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"Spesso sarò isolato, dovrò correre con la testa", aveva detto. Ma alla prima difficoltà nella Grande Boucle Remco si è fermato. Pogacar e Van der Poel restano irraggiungibili. E il sogno di vincere un grande giro sta svanendo
Alessandra Giardini
17 luglio - 21:44 - MILANO
Di Remco Evenepoel si continua a parlare coniugando le frasi al futuro, dimenticando che nel presente - oggi, qui - il fiammingo rischia di condannarsi all’irrilevanza. O quanto meno al ruolo di grande incompiuto, alle spalle di quei due là. Che poi, a forza di correre, anche quei due là si stanno trasformando in qualcos’altro: se Jonas Vingegaard non si spiccia a battere un colpo, il Tour de France rischia di andare in archivio prima che finisca la seconda settimana. All’ombra di Tadej Pogacar è difficile splendere per chiunque, ma in questa commedia Evenepoel sembra aver scelto la parte di attor giovane, quella figura che nell’Ottocento faceva sospirare le spettatrici più romantiche ma alla fine inevitabilmente cedeva il passo di fronte all’aura irresistibile del primattore.