Il numero 1 del mondo si impone 6-4 7-5 7-6 contro il campione serbo. Domenica affronterà Alcaraz: non era mai accaduto nell'atto conclusivo di uno Slam
Luigi Ansaloni
6 giugno 2025 (modifica alle 22:59) - MILANO
La finale più attesa è servita. Jannik Sinner contro Carlos Alcaraz, i primi due giocatori al mondo finalmente l’uno contro l’altro nell’ultimo atto di uno Slam. A regalarcelo è questo Roland Garros 2025, con insindacabile verdetto delle due semifinali. L’azzurro e lo spagnolo sono, in questo momento, di un’altra categoria, con buona pace del pur eccezionale Lorenzo Musetti e di un infinito Novak Djokovic, che a 38 anni è sempre lì ma Sinner forse questa sera gli ha fatto capire, una volta per tutte, che con lui in giro lo Slam numero 25 per il serbo rimarrà quello che è ora: un sogno. Eloquente il punteggio finale: 6-4 7-5 7-6 (3) in 3 ore e 13 minuti, e non è stata certo la migliore versione del n.1 del ranking. Contro Alcaraz dovrà fare di più. Dopo 49 anni, dunque, ci sarà un italiano in finale nel singolare maschile a Parigi, da quel magico 1976 trionfale di Adriano Panatta. Per il numero uno del mondo (lo sarà di sicuro anche dopo la fine di Wimbledon) è la terza finale Slam consecutiva (come lui solo Djokovic, Nadal, Murray e Federer negli anni 2000), la quarta in totale (eguagliato Nicola Pietrangeli) e un’imbattibilità nei majors che dura da 20 partite, settimo posto all time con Borg e McEnroe. Mostruoso.
la partita
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C’è vento, tanto vento, sullo Chatrier, con Nole che si guarda intorno chiedendosi perché non si giochi col tetto chiuso, ma è un torneo outdoor e il regolamento è chiaro. Se non piove, niente da fare. L’inizio è teso da parte di entrambi, con Djokovic che testa la reazione sulle palle corte di Sinner e Jannik a prendere confidenza con quello che gli sta attorno, soprattutto di dritto, ma senza problemi. L’equilibrio dura poco. Sul 2-2 arriva il primo strappo del numero uno del mondo: da fondo l’azzurro è nettamente superiore, soprattutto dalla parte del rovescio, solido e granitico, Djokovic prova a spezzare il ritmo con le smorzate ma con scarsi risultati. Prima palla break che Jannik converte, anche grazie ad un liscio di Nole. Sinner prende in mano le operazioni e conquista 8 punti di fila, il Djoker cerca di arginare la differenza in campo con ogni “trucco” possibile, ma per lui è dura. Sinner ha due palle del doppio break, il serbo si salva e allunga il parziale, ma può solo fare quello. Jannik col servizio fa quello che deve pur col 45% di prime (ma con l’89% di punti convertiti) e primo set chiuso 6-4 senza troppo sforzo.
secondo set
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Sull’1-0 Djokovic, Sinner è costretto per la prima volta nel match ai vantaggi. Il serbo prova smorzate, cambi di ritmo, accelerazioni, ma non c’è niente da fare per l’ex n.1: dopo qualche scambio deve “uscirne” perché il ritmo, per lui, oggi, è troppo alto. Nei suoi limiti attuali, però, è un ottimo Djokovic, specie al servizio, che lo mantiene a galla. Sul 2-2 Sinner ha la prima palla break del set, ma Nole è bravo ad annullarla e andare sul 3-2. Sul 3-3 una smorzata regala a Sinner la seconda palla break del match, e stavolta Nole la butta via lunga perdendo il servizio. Non è comunque uno Jannik versione deluxe (tutt’altro) specie di dritto, con continue (inspiegabili) scivolate ma tanto basta per tenere sotto controllo senza patemi il 24 volte vincitore Slam. Ma Nole è Nole, e lo sarà sempre. Sul 5-4 e servizio per chiudere il parziale, Sinner gioca passivo, troppo passivo, e Djokovic lo castiga come ai bei tempi: 5-5 e set riaperto. L’illusione per il popolo serbo dura poco, un attimo: Nole non chiude il game da 40-15, regala tanto e Jannik con uno schiaffo al volo si riprende il break di vantaggio. E stavolta non sbaglia. L’azzurro conquista il secondo parziale con due ace, pesantissimi, piazzati nel momento migliore. La prova della superiorità di Jannik è racchiusa in un 7-5 ottenuto con un “misero” 47% di prime messe in campo, e con una resa diversa da quello del primo parziale (65%).
terzo set
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Djokovic sa perfettamente che la partita è chiusa, che c’è il K2 da scalare a mani nude, ma non è tipo da arrendersi e si procura una palla break sull’1-1, subito disinnescata da Sinner. Che ne ha due sul 2-2, ma Nole si salva. Si arriva senza grossi sussulti al 5-4 per Djokovic, quando Jannik incappa in un altro turno no col servizio: 15-40 e due set point Nole. Il primo lo salva con un dritto e uno schiaffo al volo, il secondo con una prima vincente. Non basta, ce n’è anche un terzo, ma che Nole butta via largo, dimenticandosi di essere un killer. Sul 40-40 c’è un punto contestato, con Djokovic non troppo convinto della chiamata (palla larga) e Jannik che “risolve” la situazione, spiegando al serbo la decisione, che finalmente accetta. Dopo un game infinito, però, è 5-5. Nole tiene il servizio e sul 6-5 parte la “ola” dello Chatrier. Meritata. Si va al tie break. Subito minibreak Jannik, Djokovic si produce nel replay del mitico “smashonzo” sullo Chatrier (ricordi, Nadal?) buttando via un punto facile. Si va verso la fine in un attimo, quattro match point Jannik, ed il secondo è quello buono, chiudendo il 29esimo set di fila vinto negli Slam e il match. Per Sinner è la vittoria numero 47 nelle ultime 49 partite giocate. L’unico che lo ha battuto, da Cincinnati ad oggi, è stato Carlos Alcaraz. Domenica, nella prima finale Slam solo con giocatori nati dopo il 2000, ne vedremo delle belle.