Il Sudafrica campione del mondo sfiderà anche Italia (2 volte) e Georgia: "Occhio agli azzurri, ricordo bene il sentimento della sconfitta". Il c.t. Erasmus lascia a casa le giovani promesse e intanto c’è chi dice che progetta di restare in sella fino al 2035
Roberto Parretta
26 giugno - 11:35 - MILANO
Pochi giovani e tanta esperienza: è su queste basi che il c.t. Rassie Erasmus ha deciso di puntare per la costruzione dei suoi Springboks in vista della prima parte della stagione internazionale del rugby, guardandola con gli occhi di chi vive nell’emisfero sud. I bicampioni del mondo in carica del Sudafrica affronteranno un primo blocco di partite con una squadra costruita sulle solide certezze maturate nell’ultimo quadriennio: pochissimi esperimenti, se non obbligati a causa di infortuni. Alla Coppa del Mondo del 2027, evidentemente, non si pensa ancora. Anche se quando si parla di Erasmus, il mago della dissimulazione, è impossibile avere certezze. Tra sabato 28 giugno e il 19 luglio gli Springboks affronteranno i Barbarians, due volte l’Italia e infine la Georgia.
critica
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La lunga attesa che condurrà al match con la storica selezione a inviti, per l’occasione diretta dal neozelandese Robbie Deans, ex c.t. dell’Australia, è vissuta in Sudafrica con una certa dose di diffidenza, visto che tutta la stampa specializzata aveva scommesso su scelte ben diverse da quelle invece operate dall’imprevedibile Erasmus. Le numerose assenze, a cominciare dalla talentuosa terza linea Elrigh Low, passando per i piloni Gerhard Steenekamp, Frans Malherbe e Ntuthuko Mchunu, le altre terze Cameron Hanekom, Juarno Augustus e Pieter-Steph du Toit e il centro Lukhanyo Am, sembravano poter spalancare le porte a diversi giovani: per sperimentare, in effetti, le prime quattro partite sembravano ideali, per puntare sull’esperienza poi quando da metà agosto inizierà il Rugby Championship e soprattutto più in là a novembre, quando gli Springboks arriveranno in Europa per sfidare Galles, Francia, di nuovo l’Italia e l’Irlanda. Per il primo camp di preparazione, Erasmus aveva convocato 54 giocatori, ridotti poi a 45 dopo il ritorno in Sudafrica di quelli impegnati nelle fasi finali di Premiership e Urc. Con unanime stupore, però, il taglio ha riguardato anche alcuni ritenuti tra i giovani più promettenti, il mediano di mischia Jaden Hendrikse, il mediano d'apertura Jordan Hendrikse, il trequarti Quan Horn, il tallonatore Renzo du Plessis e l'estremo Ntokozo Makhaza. Così di esordienti ne sono rimasti solo cinque: Neethling Fouche, Asenathi Ntlabakanye, Vincent Tshituka, Cobus Wiese ed Ethan Hooker. Secondo la critica, Erasmus sta sprecando un’occasione per testare giovani talenti nell’ottica della costruzione della squadra che dovrà difendere il titolo mondiale nel 2027, ritenendo le prime quattro sfide più “morbide” rispetto al resto della stagione, aggiungendo che non sarebbe male avere più avanti riposati i vari leader come Eben Etzebeth, Siya Kolisi, Willie le Roux e Handre Pollard. Ora, la critica potrebbe avere senso se non si trattasse di Rassie Erasmus: non a torto ritenuto un vero e proprio genio del rugby, il c.t. degli Springboks potrebbe anche avere scelto di fare l’opposto, ovvero partire con la squadra più esperta per poi inserire nel corso dell’estate volti nuovi in un sistema certamente più collaudato.
i barbarians
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Di solito, Erasmus e il suo staff tecnico studiano in maniera maniacale qualsiasi avversario. Ma con i Barbarians non si può: come giocherà la squadra di Robbie Deans lo si potrà scoprire solo in campo. Di solito i Barbarians sono una squadra a cui piace far correre palla e gambe, giocare un rugby emozionante e spettacolare, con frequenti giocate a sorpresa. Uomo chiave nello staff degli Springboks nello studio dell’avversario è l’irlandese Felix Jones. Uomo chiave nella costruzione della squadra che ha vinto i Mondiali 2019 e 2023, Jones ha passato le ultime due stagioni nello staff dell'Inghilterra, per tornare ora alle dipendenze di Erasmus. “I Barbarians? Non possiamo studiarli come squadra, anche se a livello di individualità - ha spiegato Erasmus - conosciamo benissimo diversi giocatori. Il punto è che, quando si riuniscono, dici loro di adattarsi alle situazioni che troveranno, ma soprattutto di divertire e divertirsi. Se gli calci in mano palloni facili, ti faranno a pezzi. Cercheremo di giocare in modo molto strutturato, a modo nostro, e di arrivare alla fine della partita senza cicatrici mentali, perché è qualcosa che succede quando si cade nella mentalità di una sfida ai Barbarians”. Erasmus parla così perché li conosce bene, avendoli diretti nel 2018 in occasione della vittoria sull’Argentina. Fra gli avversari di sabato prossimo troverà gli All Blacks Sam Cane e Shannon Frizell e le leggende irlandesi Peter O'Mahony, Cian Healy e Conor Murray. “Sono grandissimi nomi e per gli Springboks sarà una grande sfida”.
gli azzurri
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Poi toccherà all’Italia di Gonzalo Quesada, che sfiderà per due volte i bicampioni del mondo, il 5 a Pretoria e il 12 a Gqeberha. “Vi ricordate quando l’Italia ci ha sconfitto?”, ha detto Erasmus ai giornalisti, ricordando il clamoroso 20-18 di Firenze 2016. “Ebbene, io ricordo perfettamente quel sentimento, quindi staremo ben attenti a non cadere nella trappola. Nell’ultimo Sei Nazioni gli azzurri hanno giocato ottimamente le prime due partite, mostrando una grande difesa. Rispetto ai Barbarians, però, avremo la possibilità di studiarli molto bene e non commetteremo di certo l’errore di sottovalutarli”. E a chiudere questo primo segmento estivo, il Sudafrica affronterà la Georgia a Nelspruit.
l'ultimo arrivato
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Detto delle critiche per l’esclusione di diverse giovani promesse in questa prima fase dell’estate, la sorpresa arriva con la chiamata di uno stagionato e poco conosciuto pilone, per altro esordiente: si tratta del 28enne Boan Venter. Che però gli azzurri conoscono molto bene, visto che gioca nell’Urc con l’Edimburgo. Oltre al ritiro di Steven Kisthoff, c’era in fatti da fare i conti con gli infortuni di Frans Malherbe, Trevor Nyakane, Gerhard Steenekamp e Ntuthuko Mchunu, così Erasmus ai veterani Ox Nche e Vincent Koch, ai collaudati Thomas du Toit e Wilco Louw e al jolly Jan-Hendrik Wessels, ha dapprima aggiunto gli esordienti Neethling Fouche e Asenathi Ntlabakanye, poi chiamato a sorpresa Venter. Che, per altro, come du Toit, avendo appena chiuso gli impegni con il club, non potrà essere a disposizione per la partita con i Barbarians: appare ovvio a questo punto che il suo debutto con la maglia degli Springboks avverrà in una delle due sfide con l’Italia. Abram Adrian “Boan” Venter è un pilone sinistro da 124 kg per 187 cm, è nato a Kimberley, ha frequentato la Hoerskool De Aar nei fertili pascoli rugbistici di Bloemfontein e si è fatto un nome come capitano dei Griquas alla Craven Week U18, guadagnandosi la chiamata anche per la squadra delle SA Schools nel 2015. Terminata la scuola, è entrato a far parte del Free State e ha giocato in Varsity Cup con lo Shimlas, per poi entrare nei Cheetahs. Nel 2017 è stato convocato dagli Springboks Junior, poi, chiuso in patria dalla grande concorrenza, ha accettato l’offerta dalla Scozia. Nel gennaio del 2022 è diventato il primo pilone a segnare una tripletta con la maglia di Edimburgo, contro gli Ospreys a Swansea. Dal 2021 ha giocato 80 partite e, per effetto del regolamento internazionale sulla cittadinanza, potrebbe ora indossare anche la maglia della nazionale scozzese. Ecco che allora il sospetto si è fatto largo ed è stato riportato ad Erasmus: “Non lo abbiamo chiamato per impedirgli di giocare con la Scozia”, ha replicato il c.t. “Se convochiamo un giocatore, non è per bloccargli una carriera internazionale. Semplicemente scegliamo i migliori, lui era la seconda miglior opzione sul nostro radar dopo gli infortuni di Steenekamp e Mchunu”. Sarà anche vero, ma di certo c’è che in Sudafrica è ancora mal digerita la fuga in Scozia di grandi talenti come Duhan van der Merwe, Pierre Schoeman, Kyle Steyn e WP Nel. “Non c’entra niente”, insiste Erasmus. “Duhan probabilmente non avrebbe avuto la possibilità di giocare per noi, quindi è bello che si sia creato la sua carriera altrove”. Fatto sta che la chiamata di Boan Venter ha fatto scalpore sia in Sudafrica che in Scozia, ovvero nel paese che ha completato la sua formazione, diventando un punto fermo dell’Edimburgo. Baricentro basso, collo di granito e cosce che "potrebbero trasformare il carbone in diamanti", il suo ingaggio è distruttivo ma ponderato. Ma è più di un semplice specialista della mischia chiusa: è un pilone moderno che, dicono di lui, porta la palla con determinazione "come un rinoceronte e che difende come un orgoglioso flanker". E sarà pure l’ultimo arrivato, al cospetto di tanti campioni del mondo, ma non si limiterà a trascinare da una parte all’altra del campo sacconi e scudi. A volte, qualcuno gli ha suggerito, arrivare in ritardo può anche voler dire che si sono piantate radici più profonde. Intanto quella porta l’ha aperta, ora a Boan Venter non resta che dimostrare di poter restare in gruppo a dispetto delle assenze.
erasmus e il 2035...
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Intanto, tra una critica e l’altra, tra tattiche sempre sorprendenti e una posizione “politica” inattaccabile, sembra che Erasmus stia puntando a una data al momento inimmaginabile: i Mondiali del 2035. Il che porterebbe il suo regno a durare 17 anni. Entrato come direttore tecnico della federazione nel 2018, pur non avendo sempre ricoperto (ufficialmente) il ruolo di capo allenatore, ceduto dal 2019 al 2023 al suo vice Jacaques Nieneaber, Erasmus ha il contratto in scadenza dopo i Mondiali australiani del 2027. La sua carriera da giocatore era stata interrotta da un infortunio dopo 36 caps sotto la guida di Nick Mallett, ha vinto il Tri-Nations e ha conquistato una medaglia di bronzo ai Mondiali del 1999. Nello staff è entrato come specialista tecnico sotto Jake White nella preparazione ai Mondiali del 2007, vinti poi dai Boks, lasciati prima della partenza per la Francia per gli impegni con gli Stormers. E’ stato invece presente ai Mondiali del 2011 in Nuova Zelanda nello staff di Peter de Villiers, per passare l’anno seguente alla direzione dell’alto livello della federazione. Nel 2016 lasciò il Sudafrica per andare a dirigere il Munster in Irlanda, prima di accettare la direzione tecnica degli Springboks, guidati, al netto della formale assegnazione dei ruoli, negli ultimi 8 anni. Senza dimenticare un aspetto che, in un paese che ha vissuto e vive profonde lacerazioni sociali e politiche, è stato fondamentale nel suo percorso alla guida degli Springboks, trasformati da Erasmus da rappresentativa di una minoranza d’elite, a vera e propria squadra del popolo, il riflesso di un Sudafrica unito e democratico.