Orgoglio e commozione, dagli ex campioni alle istituzioni.
L'Italia su stringe nell'omaggio a Nino Benvenuti, pugile campione olimpico di Roma '60 scomparso a 87 anni: alla camera ardente allestita nella Salone d'Onore del Coni hanno sfilato in tanti, sportivi, presidenti e amanti della boxe per ricordare e celebrare una leggenda che ha fatto grande l'Italia.
Ai piedi della bara i suoi guantoni, quelli che lo hanno reso un mito sul ring, intorno i familiari, il presidente del Coni Giovanni Malagò, Andrea Abodi, ministro per lo sport e i giovani, Luciano Buonfiglio, presidente della Federcanoa, Flavio D'Ambrosi, numero uno della Federpugilato, Franco Carraro e Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute.
"Ha accompagnato intere generazioni, è stato campione del mondo in due diverse categorie. C'è sempre qualcosa di epico nelle sue gesta. Era proprio bello, anche con quella sua personalità, con quel suo stile. Ai giovani che non lo hanno visto combattere dico che è stato un grande esempio di sacrificio, dedizione e stile", le parole di Malagò.
Commosso anche il ricordo di Abodi che sottolinea come Benvenuti "entra nel pantheon degli immortali, ovvero in quelle figure che abbiamo il piacere di ricordare per farlo conoscere alle giovani generazioni di oggi. Figure che hanno fatto la storia dello sport e che si associano alla capacità di essere italiani nel senso più ampio del termine". Presenti diversi esponenti del mondo della boxe come Giovanni De Carolis, attuale dt delle nazionali italiane di pugilato, Emiliano Marsili, Emanuele Blandamura e il segretario generale della Fpi Walter De Giusti, oltre a Gianfranco Fini che sottolinea di non avere "solo ricordi legati a ciò che ha rappresentato per lo sport e il pugilato, non solo quelli relativi al suo amore per l'italia e il tricolore e per la sua terra, ma anche più personali perché l'ho sposato io, nel 1998. È stato un grande uomo".
A ricordarlo, poi, anche la figlia, Nathalie Bertorello, che ha voluto ringraziare tutti per "l'affetto che ho riscontrato per mio padre". Così come Abdon Pamich, marciatore che vinse l'oro alle Olimpiadi di Tokyo del 1964, stessa terra d'origine di Benvenuti, che ammette come il campione "onorava la boxe nel modo migliore. Tutti lo rimpiangiamo perché con lui abbiamo vissuto un'epoca che ci ha entusiasmato rendendoci felici" e Federico Roman, cavaliere italiano che vinse l'oro nel concorso completo individuale a Mosca 1980 che sottolinea le origini comuni: "Nino era esule, i miei genitori erano esuli dell'Istria, lui era di Isola d'Istria ed era venuto a Trieste dopo la guerra. 'Noi di la', si dice dalle nostre parti, abbiamo voglia di essere meglio del giorno prima, non pensare agli altri ma migliorare noi stessi". Domani si terranno i funerali a Roma, nella Chiesa degli Artisti a Piazza del Popolo, l'ultimo saluto a una delle icone dello sport italiani destinata a rimanere immortale.
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