Dovrebbe essere questa la formazione stasera a Como. Calhanoglu e Dimarco nel 3-4-3 già visto a Torino: il tecnico, squalificato e in tribuna, vuole fare pressione sul Napoli. Ma fa turnover pensando alla Champions
Forse hanno ragione gli spagnoli, il confine tra ragione e cuore è sottile. Razon oppure corazon, giusto due lettere in più o in meno, cosa vuoi che cambi, cosa vuoi che sia. Chissà se pure Simone Inzaghi deve averlo pensato così, questo avvicinamento a Como-Inter, una partita che vale il 16% di possibilità di vincere lo scudetto. Sedici per cento, già, come le volte (4 su 24) in cui all’ultima giornata chi partiva dietro poi ha fatto il giro di campo per festeggiare. Ecco, qui è il cuore. E l’altro 84%? È la ragione che chiama. E ti ricorda che tra otto giorni - mica chissà quanti - c’è una finale di Champions League con il Psg. E allora calma. E allora anche le scelte di formazione vanno fatte di conseguenza.
scelte
—
Così, con la ragione, si spiega l’indicazione dell’undici che il tecnico, stasera in tribuna perché squalificato, schiererà a Como. Premessa doverosa: le possibilità di qualche variazione nella mattinata di oggi, con l’ultima seduta ad Appiano, vanno contemplate. Ma ieri tutto portava a una formazione con soli tre potenziali titolari della finale di Champions regolarmente in campo: Sommer, Calhanoglu e Dimarco. Gli altri a guardare dalla panchina. E magari ad aspettare anche buone notizie 820 chilometri più a sud, Napoli, stadio Maradona. La curiosità è anche tattica: come a Torino due settimane fa, Inzaghi è orientato a proporre il 3-4-3 che tanto effettivamente era piaciuto, con Zalewski sulla stessa linea di Taremi e Correa. In panchina la ThuLa: sì, anche Thuram, oltre al Lautaro in cerca di rodaggio di cui parliamo nel pezzo a fianco.
voglia
—
Le scelte non ingannino. Perché quel 16% va onorato. Perché Inzaghi ne sa qualcosa, avendo vissuto da protagonista sia il 2000 sia il 2002. E perché sono già sufficienti i rimpianti per il pareggio con la Lazio, per poter pensare di aggiungerne altri. Basta così. Vinciamo e vediamo, non voglio la testa altrove: questo il logico pensiero che il tecnico ha trasferito ai suoi lungo questa settimana. Accompagnato anche dalla voglia di una partenza lanciata in campo: della serie, se c’è una possibilità in più di mettere pressione al Napoli è quella di andare subito in avanti nel risultato. Basterà? Forse no. Ma il concetto è semplice: se non ti metti nelle condizioni che possa bastare, di sicuro il ribaltone non accadrà.
leader
—
E poi c’è chi ha fatto la sua parte, negli ultimi giorni. Perché Inzaghi è stato spalleggiato dal gruppo storico dello spogliatoio, quelli che questo ciclo vincente del club nerazzurro l’hanno visto nascere. Bastoni, Barella, Darmian, De Vrij e Lautaro: ecco i cinque giocatori che con l’Inter hanno vinto due scudetti, il primo proprio con quel Conte che oggi vorrebbero beffare. Sono stati loro, Lautaro e soci, a spronare il gruppo, a mantenere un livello di concentrazione elevato. È un discorso che ha una doppia valenza, del resto: per lo scudetto che si decide oggi, certo, ma anche in ottica Champions la tensione va mantenuta alta, quantomeno a un livello accettabile, che la spina sia ben attaccata alla presa ecco. Un richiamo non banale: nel secondo tempo con la Lazio, al netto di una direzione arbitrale contestata, l’Inter ha abbassato il suo livello di gioco e s’è visto.
rabbia
—
Inzaghi è allora lì che balla sul filo. La rabbia post Lazio ancora non gli è passata, chissà se stasera, comunque vada, avrà voglia di polemizzare. Oppure di puntualizzare qualche dichiarazione che in questi giorni poco gli è piaciuta. Ma poco conta, almeno fino a stasera. L’Inter vuole restare aggrappata al sogno. E se lo è ripetuto anche ieri sera nel ritiro di Appiano, 20 chilometri scarsi dallo stadio Sinigaglia. Alla voce rimpianti sarebbe bene non segnare nel calendario il 23 maggio: hai visto mai che a un certo punto della serata non si senta il bisogno di tirar fuori lo champagne in riva al lago.