Marco Aurelio Fontana: "Allenamento, alimentazione, concentrazione. Così si diventa campioni"

16 ore fa 1

Il bronzo olimpico ai Giochi di Londra 2012 ci rivela qualche segreto per raggiungere il successo

Sabrina Commis

21 ottobre - 16:07 - MILANO

È stato il primo italiano a vincere una medaglia olimpica nella mountain bike cross country, dopo Paola Pezzo nel femminile, conquistando il bronzo ai Giochi di Londra 2012. Stiamo parlando di Marco Aurelio Fontana, brianzolo che ha costruito il successo con impegno, allenamenti, passione. Oggi è giù dalla bici e noi lo incontriamo a Genova, durante la tappa europea del circuito di urban downhill più spettacolare al mondo, il Red Bull Cerro Abajo

Marco, lei è stato il primo italiano a conquistare una medaglia olimpica nella specialità cross country: che cos’è questa disciplina e perché l’ha scelta? 

"È la disciplina olimpica della bici da fuoristrada. Si corre per circa un’ora e trenta, a giri di cinque, sei chilometri da percorrere più volte: si parte tutti insieme e vince il primo che taglia il traguardo. Una gara di endurance circa novanta minuti in cui occorrono abilità, tecnica, velocità". 

Dalla mountain bike alla bici da strada il passo è breve, ma come ci si prepara al cambio? 

"Il ciclismo è un’attività aerobica, di resistenza, la grande differenza fra bici da corsa e mountain bike è data dalla lunghezza, dalla durata delle gare. Se il Giro d’Italia o il Tour de France hanno tappe lunghe anche 250 chilometri, le mie gare sono di 30-40 chilometri, molto accidentate. La preparazione in termini di velocità è simile, l’allenamento anaerobico e lattacido è uguale, cambia la base aerobica per sostenere lo sforzo di cinque-sei ore in sella". 

È importante l’allenamento "a secco", quello giù dalla bici? 

"Il lavoro in palestra, come in altri sport, è basilare: basti pensare alla preparazione dei piloti di Formula 1, di moto GP. È importante esercitarsi non solo nella disciplina specifica, ma fare tanto esercizio con pesi o a corpo libero. La totalità di interventi aiuta a essere sempre pronti, reattivi in ogni situazione. Oggi la scienza dello sport ha raggiunto livelli elevati nella preparazione". 

In bici si va solo per pedalare o si può fare altro? 

"La bici è un gioco, il ciclismo per me è uno sport ludico, come dare un pallone a un bambino. Il bello è proprio giocare con la bicicletta, divertirsi. Oggi abbiamo diverse discipline, il gravel, la mountain bike, la downhill, o come questa gara (il Cerro Abajo, ndr)  la urban downhill, gare di discese in un contesto urbano con i salti. Ci sono dunque tante cose che si possono fare, non solo pedalare". 

Tanto allenamento, ma anche molta concentrazione: è importante avere un buon equilibrio corpo-mente? 

"Molto, ma lo è anche il momento dell’attivazione: prima di una gara è basilare, quello è il punto massimo. Bisogna saper gestire emozioni e concentrazione, dosarle bene prima del gun goes, quando viene dato il via, esplodendo il colpo di inizio". 

Che ruolo ha l’alimentazione nella vita di un atleta? 

"È fondamentale, è uno dei motivi per cui lo sport oggi ha fatto passi importanti. Le prestazioni che vediamo da atleti diversi, da Pogacar a Sinner, sono date anche da passi importanti, compiuti in base a ciò che si mangia, a quanto si brucia, all’integrazione. Sono convinto che se mangi bene, stai bene e riesci ad avere prestazioni migliori, a più alti livelli". 

È cambiata la sua impostazione di alimentazione e allenamento ora che non compete più? 

"Sì, ora non faccio più la vita da professionista, ma da sportivo. Mi alleno, partecipo a eventi, corro. Il flusso è cambiato, non porto più il mio corpo all’estremo". 

Una curiosità: è vero quello che si racconta sulla sua gara di Londra 2012, l’arrivo senza sellino? 

"Sì, è vera. Ruppi il reggisella, perciò persi la sella alla fine della gara, a un chilometro e mezzo dal traguardo. Mancava molto poco, ma garantisco che è stata una situazione molto difficile, che ha richiesto un impegno fisico notevole".

Leggi l’intero articolo