McLaren, la rivalità tra Norris e Piastri è troppo rischiosa. Occhio a Verstappen...

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Stella ha scelto due giovani piloti talentuosi e senza trofei in bacheca da far valere. Ma ora il loro potenziale dovrebbe unirsi per contrastare Verstappen

Luigi Perna

Giornalista

22 maggio - 12:53 - MILANO

La bravura di Andrea Stella non si discute. In soli due anni alla guida della McLaren è riuscito a rivoluzionare l’organizzazione della squadra riportandola al vertice della Formula 1. Una sorta di miracolo tecnico-sportivo, considerati i tempi lunghi che servono a creare una struttura vincente composta da mille persone. L’ex nobile decaduta è così tornata a conquistare il Mondiale costruttori nel 2024, ponendo fine a un digiuno che durava da 26 anni, molti di più di quelli che separano la Ferrari dall’ultimo titolo conquistato nel 2008 con Felipe Massa e Kimi Raikkonen. L’accostamento è dovuto, perché Stella arriva da quella Ferrari, è cresciuto come ingegnere accanto al mito Michael Schumacher nell’epoca d’oro dei trionfi del Cavallino, quando al timone dell’azienda c’erano il presidente Luca di Montezemolo e il team principal Jean Todt. Quella cultura di successi gli è rimasta e l’ha portata con sé alla McLaren, un team altrettanto ricco di storia, crescendo nei ruoli fino a diventarne il capo sui circuiti. 

fra passato e presente

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Ma Stella, forte del suo passato, è stato capace anche di maturare convinzioni nuove nell’arco della sua carriera. E così, nel "dream team" che ha costruito a Woking, ci sono aspetti diversi rispetto alla rossa degli Anni 2000, a cominciare dall’idea di affidare la direzione tecnica a una triade di cervelli anziché a un solo leader, sebbene spicchi su tutti il "chief designer" Rob Marshall, delfino di Adrian Newey ai tempi della Red Bull. Però l’elemento di maggiore discontinuità rispetto agli anni dell’epopea Ferrari sembra essere il tema piloti. Stella ha lavorato con Schumi in una squadra che ruotava attorno al campione tedesco. Lui era la prima guida. La seconda, in quel caso Rubens Barrichello, era destinata a raccogliere podi e punti importanti per la classifica Costruttori. Ma le gerarchie erano chiare e inviolabili. 

scuderia diversa, strategia diversa

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Oggi, invece, Stella sorride davanti alla distinzione filosofica fra primo e secondo pilota. Nella sua McLaren ci sono due piloti sullo stesso piano, Lando Norris e Oscar Piastri, liberi di lottare fra loro (è successo anche nel finale della gara di Imola) e puntare entrambi al titolo. Non a caso, li ha scelti giovani, talentuosi e senza trofei in bacheca da far valere. Non ci sono un Hamilton e un Leclerc. Tuttavia la scelta, per quanto apprezzabile sotto il profilo sportivo, nasconde anche dei rischi: due compagni di squadra con la stessa macchina e le stesse opportunità sono potenzialmente anche due rivali che si sottraggono punti a vicenda. Finché si domina nettamente, come capitava alle McLaren di Ayrton Senna e Alain Prost, non c’è problema. Se invece gli avversari sono agguerriti, la questione diventa più complicata. È il caso di Max Verstappen, che continua a insidiare i "galletti" di Stella, facendo la differenza anche con una Red Bull inferiore alla vettura di Woking. Il quattro volte iridato, vincitore domenica del GP Emilia-Romagna con una gara capolavoro, si è riavvicinato a 22 punti dalla vetta. Perciò Piastri e Norris non sono al sicuro. La lezione dell’anno scorso, quando Max la spuntò con l’aiuto degli errori dei due rivali e delle disattenzioni del loro box, brucia ancora. Contro un mastino così, non bisogna sprecare le occasioni, tantomeno farsi la guerra in casa. Chissà se la pace fra Oscar e Lando durerà.

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