La News/Media Alliance,
associazione di categoria che sostiene alcuni dei più grandi
editori negli Stati Uniti, ha criticato una delle ultime novità
introdotte da Google durante la conferenza per sviluppatori I/O
2025. Il riferimento è alla "AI Mode", funzionalità già attiva
negli Usa, che sostituisce i tradizionali risultati di ricerca
con un'interfaccia simile ad un chatbot basato sull'intelligenza
artificiale. Questo, per l'associazione, porterà i navigatori a
spendere più tempo sul motore e meno sugli eventuali
approfondimenti tramite i classici link web proposti nei
risultati, ottenendo risposte che si basano comunque su articoli
e approfondimenti dei media. La reazione più dura è arrivata da
Danielle Coffey, ad e presidente della News/Media Alliance, che
ha detto: 'I collegamenti ipertestuali erano l'ultimo baluardo
della ricerca per garantire traffico ed entrate agli editori.
Ora Google si appropria dei contenuti con la forza e li utilizza
senza alcun ritorno, la definizione stessa di furto'.
L'associazione ha auspicato che gli organi statunitensi
affrontino la questione 'per impedire che un'unica azienda
continui a dominare internet'. Solo qualche giorno fa, Bloomberg
scriveva di un documento interno di Big G, emerso nel corso del
processo antitrust sulla sua posizione dominante nel mercato
delle ricerche, secondo cui il gigante avrebbe deliberatamente
evitato di chiedere agli editori il permesso di includere i loro
contenuti nelle risposte fornite dall'IA. Stando al report di
Bloomberg, gli editori devono escludersi completamente dai
risultati se non desiderano che i loro articoli siano inclusi
nelle funzionalità di intelligenza artificiale.
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