Massaggio cardiaco: come si fa, nello Spazio?

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Nelle missioni spaziali di lunga durata occorrerà prevedere procedure e attrezzature per le emergenze mediche. Per una di queste - il massaggio cardiaco - esiste già un protocollo che gli astronauti imparano durante l'addestramento e che permette di eseguire le pressioni salvavita sul torace anche in microgravità. Ma richiede manovre "acrobatiche" e non sempre efficaci, e ora alcuni scienziati hanno proposto un'alternativa.

Massaggio cardiaco in assenza di peso

Quello che comunemente è chiamato massaggio cardiaco è una parte della più ampia e complessa della rianimazione cardio-polmonare (RCP), una procedura di primo soccorso che può salvare la vita a chi si trova in arresto cardiaco o respiratorio. Essa prevede l'esecuzione, appunto, del massaggio cardiaco, cioè di una serie di compressioni toraciche, e della ventilazione artificiale (respirazione bocca a bocca, o bocca-maschera). Ma come si fa a comprimere il petto senza l'aiuto della gravità, cioè senza poter contare sul proprio peso?

Sulla Terra, il massaggio cardiaco va effettuato eseguendo compressioni toraciche profonde 5-6 centimetri e con una frequenza di 100-120 compressioni al minuto. Sulla Stazione Spaziale Internazionale, senza il peso del soccorritore a venire in aiuto, le procedure di rianimazione cardio-polmonare prevedono posizioni insolite, la più nota delle quali è una sorta di verticale: l'astronauta da soccorrere viene posto contro una parete dell'abitacolo e il soccorritore appoggia i piedi su quella opposta, facendo pressione con le mani sul petto del collega, come nella foto qui sotto.

Rianimazione cardio-polmonare: addestramento sulla ISS. © NASA

I test in volo parabolico

Queste manovre, però, difficilmente raggiungono la profondità di compressione desiderabile: e se gli astronauti della ISS partono per le missioni in perfetta salute e costantemente monitorati per eventuali problemi cardiaci, in una missione spaziale di più lunga durata o con rischi maggiori il problema di come effettuare un massaggio cardiaco potrebbe presentarsi in modo più stringente. 

Un gruppo di scienziati del CHU di Nancy, dell'Università della Lorena, dell'Università di Parigi e dell'agenzia spaziale francese ha testato su voli parabolici che simulavano per brevi intervalli di tempo le condizioni di caduta libera sperimentate dagli astronauti sulla ISS diversi dispositivi automatici di compressione toracica, usati sulla Terra in situazioni in cui le compressioni manuali sono difficili. Una tipologia in particolare, il massaggiatore automatico a pistone (che fornisce compressioni e decompressioni al centro del torace mediante una ventosa) è risultato efficace nel raggiungere la profondità desiderata per il massaggio cardiaco.

Un carico aggiuntivo (ma prezioso)

In contesti in cui erogare le manovre di emergenza a mano sia difficile, per esempio perché in assenza di peso, dispositivi meccanici come quello testato potrebbero fare la differenza.

I risultati dello studio saranno presentati a fine agosto al Congresso della Società Europea di Cardiologia a Madrid. In ogni caso, come affermato da Nathan Reynett, tra gli autori dello studio, «spetterà a ogni agenzia spaziale decidere se includere dispositivi di compressione toracica automatica nel proprio kit medico di emergenza. Sappiamo che ci sono altre considerazioni oltre all'efficacia, come il peso e i limiti di spazio».

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