Durata o regolarità: cosa è più importante per un buon sonno?

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Alcuni ricercatori hanno monitorato per 7 anni le abitudini notturne di 88mila persone, analizzando il legame tra sonno e rischio di malattie 

Eugenio Spagnuolo

22 agosto - 12:30 - MILANO

La valanga di consigli sul modo giusto di dormire spesso si concentra sul tempo, come se bastasse raggiungere la fatidica quota delle otto ore per stare in salute. Ma forse ci siamo persi qualcosa per strada. Uno studio, appena pubblicato su Health Data Science, invita a rivedere le nostre certezze: non è solo quanto dormiamo che conta, ma soprattutto quando e con che regolarità. 

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I ricercatori dell'Università di Pechino hanno analizzato i dati di oltre 88mila adulti della Biobanca del Regno Unito per quasi 7 anni, attraverso dispositivi che monitoravano il sonno in modo oggettivo. È venuta fuori una mappa dettagliata che collega abitudini notturne e 172 malattie diverse, dove le sorprese non mancano. Prima fra tutte: la regolarità del sonno emerge come fattore cruciale, spesso più importante della durata. Andare a letto dopo mezzanotte e mezza aumenta di 2,57 volte il rischio di cirrosi epatica. Avere ritmi circadiani instabili fa schizzare le probabilità di gangrena di 2,61 volte. Numeri che fanno riflettere su quanto sottovalutiamo l'importanza di orari costanti. "I risultati ribadiscono l'importanza, spesso ignorata, della regolarità del sonno", spiega il professor Shengfeng Wang, autore principale dello studio. "È ora di ampliare la nostra definizione di buon sonno oltre la semplice durata". 

Lo studio demolisce anche un'altra convinzione diffusa: che dormire troppo faccia male. Ricerche precedenti avevano collegato le nove ore di sonno a ictus e malattie cardiache, ma i dati, in realtà, raccontano una storia diversa. L'associazione tra sonno prolungato e problemi di salute si è confermata per una sola patologia. Il segreto sta nella differenza tra tempo passato a letto e sonno effettivo. Il 21,67 per cento di chi pensava di dormire molto, in realtà riposava meno di sei ore. Spesso confondiamo il girarci e rigirarci tra le lenzuola con il sonno vero e proprio. 

I ricercatori hanno infine identificato i processi infiammatori come possibile anello di congiunzione tra cattive abitudini notturne e malattie. Più del 20 per cento del rischio di sviluppare 92 patologie dipenderebbe da un sonno irregolare o insufficiente. Un dato che restituisce al riposo notturno il peso che merita nella prevenzione. Prossimo passo: capire se intervenire sui ritmi del sonno possa davvero cambiare il decorso delle malattie croniche. Nel frattempo, forse vale la pena ripensare alla sveglia sempre alla stessa ora non come una seccatura, ma come medicina per vivere più a lungo.

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