Inzaghi sabato potrebbe confermare solo Sommer e Bisseck in vista del ritorno di Champions. Il Napoli gioca prima, un passo falso potrebbe cambiare qualche scelta
Dal nostro inviato Filippo Conticello
2 maggio - 10:53 - BARCELLONA
Sei giorni appena, meno di una settimana in cui ogni singolo pensiero e ogni grammo di fatica interista saranno finalizzati alla sfida di martedì: il ritorno con il Barcellona è la madre di ogni battaglia, vincerla (il pareggio non basterà) a ogni costo è una missione storica, rischia quasi di sconfinare nella mistica, per come il popolo nerazzurro si sta già preparando al redde rationem di San Siro. Di mezzo, però, già dopodomani, c’è il quartultimo atto di questo campionato vissuto sulle montagne russe. Alle 20.45 arriva a San Siro l’umile Verona, ma questa sfida, decisamente più “umana” rispetto a quella contro l’alieno Yamal, non è certo vissuta come una scocciatura dalla banda di Inzaghi. Il -3 dal Napoli ha tolto qualche speranza di scudetto-bis, ma la ricarica arrivata in Catalogna può risvegliare i sensi anche in campionato: rimontare Conte è complesso, ma non impossibile, anche dosando al massimo le energie. Perché da questo, da un turnover ragionato e profondo prima della semifinale, non si transige. Tra l’altro, Simone non siederà in panchina per la giornata di squalifica patteggiata nel caso ultras e sarà sostituito dal vice Massimiliano Farris che, a sua volta, domenica scorsa contro la Roma, aveva scontato il suo turno di stop. L’idea dello staff resta, quindi, quella di far di riposare il più possibile i reduci di Montjuic: rotazioni quasi “estreme”, al punto che, almeno in teoria, solo due tra i nerazzurri che hanno iniziato in Champions potrebbero partire dal 1’ pure contro i veneti in A: il portiere, Yann Sommer, come ovvio che sia, e l’altro Yann, Bisseck, che deve tamponare dal suo lato all’infortunio di Pavard.
LA MAXI-ROTAZIONE
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A completare la linea difensiva, in mezzo dovrebbe tornare Stefan De Vrij e, accanto a lui, occhio a Carlos Augusto vestito da centrale mancino: sia Acerbi che Bastoni dovranno ritrovare energie e pensare soprattutto a quel mostro dai capelli paglierino atteso come un incubo 72 ore dopo. Costruire un argine a Lamine Yamal è un affare che appartiene all’intera fascia sinistra di Inzaghi, per questo è quasi certo che col Verona non partirà dall’inizio Federico Dimarco, il più frustato dall’imprevedibile spagnolo: Zalewski si candida così alla seconda maglia da titolare nerazzurra, dopo quella del match in casa contro il Cagliari. Dall’altro lato, va preservato il più possibile l’uragano Dumfries, che si è appena scatenato sulla Catalogna, ma che è pur sempre un reduce da oltre 40 giorni di infortunio. Per questo, la fascia destra è destinata ad essere occupata dal sempreverde Darmian, soldato affidabile in ogni occasione.
L’INCASTRO DAVANTI
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In mezzo, la squalifica di Calha, patteggiata per gli stessi motivi del suo allenatore, si somma alla necessità di collocare dentro a una teca sia Barella che Micki, generosi oltre l’immaginabile allo Stadio Olimpico di Barcellona. Se il titubante Kristjan Asllani visto finora è pronto a riprendersi una chance in mezzo, scalpita anche il solito Davide Frattesi, per non parlare di Piotr Zielinski, che manca all’appello dal 1’ dai quarti di Coppa Italia contro la Lazio del 25 febbraio, oltre due mesi fa. Davanti, l’Inter sanguina per la perdita dolorosissima del capitano e riflette già su quale possa essere l’assetto migliore per martedì in un reparto senza Lautaro: di certo, tutto ruoterà attorno a Marcus Thuram, l’uomo del tacco-flash che ha aperto il ballo ieri sera. Il francese, tornato dopo oltre 10 giorni di infortunio proprio contro i blaugrana, lavorerà in chiave Champions, mentre in attacco la coppia sarà scelta in mezzo al trio Arnautovic-Correa-Taremi. Proprio l’iraniano, che ha dato finalmente segni di risveglio in una notte tanto difficile, potrebbe essere riconfermato nel successivo impegno contro i giovanotti di Flick. Ogni idea studiata a tavolino, però, dovrà passare alla prova dei fatti: nello specifico, al primo allenamento di gruppo di domani (oggi solo scarico per chi tornava dalla trasferta) e alla rifinitura ad Appiano sabato stesso. Il livello di profondità del turnover, la possibilità di cambiarne davvero 9 su 11, dipenderà anche da quanto capiterà intorno: l’Inter stavolta gioca dopo il Napoli, se il Lecce dovesse sorprendere il salentino Conte, allora sì che l’appetito potrebbe crescere. E qualche titolare in più potrebbe pure essere rischiato nel tentativo di doblete.