"Make Cavese Great Again", il docufilm sulla favola del club di Serie C

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Stadio pieno e trasferte-fiume, il regista Marco Curti in 78 minuti (il film è disponibile su Amazon) non racconta solo la magia del calcio di provincia ma anche il senso di appartenenza a un territorio che fa dei cavesi una delle tifoserie più innamorate della propria squadra

Mario Pagliara

Giornalista

26 aprile - 09:25 - MILANO

Per secoli scrittori e pittori hanno cominciato a descriverla e a raffigurarla come la Piccola Svizzera incastrata alle porte della Costiera Amalfitana. E già questo racconterebbe tanto, probabilmente tutto, del suo meraviglioso centro storico, dei suoi portici di origine longobarda risalenti al XII° secolo, unici nel Sud Italia, delle sue colline che tutt’oggi mantengono fede alla vocazione di ospitare le villeggiature di un selezionato turismo internazionale. Poi nel 1919 a Cava dé Tirreni nasce quella che oggi è nota come la Cavese, e da lì comincia a divampare una passione popolare genuina e irrefrenabile che nei decenni è rotolata come una valanga insieme alla storia del pallone. “Make Cavese Great Again” è il primo tentativo cinematografico dettagliato, nei 106 anni di storia del club, di esplorare questo incrocio suggestivo e spettacolare – materia per certi aspetti anche sociologica - che è il cuore della favola Cavese e della magia che inevitabilmente trasmette: quel mix attrattivo tra una torrenziale passione popolare che avvolge la squadra di calcio, il forte sentimento di identificazione che la gente di Cava dé Tirreni vi attribuisce e quel senso di appartenenza a un territorio che fanno dei cavesi una delle tifoserie più innamorate della propria squadra di calcio e della propria città. 

sul piccolo schermo

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La Cavese è l’espressione orgogliosa di Cava dé Tirreni, una cittadina in Campania di 49.754 abitanti (dati Istat al primo gennaio 2025) che non ha il bacino della provincia. Eppure, da queste parti la Cavese è sinonimo di stadio pieno e trasferte-fiume. Il club di calcio è molto più di un club: tra amore e passione, eccessi e sacrifici, è un totem intorno al quale si lega un processo identitario che viaggia tra le generazioni. Il regista romano Marco Curti ne coglie lo spirito, e parte da questa scintilla per provare a trasmetterla sul piccolo schermo (da ieri il film è visibile su Amazon) in quei 78 minuti nei quali opera anche uno sforzo impegnativo: partire dal calcio per raccontare qualche pezzetto della storia della città. “A Cava dé Tirreni c’è un incrocio unico e incredibile tra la passione, l’identità di una comunità e la città – racconta il regista Marco Curti -: la magia-Cavese è il calcio di provincia, è tutto quello che non ti aspetti dalle piccole città e che invece parlano di un calcio meraviglioso ancorato vicino alla gente. È magia perché questo è il cuore del pallone”. Curti riflette: “C’è un legame profondo e viscerale tra la Cavese e il tifoso cavese che si traduce nella capacità di tramandare questo amore tra le generazioni. Non c’è nessuno a Cava che non nasca e non cresca con questa passione nel cuore”. Da queste parti, il motto è “Da padre in figlio”, cucito anche sul colletto della maglia dai colori biancoblù. 

molto più di un club

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E il calcio? Il pallone c’è, è sempre ben presente sullo sfondo. Il film parte dalla vittoria del campionato di Serie D (girone G) nella stagione 2023-2024 sotto la presidenza dell’avvocato Alessandro Lamberti, poi si distende con le immagini nella prima parte dell’attuale campionato di Serie C (girone C) dove gli aquilotti (definizione ripresa dal simbolo della società) hanno centrato con cinque giornate di anticipo l’obiettivo della salvezza tranquilla. “Il ritorno della Cavese in Serie C è il pretesto per ricordare alcune pagine della storia della città”. Così, come ricordano gli autori Carlo Altinier e Marco Curti, “il film è molto più di una storia sportiva”. Curti opera quattro rimbalzi nel passato, dei flashback, per raccontare quattro momenti significativi della storia recente della città. Si ricorda quando è stata una delle capitali italiane della musica rock tra gli anni Ottanta e Novanta: qui si sono esibite tutte le grandi star dell’epoca, dai Pink Floyd a Bob Dylan ai Duran Duran (l’elenco è sterminato), anni ripercorsi nel film da Red Ronnie. Si ripiange l’assassinio della piccola Simonetta Lamberti (cugina del presidente Alessandro) avvenuto il 29 maggio 1982. Simonetta aveva nove anni, era seduta in macchina accanto al papà magistrato Alfonso quando furono affiancati da dei criminali che attentarono alla vita del giudice Lamberti. Un colpo spense la sua giovanissima esistenza. Lo stadio di Cava dé Tirreni porta il suo nome. Il film rivive anche una pagina di festa: quella volta che Biagio Antonacci fu tesserato con la Cavese e giocò la sua prima e unica partita di calcio, l’11 maggio 2003 in Cavese-Vittoria, campionato di Serie D girone I. Immancabile, il film accarezza la pagina più prestigiosa e indimenticata della storia del club. Una spolverata di ricordi su quel Milan-Cavese del 7 novembre 1982 in Serie B, finito 1-2. È una partita tutt’oggi scolpita nell’immaginario collettivo degli appassionati di calcio italiani: 43 anni dopo, è molto più di una partita per un club che è molto più di un club.

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