“Indomite. Storie di donne controcorrente”: il Trevignano DocStories Festival celebra il femminile

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Dal 7 al 9 novembre 2025 il Cinema Palma di Trevignano Romano ospiterà la terza edizione della rassegna internazionale di documentari, quest'anno interamente dedicata a figure femminili che lottano contro pregiudizi e sopraffazioni.

Le donne che rompono le catene sociali, combattono il patriarcato e trasformano la propria vita con ostinata ribellione saranno le assolute protagoniste della terza edizione del “Trevignano DocStories Festival”. La rassegna internazionale di documentari narrativi, in programma dal 7 al 9 novembre 2025 presso il Cinema Palma di Trevignano Romano, sul lago di Bracciano, si focalizza quest'anno sul tema “Indomite. Storie di donne controcorrente”.

L'edizione 2025 promette un viaggio globale attraverso 10 documentari e due cortometraggi realizzati da cineasti internazionali, tutti incentrati sulle lotte di donne provenienti dai contesti più disparati – da zone di guerra a sistemi giudiziari assenti – che hanno scelto la via della ribellione per dire no a crimini, sopraffazioni e ingiustizie.

Il festival porterà sul grande schermo storie di figure femminili che, pur non essendo eroine nel senso classico, agiscono da protagoniste nel cambiare il corso delle proprie vicende e di quelle della società circostante. Il comitato organizzatore ha voluto esplicitamente focalizzarsi non su donne "vittime", ma su coloro che si sono mosse per imprimere una svolta.

Le protagoniste di queste storie sono Claire, Hanifa, Kathera, Dilovan, Nan, Benedetta, Mariè Josè, Amani, Jackie ed Eureka. Non sono eroine, ma figure femminili provenienti dai più svariati Paesi - devastati dalla guerra, da genocidi, da sistemi giudiziari quasi assenti o dall’inerzia della polizia – che scelgono la via della ribellione, dell’anti-convenzione e della lotta per dire no a crimini, sopraffazioni e ingiustizie. Donne, appunto, controcorrente. Come Claire di “Io, assistente sessuale” di Stefano Ferrari (2016), che accende i riflettori sul tema della disabilità e dell’assistenza ai portatori di handicap: oltre al mondo della pittura e della musica, la protagonista riscopre la delicatezza della sessualità con giovani disabili che va oltre all’egocentrismo dell’approccio sessuale “consueto”. O come Hanifa che in “Angels of Sinjar” di Hanna Polak (2022) racconta la sua promessa fatta al capezzale del padre di riportare a casa le quattro sorelle rapite dall’’Isis e ferocemente torturate come tante altre donne degli Yazidi, un’etnia vittima di genocidio dopo l’occupazione della loro terra da parte dell’Isis.

In “A thousand girls like me” di Sahra Mani (2018) è raccontata la ribellione di Khatera, la prima donna nella storia dell’Iran che ha trascinato il padre in tribunale per impedire che i suoi abusi su di lei restassero impuniti. Nella Kobane distrutta dall’Isis e raccontata da Reber Dosky in “Radio Kobani” un gruppo di donne fa di tutto per riportare nella città martoriata la speranza e la vita attraverso le trasmissioni radiofoniche di una emittente che dà il nome al film.

La forza di Nan Goldin in “All the beauty and the Bloodshed" di Laura Poitras si traduce in una dura battaglia politica e sociale contro con la famiglia Sackler, produttrice di oppiacei che verrà messa al bando dalle istituzioni culturali del mondo.

Beniamino Barrese, figlio della celebre top model Benedetta Barzini racconta, attraverso la telecamera, in “La scomparsa di mia madre” il ritiro dalla scena della nota modella e la ribellione della donna davanti al tentativo del figlio regista di ingabbiarla in una sensibilità e una messa in scena maschile.

Ha 90 anni l’etnologa de “La combattante” di Camille Ponsin, che ogni giorno completa e sostiene le domande di asilo dei rifugiati , mettendo a frutto la propria esperienza di vita. La dottoressa Amani Ballour dirige un ospedale siriano, l’ultimo baluardo di speranza per una popolazione vittima di attacchi chimici e bombardamenti in “The Cave” di Feras Fayyad. Ballour lotta quotidianamente per salvare vite umane, sfidando la carenza di cibo e medicinali.

Rischia tutti i giorni la vita la protagonista di “Ghost Fleet” di Shannon Service e Jeffrey Waldron, una donna thailandese che, insieme con altri attivisti, si impegna a liberare pescatori schiavizzati, uomini fantasma costretti a lavorare per anni alla mercè di capitani senza scrupoli per soddisfare l’insaziabile desiderio di pesce nel mondo.

Come da tradizione, tutte le proiezioni saranno arricchite da un collegamento online o dalla presenza diretta in sala di registi e/o protagonisti, offrendo al pubblico l'opportunità unica di interazione e riflessione.

Un momento di particolare rilievo sarà la masterclass che quest’anno vedrà ospite Kim Longinotto, celebre documentarista britannica nota per il suo impegno nel raccontare storie di donne attive in tutto il mondo. Sarà proiettato il suo film Rough Aunties, sul contributo di un gruppo di donne sudafricane contro la violenza sui minori. La masterclass è pensata per un pubblico di appassionati e giovani interessati alla cultura documentaristica.

Inoltre, il festival si estenderà oltre la sala cinematografica per coinvolgere il borgo con l'installazione artistica “Audio Bus”. Un autobus fuori servizio, parcheggiato nel centro del paese, diventerà uno spazio sonoro immersivo dove saranno condivise interviste e riflessioni raccolte tra la gente comune, con l'obiettivo di evocare una riflessione sui valori femminili nella società contemporanea.

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