Il ko di Torino conferma: i nuovi dovevano allargare la rosa ma incidono poco. Male anche Elmas e Beukema
A guardarli con gli occhi foderati di sterline, o magari di euro che poi fa lo stesso, qualche perplessità la lasciano: perché di quest’estate da circa duecento milioni di euro - un grande mercato non un mercato grande - al Napoli stanno rimanendo soprattutto una serie di perplessità e anche un pizzico di paura. Non ci fossero Hojlund e De Bruyne, e vabbè si parla del top, sarebbero chiacchiere e distintivi, mentre adesso, rileggendo la classifica e ripensando che certe cose possono anche accadere, beh è legittimo restare semplicemente a porsi qualche domanda: ma quando Lucca riuscirà ad essere un centravanti da 35 milioni, come da (iper)valutazione? E Beukema, il difensore costato 32 milioni e voluto quasi come se non ci fosse un domani, diventerà prima o poi “centrale” nell’accezione più ampia del termine? Ma ci sarà un momento, un altro, per Lang, o il periodo di apprendimento, incluso nei 25 milioni di euro probabilmente, va considerato semestrale? Dov’è finito quell’Elmas che, con Spalletti, entrando sistematicamente dalla panchina, sapeva come risolvere anche le pratiche più velenose?
C’è un problema?
—
Senza andare a Houston, qualcosa c’è che non va come sussurrano le statistiche che possono aver bisogno di letture o anche no: e aldilà delle tre sconfitte (il City, il Milan e poi il Torino), l’impatto del nuovo che dovrebbe avanzare è stato meno prepotente rispetto alle attese. Kevin De Bruyne galleggia su un rendimento che non sarà in linea con la sua storia ma egualmente rimane rassicurante per ciò che è riuscito ad offrire, in materia stilistica e anche praticamente; e Hojlund che al Manchester United in due anni ha comunque segnato complessivamente 26 gol tra Premier e Coppe varie, si è preso la scena a modo suo: niente da ridire, ci mancherebbe. Al Napoli sta mancando l’effetto sorpresa in fase offensiva, e quello l’avrebbe dovuto garantire Lang, arrivato per stare più o meno dentro ad un tridente o industriarsi per esserci, poi penalizzato dalla abbondanza dei centrocampisti e dalla ricerca o dalla necessità di equilibri che restano lodevoli intenzioni. Lang il campo l’ha visto veramente poco, è stato sfortunato a Torino, quando il Var l’ha pescato in fuorigioco millimetrico, ma complessivamente non ha ancora conquistato Conte: Eindhoven è casa sua, ci ha trascorso un biennio, ci ha vinto due titoli in sequenza ravvicinatissima, quindi è il personaggio della sfida di domani, che però, boh, forse comincerà dalla panchina, a meno che....
Ahia, la difesa
—
Beukema, l’ossessione di un mese e mezzo, non è ancora riuscito a diventare dominante, garanzia di padronanza di un settore che senza Rrahmani e pure senza Buongiorno ha vacillato ed è crollato per sette partite consecutive: responsabilità personali, poche, perché gli errori appartengono al gruppo, ma ancora presenza priva dell’autorevolezza del recente passato.
Il nove e il last minute
—
Essendo alto due metri e un centimetro, Lucca mostra in tutta la sua enormità il disagio di chi vorrebbe ma non sa - non ora - come riuscire a sopportare la responsabilità di essere il vice di Hojlund dopo essere stato il vice di Lukaku: un gol al Pisa, di fisicità e anche di bellezza, è stato una luce tra le ombre di quest’avvio, in cui l’area di rigore avversaria gli è sembrata troppo stretta, mentre a Udine (14 reti in tutto) era completamente sua. A Eindhoven ne avrà un’altra a disposizione. Elmas è arrivato proprio all’ultimo momento, quasi sul suono della sirena, centrocampista in più per allungare l’organico e per avere una scelta in più, soprattutto quando Anguissa andrà via per la Coppa d’Africa: le strategie sono state modificate dall’infortunio di Lukaku, che ha spostato su Hojlund le principali attenzioni del Napoli, costretto a rinunciare ad un mediano che avesse fisicità e sapesse fungere da frangiflutti. Elmas è diventato un profilo alternativo, lui così diverso, più mezzala che altro, forse anche più esterno, certo tante cose - come dimostrato con Spalletti, 6 gol nell’anno dello scudetto - e in questa squadra ha potuto prendersi poco, ciò che lasciano (chiaramente) i Fab Four. Chi l’avrebbe detto, ad agosto?