Mignani: "Il mio Cesena spensierato ai playoff. E quel messaggio di Pioli che..."

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Il tecnico racconta il traguardo playoff e la sfida contro il Catanzaro: “Ciofi e Klinsmann simboli della forza di questo gruppo"

Lorenzo Cascini

17 maggio - 08:29 - MILANO

L’obiettivo è fissato. Almeno nello spirito, poi nel risultato si vedrà. “Finora giocare con spensieratezza ci ha portato fino a qui…poi i playoff sono un torneo a parte”. Michele Mignani va dritto al punto, senza giri di parole, e sorride orgoglioso per il traguardo raggiunto dai suoi ragazzi. “Se qualcuno ad agosto mi avesse detto che da neopromossi saremmo arrivati così in alto, lo avrei preso per pazzo. E invece… eccoci qui”. Il suo Cesena è arrivato settimo in campionato e sabato sfiderà il Catanzaro al Ceravolo. I bianconeri, dato il peggior piazzamento in classifica, dovranno per forza vincere per passare il turno. “È il nostro pensiero fisso. Vogliamo andare in semifinale” 

Partiamo proprio da qui. Lei arriva ai playoff per la terza volta in tre anni. Se lo aspettava? 

“Sinceramente? No. Se qualcuno me lo avesse detto ad agosto lo avrei preso per pazzo. Però, in carriera, non mi sono mai posto limiti e nemmeno obiettivi a lungo termine. Ho sempre pensato solo a lavorare. Poi, piano piano, ho preso consapevolezza del fatto che questo gruppo potesse andare lontano”. 

C’è un momento in cui è scattata la scintilla? 

“Devo dire già in Coppa Italia a inizio agosto, quando battiamo Padova e Verona in una settimana. Stavamo benissimo fisicamente. Lì ho pensato che sarebbe stata una stagione divertente. E la prima vittoria in casa in campionato mi ha confermato quella sensazione”. 

È stato uno dei punti chiave della vostra stagione? 

“Si. Ma credo che in realtà lo snodo principale sia stata la nostra prima crisi. Perché lì rischi molto, soprattutto con una classifica così corta, dove si decide tutto punto su punto. Il 29 dicembre a Carrara perdiamo la nostra terza partita di fila: due settimane dopo vinciamo a Marassi con la Samp. A quel punto ho capito davvero che questa squadra aveva qualcosa di speciale”. 

Si vede anche la mano dell’allenatore in quelle situazioni lì… 

“Sicuramente. Devo dire che ormai allenando in B da un po’ ne ho viste di ogni tipo. La mia è una squadra giovane, composta da tanti ragazzi che venivano dalla Serie C. Credo di aver trasmesso ai ragazzi la giusta calma, affrontando però con serietà il momento e aiutando anche i singoli ad uscirne. Ci sono momenti in cui diventa fondamentale cercare di entrare nella testa dei giocatori”. 

Il messaggio più bello dopo il raggiungimento dei playoff da chi l’ha ricevuto? 

“Dai miei figli e da Pioli. Stefano è stato uno dei primi a scrivermi. Ci lega un rapporto bellissimo, lui è stato mio allenatore a Grosseto e mi ha trasmesso tanto, tantissimo. Ho imparato più da lui che da chiunque altro. È uno dei migliori allenatori italiani al mondo e per me è un orgoglio averci a che fare e potermi confrontare con lui”. 

Lei ha parlato più volte della forza del gruppo del suo Cesena. Ma se dovesse scegliere un singolo, che nome farebbe? 

“Voglio fare due nomi diversi. Il primo è Ciofi, un ragazzo che è a Cesena da sempre e che ha vissuto due promozioni di fila. C’era in D, in C e ha dimostrato di poter stare benissimo anche in Serie B. E poi Klinsmann, grazie a lui abbiamo qualche punto in più. Ha delle qualità incredibili, gli serviva solo trovare fiducia e un po’ di continuità. Credetemi, lo vedrete presto in Serie A”. 

Anche quest’anno è partito in sordina e ha sorpreso tutti. Si può dire sia un po’ il leit motiv della sua carriera? 

“Un po’ sì. Ma perché non sono un allenatore che fa show, oppure uno che fa tanto parlare di sé. Sono molto tranquillo, riservato. Preferisco lavorare e far parlare i risultati. E infatti, se vede, a fine stagione i giudizi delle persone sono sempre molto diversi…” 

Parlando di playoff, la sconfitta subita con il Bari all’ultimo minuto l’ha un po’ segnata? 

“Si, ma non per forza in negativo. È stata una brutta botta, certo, però mi ha pure insegnato tanto. Mi ha anche un po’ cambiato. Ho imparato a guardare avanti e a non rimuginare sul passato. A Bari avevamo creato un qualcosa di magico…” 

Sarebbe stata la prima volta in Serie A per lei. 

“Come le dicevo, non guardo al passato. Penso, anzi, che le cose nella vita tornino e io spero di arrivarci un giorno”. 

Cosa ci vuole per vincere a Catanzaro? 

“In primis, spensieratezza. Finora ci ha sempre portato bene… giocare leggeri, senza pressioni. Ai playoff si azzera un po’ tutto, sono un campionato a parte. Noi cercheremo di far vedere il nostro valore e proveremo a vincere al Ceravolo. Non ci poniamo limiti. È il nostro obiettivo, vogliamo andare in semifinale”.

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