Festa del Cinema di Roma, Dario D'Ambrosi: "Presento il mio manifesto d'amore verso la disabilità"

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Il fondatore del Teatro Patologico firma 'Il principe della follia' che racconta il coraggio, la sofferenza e la dignità di chi vive ogni giorno con la malattia e l’esclusione sociale

21 ottobre 2025 | 17.57

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Alla Festa del Cinema di Roma è il giorno de 'Il principe della follia', opera seconda di Dario D’Ambrosi. "Questo mio manifesto d'amore verso la disabilità nasce dall'esigenza di voler raccontare la difficoltà di milioni di persone che vivono la disabilità in Italia attraverso l'attore non professionista protagonista Stefano Zazzera (al fianco di Alessandro Haber e Andrea Roncato, ndr), un disabile con il morbo di Parkinson, che racconta la sua fragilità, la sua immaginazione. Ma, soprattutto, la sua frustrazione. Ed è un po' quello che vivono tutti i ragazzi disabili", racconta nell'intervista all'Adnkronos D'Ambrosi, fondatore del Teatro Patologico. Zazzera "riesce a trasmettere la sofferenza senza mai cadere nel pietismo. Veste i panni di un 'Joker' italiano che non viene celebrato come icona della follia, perché qui la sofferenza è reale, autentica, vissuta sulla pelle. La sua è dunque un’interpretazione magistrale di una condizione psichica", spiega il regista e autore, che riflette sulla situazione in Italia: "Ci sono 17 milioni di persone che soffrono di un disturbo psichico e bisogna davvero fare qualcosa, altrimenti tra qualche anno non saranno più 17 milioni, ma l'intero Paese".

La vicenda trae origine da un incontro realmente avvenuto nel 1979, durante il ricovero dell’autore presso il manicomio 'Paolo Pini' di Milano, dove D’Ambrosi conobbe un giovane uomo affetto da gravi disabilità psichiche e fisiche, segnato da una profonda sofferenza interiore ma capace di trasmettere una forza struggente. A distanza di decenni, quella testimonianza ha preso corpo in un film che non vuole solo raccontare la condizione di un singolo individuo, ma "la tragedia dell’intera famiglia che vive accanto a un figlio con disabilità fisica e psichica". Un aspetto che "spesso viene dimenticato o messo da parte, ma che invece è parte integrante e dolorosa della realtà". 'Il principe della follia' (una produzione Red Post Production) si fa così strumento per "far riflettere le persone sane su come confrontarsi, rapportarsi e accettare il diverso". Per D'Ambrosi "solo guardandosi come uno specchio riusciremo ad accettare non solo la disabilità, ma anche la nostra diversità: in una società veramente malata è difficile distinguere chi è sano e chi invece è malato".

Dal cinema al teatro ("andremo a Broadway e poi a Londra con uno spettacolo sulla Divina Commedia di Dante") per far sì che "la teatroterapia venga riconosciuta come cura psichiatrica. È il modo per salvare i milioni di giovani che soffrono di disturbi psichici", sottolinea D'Ambrosi, che racconta "l'anno straordinario" vissuto: "Abbiamo presentato all'Onu i protocolli sulla teatroterapia. E non si tratta semplicemente prendere un matto e sbatterlo sul palcoscenico, ma bensì dare a loro la possibilità di riconoscere le proprie emozioni, le proprie difficoltà e saperle gestire, questa è la forza della teatroterapia. E poi la nostra ospitata sul palco dell'ultimo Festival di Sanremo e la rappresentazione dei miei mattacchioni della Medea in greco antico, davanti al ministro della Cultura Alessandro Giuli e alla sua omologa greca".

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