Dalla produzione locale all’export globale: come la Gigafactory di Shanghai è diventata un pilastro della strategia industriale di Tesla, ridisegnando la supply chain e aprendo nuove rotte commerciali dalla Cina verso il mondo
Riccardo Rossi
22 agosto - 19:41 - MILANO

Dal 2019, Tesla si è insediata in Cina con la realizzazione di una Gigafactory all’interno della Shanghai Pilot Free Trade Zone (Sftz). Una mossa calcolata dal fondatore Elon Musk per ritagliarsi un ruolo di primo piano nel florido mercato dell’automotive cinese e ottimizzare i costi di produzione. Per comprendere a fondo la scelta dell’imprenditore ed ex leader del Department of Government Efficiency cercheremo di capire l’importanza della fabbrica, per poi focalizzare le attenzioni sulla struttura di Supply Chain di Tesla in Cina e verso quali Paesi sono esportate le vetture prodotte nella Gigafactory di Shanghai.
1La gigafactory Tesla
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Nell’ottobre 2018, Tesla, vincendo un’asta da 140 milioni di dollari, ha ottenuto dal governo di Shanghai, in locazione cinquantennale, un’area di circa 860.000 m², situata all’interno della Lingang Area della Pudong New Area - parte della Shanghai Pilot Free Trade Zone - dedicata alla realizzazione della Gigafactory di Shanghai. I lavori di costruzione sono iniziati nel gennaio 2019 e si sono conclusi circa nove mesi dopo; mentre la produzione dei veicoli è iniziata a ottobre 2019, con la consegna della prima Model 3 a dicembre dello stesso anno. Questa rapidità nel completamento della Gigafactory di Shanghai è stata in parte favorita da un prestito garantito quinquennale di 1,4 miliardi di dollari concesso dalle principali banche statali cinesi a un tasso di interesse pari al 90% del tasso di riferimento annuale cinese, con una parte della linea di credito destinata al rifinanziamento di un debito esistente di 3,5 miliardi di Yuen e il resto destinato alla costruzione e all’operatività.

Dal punto di vista industriale, la concessione da parte del governo di Shangai a Tesla di costruire la Gigafactory all’interno della SFTZ-istituita nel 2013-, ha garantito alla casa di Elon Musk due vantaggi principali. Innanzitutto, dal 2019 al 2023, Tesla ha beneficiato di una tassazione del 15%, inferiore alla soglia nazionale cinese del 25%. In questo modo, secondo il The Guardian, Tesla è stata la prima casa automobilistica straniera a insediarsi stabilmente nel mercato automotive cinese. Il secondo vantaggio ottenuto dalla casa americana nel realizzare la fabbrica all’interno della Sftz, rimanda alla possibilità di utilizzare l’efficiente rete infrastrutturale della Repubblica Popolare Cinese per esportare le vetture prodotte (Model 3 e Model Y) verso i mercati dell’Australia, della Nuova Zelanda e dell’Europa. Negli ultimi anni, Tesla ha posto particolare attenzione allo Yangshan Deep-Water Port, per la sua vicinanza alla Gigafactory di Shanghai e alle principali rotte commerciali marittime dell’Asia-Pacifico, in primis la Via di Malacca. Questa valutazione del colosso automobilistico americano è confermata dal progressivo incremento dei traffici: dal 2023 al 2024, il porto in acque profonde di Yangshan ha visto crescere il traffico annuale di container da oltre 25 milioni di Teu nel 2023 a oltre 26 milioni di Teu l’anno successivo.

2La produzione e catena di approvvigionamento
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Dall’ottobre del 2019, la Gigafactory di Tesla è diventata il più importante hub di produzione ed esportazione dell'azienda americana, oltre a essere uno degli stabilimenti più importanti al mondo per l’assemblaggio di veicoli elettrici (Ev). Questa valutazione trova le sue spiegazioni considerando il numero di vetture assemblate annualmente e la complessa rete di supply chain che Tesla ha creato negli ultimi sette anni.
La capacità produttiva
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Nel 2021, la Gigafactory di Tesla a Shanghai disponeva di una capacità produttiva annua di circa 500.000 veicoli e ha chiuso l’anno con una produzione effettiva prossima alle 450.000 unità, riferita alla berlina Model 3 e al crossover Model Y. Questo risultato ha spinto la casa americana a presentare, a dicembre 2021, un piano di investimento di 187.91 milioni di dollari per ampliare la produzione e assumere 4.000 nuovi dipendenti, in aggiunta ai 15.000 già presenti. Nel 2022, gli investimenti effettuati l’anno precedente hanno portato la produzione a 710.865 vetture (circa 22.000 a settimana), per un valore di 26,4 miliardi di dollari. Secondo la Commissione municipale per l’economia e l’informazione di Shanghai, ciò rappresentava il 23% della produzione automobilistica totale della città.

Nel 2023, la Gigafactory ha prodotto tra le 700.000 e le 800.000 vetture, raggiungendo a novembre il culmine di 90.802 veicoli tra Model 3 e Model Y. Nel 2024, secondo Reuters, i dati della China Association of Automobile Manufacturers (Caam) hanno mostrato che la produzione si è attestata a 49.498 unità a marzo e 36.610 veicoli ad aprile, con cali rispettivamente del 17,7% e del 33% rispetto al 2023. Nell’ottobre dello stesso anno, la fabbrica ha consegnato 68.290 veicoli, di cui 40.000 destinati al mercato cinese, superando complessivamente i 3 milioni di unità prodotte in meno di cinque anni. A livello globale, Tesla ha prodotto circa 1.773.443 veicoli nel 2024, con la Gigafactory di Shanghai che ha contribuito per oltre il 40% del totale. Questo risultato ha spinto Elon Musk ad avviare, per la prima volta fuori dagli Stati Uniti, la costruzione di una fabbrica di Megapack nell’area di Lingang (Shanghai). L’impianto, realizzato in sette mesi (da maggio a ottobre 2024) per un costo di 202 milioni di dollari, si estende su 200.000 m² ed è progettato per produrre circa 10.000 unità l’anno, pari a circa 40 GWh di capacità di accumulo energetico.
Da dove arrivano i componenti
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Dall’avvio della produzione a ottobre 2019, Tesla ha sviluppato una rete di supply chain all’interno della Repubblica Popolare Cinese che, alla fine del 2024, comprende oltre 400 fornitori di primo livello (Tier-1), di cui oltre 60 integrati nella rete globale dei fornitori. Queste aziende cinesi, per lo più localizzate nell’area manifatturiera e tecnologica del delta del fiume Yangtze, forniscono alla casa americana oltre il 95% dei componenti semi-lavorati necessari all’assemblaggio di una Model 3 o Model Y: pacchi batterie, moduli di trazione elettrica, i cablaggi, le unità di controllo centrale, i sistemi interni, ecc.. Di seguito riportiamo alcuni accordi conclusi negli ultimi cinque anni tra Tesla e alcune realtà cinesi.

- Ganfeng Lithium, Tianqi Lithium e Shanshan. sono tre grandi aziende operative nel comparto dell'estrazione del litio, nella raffinazione del carbonato/idrossido di litio e nella produzione di materiali per anodi/catodi. Di particolare importanza è l’accordo, con valenza triennale, firmato a novembre 2021, da Tesla con Ganfeng per la fornitura dell’idrossido di litio necessario per la produzione delle batterie.
- FinDreams Battery. A marzo 2024, FinDreams Battery (filiale del colosso cinese dell’auto Byd) ha stretto una partnership con Tesla per la fornitura di celle di batterie nella nuova Megafactory di stoccaggio Megapack. Il contratto è stato stipulato dal costruttore americano per sopperire al il 20% della domanda di celle dell’impianto Megapack.
- Contemporary Amperex Technology Co. Limited (Catal). Fondata nel 2011, è una delle principali compagnie cinesi operative nel settore delle batterie agli ioni di litio per veicoli elettrici. A febbraio 2020, Catl ha firmato con Tesla un accordo biennale, entrato in vigore da luglio 2020 a giugno 2022, per la fornitura di batterie secondo le necessità produttive indicate dalla casa americana. Nel giugno 2021 l’accordo è stato prolungato fino alla fine di quest’anno.
Per Tesla la creazione di un’efficiente rete di supply chain costituisce un asset fondamentale nel processo di ottimizzazione dei costi di produzione, indispensabile per mantenere un elevato livello nel mercato dell’auto elettrica cinese e consolidare la propria presenza tra i principali player del settore.

3Dove sono esportatate le tesla
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Nel 2024, sul totale dei 1.773.443 veicoli prodotti globalmente circa il 40% proveniva dalla Gigafactory di Shanghai; dunque, diventa fondamentale porsi la seguente domanda: le vetture realizzate in Cina dove sono esportate? La maggior parte sono dirette verso i principali mercati dell’Asia-Pacifico (Australia, Giappone e Corea del Sud) e il continente europeo. Di seguito focalizzeremo prima l’attenzione verso l’Asia-Pacifico per poi dedicarci al Vecchio Continente. All’interno della regione dell’Asia-Pacifico, nel 2024, secondo la rivista The Driven l’Australia era il Paese che aveva importato il maggior numero di Tesla (107.000), di cui buona parte prodotte nello stabilimento di Shanghai. A questo dato la rivista australiana ha rilevato che nel corso di quest’anno 3.000 Tesla con la postazione di guida a destra sono state caricate al terminal Nangang di Shanghai per essere inviate a Canberra.
Nel 2024, Tesla ha aumentato la presenza nel mercato delle auto elettriche sudcoreano, contrastando la storica e forte presenza dei due colossi nazionali: Hyundai e Kia. In questo processo, CarIsYou (un importante osservatorio del mercato automobilistico sudcoreano) ha rilevato che il 98% delle Model 3 e Model Y vendute in Corea del Sud erano prodotte nella Gigafactory di Shanghai. Nel caso del Sol Levante, nella prima metà del 2024, le vendite di Tesla erano aumentate di circa il 70% rispetto all'anno precedente, raggiungendo le 4.600 unità, ma non vi sono evidenze sull’importazione di vetture Model 3 o Model Y importate dalla Gigafactory di Shanghai.

Nel 2025, le vendite di Tesla in Europa hanno subìto un calo, in parte influenzato dalla crescente concorrenza dei produttori cinesi, in primis Byd. Nel caso del mercato italiano sono state registrate l’immatricolazione di 6.925 veicoli, con una diminuzione del 35% rispetto allo stesso periodo del 2024. In questa situazione di crisi che sta attraversando la casa di Elon Musk sul mercato europeo non vi sono dati ufficiali che indicano l’importazione di Model 3 e Model Y prodotte nello stabilimento di Shanghai.
4Conclusioni
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In base a quanto discusso nel corso dell’articolo, possiamo affermare con certezza che la Gigafactory e la fabbrica di Megapack sono diventate centrali nella strategia industriale di Tesla, volta a consolidare la propria posizione sul mercato globale dell’auto elettrica e, al contempo, a ritagliarsi un’importante quota del mercato automotive cinese, attualmente in rapida espansione. Se da un lato la strategia di Elon Musk permette un aumento dei profitti di Tesla, dall’altro ha portato la sua azienda a legarsi indissolubilmente con il settore dell’indotto della Repubblica Popolare Cinese. Quest’ultimo fenomeno si pone in contrasto con lo slogan di Donald Trump “Make America Great Again” e indirettamente favorisce la crescita dei comparti ad alta tecnologia cinesi, in conformità a quanto stabilito dal Made in China 2025. Un progetto, presentato nel 2015 da Xi Jinping, pone l’obiettivo di trasformare la Repubblica Popolare Cinese nel Paese leader nei settori industriali ad alta tecnologia. Da questo presupposto sono state definite le basi degli attuali ingenti piani d’investimento delle principali aziende automobilistiche cinesi (Byd, Chery, Saic e Geely) per conquistare i mercati occidentali, attraverso la progettazione e realizzazione di vetture elettriche, ibride e plug-in hybrid.