Il cambio automatico a doppia frizione spiegato in modo semplice

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Ha quasi soppiantato del tutto i robotizzati tradizionali: è il cambio automatico a doppia frizione. Il suo segreto è la polivalenza, è una trasmissione a più "anime": ecco perché, come funziona, quali sono i suoi pro e contro

Giuseppe Biondo

3 novembre - 12:36 - MILANO

I cambi automatici a doppia frizione (Dct, dall'inglese Dual Clutch Transmission) hanno debuttato in tempi relativamente recenti nel mondo dell'auto. Volendo sintetizzare al massimo, i Dct sono dei cambi robotizzati con due frizioni piuttosto che una, variazione apparentemente banale ma che all'atto pratico è in grado di fare molta differenza. I cambi a doppia frizione, peraltro, sono trasversali: sono diffusi su automobili di ogni estrazione e genere, dalle semplici utilitarie come la Lancia Ypsilon, alle supersportive come la Ferrari 296 Speciale, passando per le familiari come la sempreverde Volkswagen Passat. Molti costruttori hanno adottato le proprie sigle, tra le più famose ci sono il Dsg del gruppo Volkswagen oppure il Pdk della Porsche, ma dietro ogni acronimo c'è il medesimo concetto alla base. Ecco perché il Dct è un cambio così "trasversale" e come funziona in parole semplici.

COME FUNZIONA

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Il Dct è essenzialmente un'evoluzione del cambio robotizzato in cui vengono utilizzate due frizioni separate: una si occupa esclusivamente delle marce dispari (la prima, la terza, e via dicendo), l'altra invece ha in carico le marce pari (la seconda, la quarta e così via). Ridurre il tutto al raddoppio delle frizioni, però, sarebbe una semplificazione eccessiva: l'automatico a doppia frizione ha infatti due semi trasmissioni indipendenti che lavorano in parallelo. È composto da due alberi primari, uno cavo più esterno e un altro pieno e ovviamente più piccolo al suo interno, ciascuno ancorato ai suoi ingranaggi e alla sua frizione. La divisione dei ruoli consente al cambio a doppia frizione di avere, nello stesso momento, due marce innestate nelle due frizioni: quando la frizione chiusa sta trasmettendo coppia motrice alle ruote, la seconda è aperta ma ha già "pronta" la marcia successiva. In questo modo, nel momento in cui la centralina o il conducente dà l'input, gli attuatori non devono provvedere al cambio marcia come nel robotizzato tradizionale ma, semplicemente, ad aprire una frizione e contemporaneamente a chiudere l'altra. Il passaggio di marcia così è velocissimo (nell'ordine dei millisecondi) e quasi senza interruzioni di coppia motrice.

PRO E CONTRO

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Il cambio automatico a doppia frizione ha dei vantaggi e degli svantaggi.

Tra i vantaggi:

  • Efficienza: È un vantaggio mutuato dal cambio robotizzato: essendo di fatto entrambi simili a un cambio manuale, anche i consumi di norma non risentono in maniera eccessiva del Dct;
  • Flessibilità: L'assenza di un vero e proprio cambio marcia durante il passaggio al rapporto superiore consegna ai progettisti e al conducente (tramite le modalità di guida) la possibilità di avere più "anime" nella stessa auto: cambiate fluide e confortevoli quando occorre, fulminee e aggressive nella guida sportiva. È per buona parte questo il segreto della loro applicazione trasversale nel mondo dell'auto.

Tra gli svantaggi:

  • Costi: La presenza di due semi trasmissioni comporta inevitabilmente un aumento dei costi d'acquisto e di manutenzione, alla luce del fatto che le frizioni da sostituire sono due e le riparazioni possono essere più complesse;
  • Peso: Rispetto a un manuale o a un robotizzato, i Dct, per il raddoppio di alcune componenti e soprattutto in caso di frizioni a bagno d'olio, comportano un aumento della massa talvolta non trascurabile.
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