Il Toro sta bene ed è già al lavoro per preparare la sfida contro il Psg. Il tecnico vuole gestire i centrali: Bastoni potrebbe riposare a Como, il francese ha ancora tempo per recuperare
Questa stagione della pazza Inter è un film, neppure dei più facili. Piuttosto ardite le costruzioni logiche tra Champions e campionato, tra la vetta col Barcellona e l’abisso con la Lazio, e poi si rischia di perdersi nei saliscendi della mente nerazzurra, anche se la bellezza del finale potrebbe sempre abbagliante. Insomma, questa pellicola deve averla sceneggiata e diretta Cristopher Nolan. Il kolossal finora è stato quasi sconvolgente, come piacerebbe al grande regista britannico, ma si finisce di girare tre 9 giorni all’Allianz Arena di Monaco ed è lì che si attende la luce nascosta: l’ultimo ciak è la finale di Champions, l’approdo decisivo per Simone Inzaghi che poi sarebbe l’unico autorizzato a stare dietro alla macchina da presa. Per come si è messa la Serie A, appesa all’orgoglio sardo in trasferta a Napoli, è normale dirottare tutti i pensieri sul Paris Saint Germain. Non significa non tentare l’accoppiata di trofei Italia-Europa, ma i nerazzurri vogliono essere nel migliore assetto possibile soprattutto nella notte del 31: il campionato è nobile, va onorato fino alla fine nella speranza del miracolo, ma è comunque meno elettrizzante. Anche per questo viene utilizzato per prendere la rincorsa.
L’11 sul foglio
—
Ci sono pezzi della squadra titolare di Inzaghi non ancora pronti per partire dall’inizio domani contro Como, giocatori chiavi che lavorano alacremente, ma con in testa più Luis Enrique che Fabregas: Lautaro, capitano e attore protagonista con mascella pronunciata, è il caso do scuola. Dal momento in cui ha terminato la battaglia con il Barcellona su una gamba sola, il Toro ha iniziato la sua missione bavarese. Ieri è tornato parzialmente in gruppo assieme a Davide Frattesi, un altro che ha griffato quella semifinale, finora il momento più emozionante dell’intero film. La convocazione di Lautaro è naturale, l’eventuale impiego in campo dipenderà solo dall’allenamento di vigilia e, comunque, non sarà dall’inizio: una mezzoretta servirebbe proprio per tornare a sentire la magia del campo e per proseguire al meglio il rodaggio in attesa di sfidare i centraloni del Psg.
Lautaro e Pavard
—
Lautaro a Monaco guiderà dunque l’Inter dei sogni, la migliore della casa: dovrebbero essere gli 11 titolarissimi, la formazione disegnata da Simone su un foglio di Appiano a inizio anno. È uguale in tutto e per tutto a quella salita in cima alla seconda stella nella stagione precedente, ma in questa il tecnico nerazzurro l’ha avuta solo a intermittenza. Per questo, in vista di Monaco, in casa Inter monitorano con attenzione anche la misura della caviglia malconcia di Benji Pavard: ieri il francese ha lavorato di nuovo a parte, proprio perché non si sente sicuro nell’appoggio e nelle sterzate, e poi forzare in campionato con una finale di Champions alle porte non è consigliabile. Per fortuna, c’è tempo e spazio per recuperare bene e fare in modo che il francese giochi al suo posto contro i connazionali. Bastoni sta bene, ma è solo stato spremuto più degli altri colleghi perché non ha riposato neanche nella partita di Torino, immediatamente successiva alla Champions. Oggi Inzaghi deciderà pure su di lui, se a Como partisse dalla panchina nessuno sarebbe sorpreso: anche Carlos Augusto, decisivo 12esimo uomo in campo, ha bisogna di scaldarsi e il mancino azzurro dovrà pensare a cancellare ogni ruggine per dedicarsi al parigino Doué, l’ennesimo prodigio da domare: Oliseh e Lamine Yamal nei turni precedenti non sono stati abbastanza. Ma è il film stesso è talmente ambizioso da richiedere effetti speciali, sfide e viaggi intergalattici: quelli di Oaktree, che hanno il quartier generale nella città di Hollywood, lo sanno almeno quanto i dirigenti italiani. L’Inter è proiettata versa la Champions a partire dal proprietario, che oggi spegne pure una candelina: il comunicato di escussione del pegno da Suning è datato 22 maggio 2024, un anno oggi. Vincere la Champions al primo anno poteva pensarlo solo Nolan, e Simone Inzaghi.