Com'è la nuova pista del Motomondiale in Ungheria? Binder: "Me la sono studiata con la Playstation". Di Giannantonio: "Pista stretta, mi aspettavo delle vie di fuga più ampie". Bezzecchi: "Le chicane ricordano Imola"
Si torna in Ungheria. Dopo 33 anni. Il GP qui c’è già stato, ha una sua storia, anche senza risalire agli albori pre-Mondiali e alle edizioni degli anni 30 del Novecento, in città, a Budapest. Se ne sono corse due sole edizioni, sul tracciato della Formula1, l’Hungaroring, nel 1990 e nel 1992. Peraltro con una serie di bei successi italiani: Loris Capirossi in 125 nel 1990 (su Honda), Luca Cadalora nel 1992 in 250 (Honda) e nello stesso anno, Alessandro Gramigni, in 125, sulla strada del primo, storico Mondiale dell’Aprilia.
balaton park ring
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Adesso il ritorno è su una pista tutta nuova: il Balaton Park Ring, a un’ora e mezzo di macchina dalla capitale, sulla costa est del lago da cui prende il nome. Circuito voluto e realizzato da una cordata che fa capo a Chanoch Nissany, imprenditore ed ex pilota israeliano che vent’anni fa giusti, qui in Ungheria, a Budapest, in F.1 effettuò le FP1 sulla Minardi, nonché padre di Roy, visto qualche anno fa in Formula 2. Pecco Bagnaia ha definito il Balaton Park “tanto, tanto piccolo, forse il più piccolo del mondo”. Di certo, essendo del tutto inedito, è un circuito che sta generando un bel po’ di curiosità e magari anche qualche speranza in più del solito. Fermin Aldeguer per esempio ha detto: “Siccome partiamo tutti da zero magari posso concedermi qualche chance in più di arrivare alla prima vittoria”.
ducati avvantaggiate
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A dirla proprio tutta non è esattamente vero che i piloti sono allo stesso livello zero. I ducatisti, compreso lo stesso Aldeguer, ci hanno ci hanno girato, in un test privato con le Panigale stradali. E Pecco era andato più forte di Marquez. “La pista è carina”, ha detto Fabio Di Giannantonio. "È stretta, questo sì. Ci sono due o tre chicane che sarà da capire come andranno affrontate con la MotoGP, perché ovviamente la Panigale è molto più morbida. Mi aspettavo delle vie di fuga un po’ più ampie, trattandosi di una pista nuova”. “Averci girato – ha proseguito idealmente Pecco Bagnaia - è un vantaggio enorme, per noi che quantomeno sapremo come affrontarla. Lo si vedrà soprattutto in FP1”. Per capire quanto basterà ascoltare quel che ha detto Brad Binder: “Dopo non so quanti anni ho ritirato fuori la Playstation per provare a vedere com’è questo tracciato”. “Ho guardato i filmati della Superbike”, ha rincarato Marco Bezzecchi, “perché ho pensato che comunque sarebbe stato meglio che non guardare un cavolo”. Il Bez nelle strette chicane del Balaton dice di aver visto qualcosa di Imola.
i confronti
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Aldeguer e Joan Mir invece hanno pensato ad alcuni tratti di Mandalika, oltre che alla prima variante di Zeltweg, dove peraltro Fermin si è esibito in un sorpasso eccellente domenica scorsa. Anche Marc Marquez ha citato il cambio di direzione 2A-2B di Zeltweg. “Di solito – ha aggiunto il leader indiscusso del campionato - l’adattamento a una pista nuova è un mio punto di forza. Nel senso che io vado più in fretta di altri al limite. Ma poi gli altri arrivano. Quando siamo venuti qui con la Panigale dopo i primi giri avevo un secondo su tutti, poi a fine giornata il più veloce non sono stato io”. Un bel modo per non passare troppo da smargiasso. “Alla fine non credo che questo tracciato riserverà chissà quali segreti”, ha detto anche. Ma con un gran sorriso. Il Balaton Park gira in senso antiorario, delle sue 16 curve, ben 10 sono a sinistra. Cioè: sembra fatto apposta per lui.