L'argentino ha sbloccato la partita della Juve: non segnava in campionato dall'andata contro i brianzoli. E ha confermato di essere il giocatore su cui la cura del nuovo tecnico ha finora sortito i migliori effetti
dalla nostra inviata Guendalina Galdi
28 aprile - 12:57 - TORINO
Un paio di anni fa Nico Gonzalez aveva detto che uno dei suoi sogni è di giocare in futuro nel River Plate. Tutti nella sua famiglia fanno il tifo per i rivali del Boca e lui non poteva essere da meno. Quando era alla Fiorentina, Martinez Quarta gli "riempiva la testa col River" e Beltran lo stesso, e dall'Argentina un giorno gli spedirono delle maglie biancorosse con il suo nome stampato dietro, tanto per incendiare ancora di più questa passione. La stessa che ieri, dopo il 2-0 della sua Juve sul Monza grazie anche al suo gol, l'ha portato a presentarsi in conferenza stampa col cellulare in mano, acceso e sintonizzato su River-Boca. Ma al di là della tensione per quella partita sentitissima della sua squadra argentina, Nico era raggiante come poche altre volte a Torino; perché aveva vinto e soprattutto perché non segnava da 125 giorni. Dal Monza al Monza, andata e ritorno, un viaggio lunghissimo.
"fuori i denti e i cogl..."
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Il suo River ha vinto il Superclasico e lui prima ancora aveva festeggiato in casa, lì dove i tifosi juventini non gli avevano risparmiato i fischi nei momenti più bui. Ieri invece è stata una festa, anche se la musica è cambiata da circa un mese, ovvero da quando è arrivato Tudor. Che giochi esterno o alle spalle della punta, defilato o soprattutto più centrale ("Posso essere sincero? Lì mi trovo benissimo grazie ai compagni e perché cerco sempre di trovare lo spazio in mezzo e di andare sulla palla"), Nico con il croato sembra rinato. O almeno è il giocatore sul quale la cura-Tudor ha finora sortito i migliori effetti. Corre, sgasa, prova a inventare, gli riescono giocate che prima falliva o nemmeno tentava, ha riscoperto l'affetto di uno stadio che gli ha regalato degli applausi che stava per dimenticare. "Abbiamo fatto una partita bellissima, ora sotto con le altre quattro fondamentali”, dice usando sempre il plurale. Poi chiarisce quanto Tudor abbia lavorato - e stia continuando a insistere - oltre che sulle gambe, sulla testa: "L'allenatore lavora sull'aspetto mentale ogni giorno. Non molla mai. Per il gruppo fa molto bene e lui è molto bravo in questo. Il gruppo aveva bisogno di questa energia, di essere positivo". E ne aveva bisogno anche lui che ha trascorso mesi complicati in cui era diventato la brutta copia del Nico fiorentino, quello costato 33 milioni tra prestito e obbligo. Certo, un gol non cancella le difficoltà precedenti ma da qualche parte l'argentino doveva pur (ri)cominciare. Contro il Monza, nonostante il suo gol e il raddoppio di Kolo Muani, il secondo tempo ha regalato qualche preoccupazione di troppo, complice l'espulsione di Yildiz, ma "abbiamo dato e tirato fuori tutto, denti e cog...". Tanto per ribadire la capacità di Tudor di portare la sua squadra a mostrare gli attributi quando le cose si complicano.
"italiano? lo conosco..."
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Ma guai a sedersi ora, i prossimi 180 minuti contro Bologna e Lazio saranno decisivi, come Nico spera di esserlo di nuovo per la sua Signora. A partire dalla trasferta del Dall'Ara, dove incontrerà Vincenzo Italiano, suo allenatore alla Fiorentina: "Lo conosco bene, so che è già pronto per la Juve. Lo conosco...". La certezza di Nico, anche se i rossoblù ancora non hanno giocato (stasera in campo contro l'Udinese). "Sarà una bella partita da vedere. A loro piace giocare a calcio e anche a noi. Il mister è già pronto e anche noi lo siamo - ha detto con un piglio quasi da leader -. Vogliamo la Champions". Più chiaro di così...