Motor Valley Fest 2025: il futuro corre tra Formula 1, barche elettriche e startup

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Al Motor Valley Fest 2025, il round table "Racing e Tecnologia" ha riunito i protagonisti dell’innovazione in pista: dalla Formula 1 alla E1 Series, passando per Ducati, Maserati, Aston Martin e Tatuus. Il dibattito ha esplorato il futuro del motorsport tra sostenibilità, giovani talenti e nuove forme di competizione

Riccardo Piergentili

20 giugno - 16:14 - MODENA

Se c’è un luogo dove l’automotive si fa visione, passione e strategia, quel luogo è Modena. Per la settima volta, il cuore pulsante della Terra dei Motori ha accolto il Motor Valley Fest, il grande evento a cielo aperto che raduna i vertici dell’industria automobilistica, accademici, designer e innovatori per affrontare le sfide del futuro: transizione ecologica, intelligenza artificiale, software-defined vehicles e molto altro. Un appuntamento sempre più internazionale e strategico, che anche quest’anno ha preso il via con un Convegno Inaugurale d’eccellenza e che ha poi esplorato, in decine di panel e tavole rotonde, i grandi nodi della mobilità contemporanea. Tra tutti, un talk ha catturato in modo particolare l’attenzione del pubblico: Racing e Tecnologia: l’evoluzione della velocità, che ha raccontato un motorsport in trasformazione, dove la ricerca della prestazione incontra nuovi valori, nuovi format e nuove generazioni.

Velocità e innovazione: la corsa del futuro è cominciata

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Il racing non è solo show. È un laboratorio di innovazione continua, dove ogni millesimo di secondo guadagnato è il frutto di tecnologie spinte al limite. Ma oggi, nella cornice sempre suggestiva della Motor Valley, quella ricerca estrema convive con la sfida più grande: essere sostenibile, accessibile, rilevante. L’ha spiegato benissimo Roberto Dalla, Chief Technical & Engineering Officer di Formula 1, aprendo il dibattito con un videomessaggio che ha svelato i segreti del più grande ecosistema di produzione remota del pianeta: 143 operatori, oltre 500 terabyte di dati trasmessi via fibra in diretta mondiale. Un circo tecnologico, certo, ma con un’anima. "Formula 1 – ha detto Dalla – oggi significa innovazione e flessibilità, ma anche sostenibilità e coinvolgimento. Non è più solo odore di benzina, ma evento sociale. Se vogliamo attrarre le nuove generazioni, dobbiamo dargli la possibilità di metterci le mani, non solo gli occhi". A dare concretezza a questa visione, l'intervento di Rodi Basso, Ceo della E1 Series, campionato mondiale di motonautica elettrica. "Siamo una startup che corre e abbiamo costruito tutto da zero, combinando tecnologie dalla vela, dall’auto e dalla nautica. I giovani? Sono con noi: piloti uomini e donne si alternano a bordo, le gare durano 10 minuti, i fan sono 30.000 in due giorni. Snacking sportivo, emozione concentrata". Il suo obiettivo non è solo ridurre l’impatto ambientale ma trasformare il racing in un laboratorio aperto a soluzioni replicabili, commerciali e globali.

E se il pilota fosse un algoritmo?

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Il futuro della velocità non passa solo da nuove fonti energetiche, ma anche da nuove forme di controllo. Lo ha raccontato Paul Mitchell, presidente dell’Indy Autonomous Challenge, la competizione in cui monoposto da 300 km/h si sfidano… senza pilota. Mitchell ha mostrato come la guida autonoma applicata al racing stia accelerando lo sviluppo di sistemi AI, software predittivi e simulazioni avanzate che poi trovano sbocco sulle auto stradali. "Solo l’1% delle persone potrà mai correre in un vero campionato – ha detto Mitchell – ma con la simulazione possiamo democratizzare l’esperienza e creare una nuova generazione di sviluppatori, non solo piloti". L’Indy Autonomous Challenge non è solo un banco di prova per l’eccellenza tecnologica, ma una piattaforma educativa e industriale, dove l’errore è un dato da analizzare e la vittoria è un algoritmo meglio addestrato. In un mondo in cui la sicurezza, la reattività e l’ottimizzazione energetica saranno sempre più affidate al software, il racing senza piloti potrebbe diventare la palestra perfetta per la mobilità del futuro.

Dalla pista alla strada: il racing cambia tutto

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Che sia sulle onde o sull’asfalto, il messaggio è chiaro: la competizione resta centrale, ma cambia pelle. Lo hanno confermato i protagonisti del primo round table. Roberto Fedeli (Aston Martin) ha raccontato come la tecnologia Formula 1 venga trasferita alle stradali grazie a un team "cuscinetto" che lavora tra la F1 e la produzione, come nel caso del telaio in carbonio della nuova Valhalla. Marco Zambenedetti (Ducati) ha mostrato come la MotoE abbia fatto da banco prova per ridurre il peso e aumentare l’efficienza delle moto di serie. E Maria Conti (Maserati) ha rivendicato con orgoglio il doppio binario tra Nettuno (motore endotermico da corsa) e Folgore (linea elettrica), in un marchio che nel 2026 festeggerà 100 anni di competizioni. Ma la tecnologia non basta. Cristiana Pace (Enovation Consulting) ha ricordato che sostenibilità significa anche governance, dati, inclusione e reputazione. Massimiliano Marsiaj (Sabelt) ha mostrato come il concetto di “sicurezza leggera” abbia portato Sabelt dallo spazio (Nasa) all’aeronautica civile, passando per Formula 1. E il tutto si tiene con una semplice equazione: meno peso è sinonimo di meno consumo e più efficienza.

Tatuus, Wise Equity e il futuro industriale del motorsport

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Se racing fa rima con innovazione, non può mancare il motore economico. Il panel finale ha esplorato il dietro le quinte della "fabbrica della performance". Giovanni Delfino, Ceo di Tatuus, ha spiegato come progettare una monoposto da 95.000 euro che duri sette anni, rispetti standard Fia e formi i campioni di domani sia più complesso che costruire una Formula 1. "Le nostre auto – ha detto Delfino – devono essere sicure, leggere, economiche e performanti. E arrivare puntuali in pista, perché nel motorsport la gara è domenica. Lunedì è già tardi". A dargli fiducia, Fabrizio Medea (Wise Equity), che ha investito nel gruppo credendo nella forza delle Pmi italiane del motorsport. "In Italia – ha detto Medea – ci sono aziende piccole, ma con competenze uniche. Abbiamo bisogno di investitori che capiscano l’angolo di Ackermann, non solo l’Ebitda".

Racing è cultura, è industria, è talento

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Il round table "Racing e Tecnologia: l’evoluzione della velocità" ha dimostrato una verità spesso sottovalutata: il motorsport non è una nicchia, è un ecosistema. Dove si progettano sedili per lo spazio e batterie per la pista, dove si educano i giovani all’efficienza e si sviluppano tecnologie che domani useremo anche noi. E dove, finalmente, si parla non solo di chi vince ma di cosa ci lascerà questa corsa. La più importante: quella verso un futuro più intelligente, più sostenibile, più umano.

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