuso e lui non l'ha presa benissimo.

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