Giorgia Meloni sta lavorando con il presidente francese Emmnuel Macron e il cancelliere tedesco Friedrich Merz per definire una linea comune per il settore automobilistico. La premier aveva dato l'annuncio nel corso delle comunicazioni alla Camera in vista del Consiglio europeo del 26 e 27 giugno. Una iniziativa che secondo alcune fonti europee dovrebbe portare alla messa a punto di una lettera, un documento comune, su competitività ed auto da presentare dopo il voto all'Europarlamento sulla sfiducia a Ursula Von der Leyen.
Una possibilità che però fonti di Palazzo Chigi, interpellate al riguardo, al momento smentiscono con nettezza. Anche se questo non significa - si rimarca - che tali temi non siano al centro degli interessi del governo, con la volontà di trovare soluzioni di comune accordo con Francia e Germania, gli altri due grandi produttori automobilistici del continente.
"Il settore automobilistico europeo sta attraversando una crisi profonda che ci impone di rispondere con coraggio. Il governo lo sa molto bene. Da tempo insistiamo sulla necessità di un radicale cambio di rotta e di un piano per garantire il futuro del settore a partire dal superamento degli assetti più surreali del green deal e per un quadro normativo chiaro e prevedibile", aveva detto Meloni il 23 giugno a Montecitorio aggiungendo: "E' anche grazie al nostro impegno instancabile, dimostrato dal Non Paper insieme alla Repubblica Ceca per una nuova politica sull'automotive, che la Commissione Ue ha presentato un nuovo piano sul settore auto di cui è necessario garantire una rapida attuazione".
L'iniziativa di Italia, Francia e Germania, stando a quanto trapelato nelle cancellerie europee, potrebbe avere avuto un passaggio nelle pieghe del Vertice dei 17 di fine giugno. E stando agli stessi rumors sarebbe nata innanzitutto per concordare una posizione convinta nel settore dell'automotive, segnato dal passaggio all'elettrico e possibile vittima prediletta dei dazi che gli Stati Uniti potrebbe imporre. In questo senso sia l'Italia, sia la Francia sia la Germania da tempo si fanno portatori di una istanza: rendere ancora più flessibili le regole del Green Deal. nel mirino c'è ovviamente lo stop alla vendita di veicoli a emissioni di Co2 nel 2035, diversamente indigesto ai tre governi europei.
L'offensiva di Italia, Francia e Germania, partendo dalle auto potrebbe riguardare più in generale il comparto della competitività. Su questo punto le tre capitali possono sfruttare la sponda della presidenza di turno danese, che ha fatto del rilancio dell'industria europea una delle sue tre principali priorità. La premier Mette Frederiksen è sulla stessa linea di Meloni sulla necessità della semplificazione, vero e proprio mantra anche per la Commissione Ue. Ma la Danimarca ha anche aperto, lasciando la sua lunga tradizione di Paese frugale, all'uso di risorse comuni. Copenaghen vorrebbe ripartire dal Competitiveness Fund, lanciato qualche tempo fa da von der Leyen e rimasto spoglio di risorse. Se ne parlerà già a metà luglio, in occasione della riunione informale dei ministri Ue competenti che si terrà a Copenaghen.
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