L'altra estate, cinque consigli per combattere la solitudine

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L’estate è spesso sinonimo di riposo, festa e momenti di compagnia in cui è concesso dimenticare le proprie difficoltà quotidiane. Ma non è così per tutti: in alcuni casi, la bella stagione porta con sé anche un vuoto emotivo che può far precipitare in una spirale di solitudine e amplificare un senso di mancanza che rende faticoso anche lo stare bene in mezzo agli altri.

Per i più piccoli, la fine delle scuole significa perdere la quotidianità con i compagni di classe, mentre per gli adulti l’arrivo delle ferie può da un lato rappresentare l’occasione per riposare e passare il tempo con la famiglia, ma dall’altro può significare l’acuirsi di una profonda solitudine. Per le famiglie che non possono permettersi anche solo qualche giorno di vacanza, si amplifica il senso di abbandono, in particolare per coloro che non hanno una rete di affetti stabili con cui condividere le giornate.

Sentirsi soli è una delle forme più diffuse di povertà e nutrire legami autentici è una sfida oltre che un’urgenza dell’anima. Facendo tesoro dell’esperienza maturata, gli esperti dell'Antoniano - realtà che da oltre settant’anni traduce la prossimità in azioni concrete e quotidiane fondate sull’ascolto, sulla condivisione e sulla forza dei gesti semplici - condividono 5 consigli per nutrire legami autentici e combattere la povertà relazionale, anche in estate.

Un incontro reale: invitare qualcuno

In un’epoca in cui si tende a raccontare in una chat tanto di se stessi e di quello che accade nelle proprie vite, la vera rivoluzione è trasformare un incontro virtuale in un invito reale. L’estate è un momento in cui si ha spesso più tempo libero e, quindi, può essere un’opportunità per attività in compagnia: una cena organizzata con poco preavviso, un caffè o una passeggiata insieme sono occasioni concrete di incontro, in cui la parola acquista più valore di uno scambio di messaggi scritti. A questo si aggiunge la possibilità di condividere - magari utilizzando anche gli stessi canali digitali, che diventano così un modo per aggregare le persone - una mappa dell’accoglienza estiva: lo scambio di suggerimenti sui luoghi della città che offrono compagnia, vita sociale o riparo dal caldo, rappresenta un atto concreto di comunità. La creazione di questa rete di informazioni diventa così un modo potente per fare in modo che nessuno si senta solo e per trasformare gli spazi comuni come biblioteche, parchi ombreggiati, centri culturali o oratori in vere oasi di incontro.

Il primo gesto di empatia: rimanere in ascolto

Comunicare è un termine ricco di significato che non indica soltanto l’esprimersi e l’ascoltare distrattamente le parole di familiari, amici o conoscenti. In una società che spinge sempre di più gli esseri umani all’indifferenza, l’attenzione è il primo gesto di empatia verso l’altro: chiedere a qualcuno “Come stai?”, soffermandosi sul significato di questa domanda, manifesta l’intenzione di rimanere in ascolto, prima ancora che di raccontare qualcosa di sé.

Offrire il proprio tempo: un dono prezioso

Il tempo condiviso è un regalo prezioso e lo si può offrire anche a chi non è abitualmente nel proprio giro di amici attraverso il volontariato, un’esperienza che arricchisce e crea un legame tra le persone. E in un momento dell’anno in cui ci si può sentire molto soli, creare delle interazioni aiuta a spostare l’attenzione sull’altro: un gesto semplice, come fare una chiacchierata con la propria vicina di casa, fornisce nuovi stimoli e fa scoprire nuovi interessi. Inoltre, è un buon modo per sperimentare il lavoro di squadra e un’opportunità per conoscere storie e persone nuove.

La città si svuota: creare momenti di comunità per chi resta

I momenti sociali non sono legati necessariamente all’idea di viaggio e vacanza: a volte non è possibile partire, ma questo può essere trasformato in un’occasione per riscoprire il luogo in cui si vive o per visitare un posto mai visto. Sono tante le persone che restano in città e sarebbero felici di partecipare a iniziative che le coinvolgano: un pic nic, una cena di quartiere o un gruppo di lettura possono diventare così facilmente momenti di comunità che acquistano valore per chi accoglie e chi è accolto.

Sentirsi parte di qualcosa: insieme è meglio

Chi si sente solo ha bisogno di sentirsi parte di qualcosa: ascoltare una storia, dare un abbraccio e tendere una mano sono gesti che avvicinano le persone e le rendono davvero libere, dai paragoni e dalle pressioni sociali. Ogni azione che avvicina gli esseri umani tra loro permette di ripensare all’estate come un tempo nuovo, perché la vera vacanza è una condizione dello spirito che spesso si nasconde dietro la semplicità.

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