Decide nel primo tempo un "gollonzo" dell'esterno degli Spurs, i guizzi e i cambi della ripresa non salvano il Manchester United: al termine di una partita brutta tra due squadre nei bassifondi della Premier, festeggiano gli Spurs
Dal nostro corrispondente Filippo Maria Ricci
21 maggio - 23:22 - MILANO
Spurs in paradiso, Red Devils all’inferno a loro caro. Nella Catedral di San Mames la finale tutta inglese è stata decisa da un gol di Johnson (la Uefa lo assegna all'esterno degli Spurs anche se l'ultimo tocco sembra proprio di Luke Shaw), simbolico epilogo di una partita priva di contenuti di gioco apprezzabili. La paura, la confusione, i limiti tecnici. Questo resta della finale di Europa League disputata a Bilbao. Non esattamente lo spot sognato dalla Premier League, che avrà 6 squadre nella prossima Champions: il Tottenham succede all’Atalanta, conquista la sua terza Europa League dopo le Coppe Uefa del 1972 e del 1984, alza il primo trofeo dal 2008 e accompagna nella massima competizione europea Liverpool, Arsenal e due tra City, Chelsea, Aston Villa e Nottingham Forest. Il criticatissimo Ange Postecoglu mantiene fede alla sua traiettoria che lo vuole sempre vincente nel secondo anno su una panchina, lo United che in novembre è passato da Ten Hag a Amorim dopo 9 vittorie e 5 pari nella competizione perde per la prima volta e resta senza Europa nella stagione 25-26.
TANTA ITALIA
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Postecoglu ha detto prima della gara che Son, fermo un mese prima di rientrare nelle ultime due partite, sarebbe stato utile nella ripresa. Senza i creativi Maddison e Kulusevski l’australiano punta sui muscoli di Sarr e Bissouma, il migliore dei suoi con Van de Ven. Nello United Diallo per Garnacho e Shaw per il rientrante De Ligt, fuori Ugarte. In campo due italiani, Vicario e Udogie, e tanti ex della Serie A: Bentancur e Romero da una parte, Bruno Fernandes, Onana, Diallo, Hojlund e Dorgu dall’altra. E poi anche Spence, Zirkzee e Diogo Dalot.
BRUTTO RECORD
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Questa finale di Bilbao è entrata nella storia delle competizioni europee: nelle 180 finali giocate sinora mai si erano affrontate due squadre così in basso nei rispettivi campionati: Tottenham 17°, United 16°, ovvero una somma di 33 per posizioni complessive in classifica, 10 posti in più del precedente record, stabilito nel 1960 tra Barcellona e Birmingham nella Coppa delle Fiere ed eguagliato nel 1988 da Bayer Leverkusen ed Espanyol.
NESSUN TIRO
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La conseguenza: una partita a lungo senza padrone governata dal caos generato da due squadre ferite, impaurite, frenate timorose dei propri errori e chiaramente in attesa del pasticcio di un avversario piuttosto che di un colpo di genio proprio. Tiri ribattuti, portieri sull’orlo di una crisi di nervi, iniziative individuali senza senso, imprecisione generalizzata con la gara congelata dalla tensione per la posta in palio e la prima conclusione verso la porta avversaria ritardata fino al 39’, quando un tiretto senza pretese di Diallo ha chiamato in causa Vicario. E il gol, arrivato 3 minuti dopo, è un atto di fedeltà a tanta povertà: cross di Sarr dalla sinistra, Onana fermo, Johnson che cerca di colpire con la palla che va indietro invece che verso la porta e così facendo sbatte su Shaw e carambola in rete.
L’ACROBAZIA
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La ripresa è rimasta a lungo ingessata, con il Tottenham schierato in blocco bassissimo, catenaccio puro, e lo United in dominio ma incapace di creare pericoli reali. Udogie ha offerto a Solanke la palla del 2-0, sprecata malamente dal presunto erede di Harry Kane, e solo al 68’ si è svegliata la squadra di Amorim: ennesima indecisione di Vicario in uscita, Hojlund colpisce di testa verso la porta vuota ma Van de Ven sulla linea in acrobazia riesce a salvare miracolosamente. Il portoghese fa entrare Zirkzee e Garnacho per il pessimo Mount e l’inutile Hojlund e l’argentino scuote i suoi costringendo subito Vicario a una gran parata.
LAST RESORT
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È una fiammata, perché questo United vive di questo. Momenti, flash, spunti personali. Non c’è gioco e in una partita che ricorda un calcio inglese antico e senza qualità Amorim non ha altre armi che spedire il gigante Maguire a fare il centravanti. Un last resort datato che ovviamente non funziona, anche se nell’assedio finale con 8 minuti di recupero Vicario si oppone con bravura a un colpo di testa di Shaw. Il Tottenham batte lo United per la quarta volta su quattro in questa stagione e alza una Coppa che non brilla. Ma ai tifosi degli Spurs la cosa interessa zero.