In Italia si gioca meno: in Serie A i recuperi più corti d'Europa

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Nel nostro campionato si recuperano in media sei minuti e mezzo a partita, quasi la metà della Bundesliga. Il motivo? Probabilmente manca solo un po' di coraggio

Giovanni Battista Olivero

11 settembre - 11:40 - MILANO

Doveva essere una rivoluzione. La notizia arrivò all'improvviso dal Qatar, in occasione del Mondiale 2022: i recuperi alla fine dei due tempi sarebbero stati molto lunghi. La direttiva, applicata con estremo (a volte eccessivo) rigore in quell'occasione, sarebbe dovuta essere recepita anche nei vari campionati, con l'obiettivo di arginare le perdite di tempo, ma tre anni dopo possiamo serenamente dire che in Serie A la novità non ha attecchito. Il nostro campionato è quello che allunga meno le partite rispetto alle altre top leghe europee. Una differenza netta, considerando le prime giornate di questa stagione: sommando i due tempi, in Italia si recupera complessivamente quasi 6'30'' contro gli 11'42'' della Germania, gli 11'04'' della Francia, i 10'50'' della Spagna e i 10'45'' dell’Inghilterra. La Serie A è ultima sia nel primo tempo (1'38'') sia nel secondo (4'49''). Qual è il motivo? Difficile dirlo, probabilmente manca solo un po' di coraggio. La paura che un gol intorno al 100° minuto (come in Newcastle-Liverpool del 25 agosto, con incredibile successo dei Reds) scateni polemiche è alta, ma sarebbe bello che gli arbitri se ne fregassero e allungassero le partite come richiesto da Collina in occasione del Mondiale. 

minuti di recupero, il caso di napoli-cagliari

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L'impressione è che, da parecchi anni, si vada in automatico quando bisogna decidere quanto tempo aggiuntivo concedere. Facciamo un esempio, prendendo in considerazione proprio una delle tre partite del nostro campionato che finora sono state decise nel recupero: Napoli-Cagliari. L'arbitro era Kevin Bonacina, al quale non vogliamo gettare la croce addosso: è l'andazzo generale che discutiamo, la sua direzione al Maradona serve solo a spiegare meglio la situazione. Quella sera nel secondo tempo le due squadre utilizzano tre slot a testa per le sostituzioni, ci sono pure due ammonizioni e in occasione del cartellino assegnato giustamente a De Bruyne il gioco resta fermo per 1'57''. Se consideriamo i dieci corner battuti, i tanti calci di punizione con relative perdite di tempo e lo stop di quasi un minuto all'87' a causa di un fallo sarebbe stato lecito attendersi un recupero corposo. Lo stesso Bonacina, infastidito per alcune lentezze nella ripresa del gioco, a un certo punto indica in modo plateale al pubblico l'orologio facendo presagire un extratime abbondante. Poco prima che il quarto uomo alzi il tabellone luminoso, l'arbitro fa segno al suo collaboratore di aggiungere un minuto a quanto già indicato. Ci si aspetta allora un recupero corposo e invece vengono segnalati i "classici" cinque minuti: una lunghezza quasi standard nel secondo tempo in Serie A, a prescindere da ciò che accade. Il Napoli vincerà proprio a venti secondi dal 95' e il Cagliari non potrà nemmeno provare a recuperare.

i benefici dell'aumento dei minuti di recupero

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Probabilmente, più che calcolare un forfait in base a quanto accade sul campo (30'' per un cartellino o una sostituzione e così via), bisognerebbe avere il coraggio di andare oltre e di considerare che il gioco è talmente spezzettato che si avverte la necessità di cambiare le abitudini. Periodicamente si accenna al tempo effettivo, argomento che è sempre attuale ma non viene mai affrontato seriamente dalle componenti che potrebbero davvero spingere per introdurlo. Non sappiamo se ci sarà in futuro una svolta in tal senso, ma nel frattempo non c'è nulla di male nell'allungare le partite quando ci si accorge che il gioco viene spezzettato e rallentato per vari motivi. Non ci sarebbe una vera controindicazione: verrebbe punito chi fa il furbo e i cinque cambi dovrebbero anche prevenire un eccessivo livello di stanchezza. Non servono la calcolatrice e il tariffario dei vertici arbitrali per capire che si potrebbe, anzi si dovrebbe osare di più. Le partite si decidono con sempre maggiore frequenza nell'ultimo quarto di gara e la lunghezza di un recupero può davvero fare la differenza. Senza che questo debba essere considerato penalizzante per qualcuno: l'obiettivo è quello di ridurre gli effetti delle perdite di tempo (anche quelle involontarie), di aumentare il minutaggio e possibilmente anche le emozioni.

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