Guardiola avvisa il City: "Se non mi sfoltite la rosa me ne vado"

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Non è un vero ultimatum, ma Pep traccia la strada. Vuole lavorare con 18-20 giocatori: "Impossibile per la mia anima mandare giocatori in tribuna. Decidano loro chi va e chi resta"

dal nostro corrispondente Davide Chinellato

21 maggio - 12:23 - LONDRA

"Me ne vado. Se non mi riducono la rosa me ne vado". Lo dice con un sorriso Pep Guardiola, col volto triste per l’addio che ha appena dato a Kevin De Bruyne che si illumina per un momento, uno di quelli in cui l’allenatore del Manchester City porta alle estreme conseguenze un concetto, senza pensare che possa succedere davvero, ma allo stesso tempo manda un messaggio chiaro a chiunque voglia ascoltarlo. In questo caso, il messaggio chiaro è che anche nella prossima stagione lui vorrà una rosa ridotta, come l’ha avuta in tutti i suoi 9 anni di trionfi a Manchester, come l’ha avuta fin dai suoi primi passi al Barcellona. La ricetta resta la stessa, anche se questa stagione piena di infortuni e col calendario iper intasato ne ha messo in discussione l’adattabilità al calcio del 2025: Pep vuole 18-20 giocatori con cui lavorare, per il resto c’è la Academy. 

ANIMA

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Per Pep è questione di anima. "Non voglio dover mandare 5 o 6 giocatori in tribuna, non voglio proprio - ha continuato -. È impossibile per la mia anima mandare giocatori in tribuna, non può funzionare". È successo nelle ultime partite, da Lewis e McAtee in tribuna nella finale di FA Cup sabato a Savinho e Khusanov non convocati per la sfida di campionato col Bournemouth. "Sta succedendo perché a gennaio abbiamo aggiunto 4 giocatori - ha raccontato -. Ci sono stati 3, forse 4 mesi in cui facevamo fatica ad arrivare a 11 giocatori, in cui non avevamo difensori ed è stato davvero difficile. Adesso abbiamo recuperato quasi tutti e siamo al completo, ma la prossima stagione non può essere così: come allenatore, non posso avere 24 giocatori di movimento in allenamento e ogni volta ne devo scegliere 5-6 che devono stare a casa perché non possono andare nemmeno in panchina. Non succederà, ho detto chiaro al club che non lo voglio. Devono decidere loro chi va via o chi resta, ma io non voglio 25-26 giocatori in rosa. Se abbiamo infortuni è sfortuna, ma abbiamo i giocatori della Academy e useremo quelli. Ma a livello emozionale non possiamo sostenere una rosa ampia, pensare di creare una connessione tra i giocatori e col gruppo. Ma non possiamo avere giocatori che stanno a casa. Non funziona, mi fa venire il mal di testa: prima del Bournemouth ho passato 45 minuti a spiegare a 6 giocatori perché non erano convocati. Sei giocatori. Così non funziona". 

RICETTA

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Il City, a partire dalla finestra di mercato del primo giugno, continuerà quel restyling già cominciato a gennaio con gli arrivi di Marmoush, Gonzalez, Khusanov e Reis. De Bruyne ha già salutato, nella lista dei partenti ci sono leggende del City degli ultimi anni come Bernardo Silva e Jack Grealish, oltre a Kyle Walker al momento in prestito al Milan ma destinato a rientrare a Manchester solo per i saluti. Il nuovo d.s. Hugo Viana è già al lavoro per dare a Guardiola gli uomini giusti con cui aprire un nuovo ciclo: tra di loro non ci sarà Florian Wirtz, talento tedesco per cui il City ha ritenuto eccessivi i 150 milioni di euro che chiede il Bayer Leverkusen. Anche perché il club non partecipa ad aste, altro mantra della gestione Pep. Come quello che chi non è contento può andarsene, non importa quanto importante. O che la rosa deve essere corta. Su questo Guardiola non transige.  

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