Isaac, e siamo oltre metà delle tappe, è quello che ha corso in maniera più spavalda e concreta. A 21 anni e 6 mesi si candida quindi a diventare uno dei più giovani vincitori del Giro
Come corre bene Isaac Del Toro! Il giovane messicano in maglia rosa abita stabilmente nelle prime posizioni del gruppo, ha la reattività di chi è nel pieno della forma e corre col sorriso di chi fa tutto con facilità e gli riesce bene. Ieri è stato soprattutto fortunato, ma ha guadagnato su tutti i diretti avversari, tranne Simon Yates e Richard Carapaz, perché nonostante sia stato coinvolto nella caduta (disastrosa per Ciccone e Tiberi) era nelle prime posizioni. Isaac ha potuto ripartire subito e si è trovato nel gruppetto di testa che a Gorizia ha chiuso alla spalle di Asgreen. In questo momento è il faro della corsa rosa. A 21 anni e 6 mesi, Del Toro si candida a diventare uno dei più giovani vincitori nei 116 anni della corsa rosa. Davanti avrebbe soltanto Fausto Coppi, che aveva 20 anni e 8 mesi quando conquistò la sua prima maglia rosa, da gregario di Bartali nel 1940 e Luigi Marchisio, che firmò l’edizione del 1930 (quella senza Binda, che venne pagato per non correre) a 21 anni e un mese. Alzi la mano chi lo avrebbe detto alla vigilia. Isaac era il talentuoso compagno di squadra di Ayuso il duellante ufficiale nella sfida con Roglic, il grande favorito.
vantaggio interessante
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La verità è che fino ad ora, e siamo oltre metà Giro, è quello che ha corso in maniera più spavalda e concreta. Si è difeso a cronometro, ha attaccato nella tappa chiave degli sterrati di Siena ed è andato a caccia di abbuoni ogni santissimo giorno. Ora comanda il Giro con 1’20” su Simon Yates e 1’26” sul compagno di squadra Juan Ayuso, che ieri gli ha concesso 46”. Poi ci sono due vecchi lupi, già vincitori di Giro, come Carapaz a 2’07” e Roglic a 2’23”. La storia del ciclismo e quel po’ di esperienza che abbiamo ci invitano a non dare nulla per scontato. Questo Giro non ha ancora avuto un grande tappone di montagna. Tutto può ancora accadere. Sì, sì è così, ma è altrettanto vero che nel ciclismo attuale è molto difficile fare grandi differenze in montagna. La situazione si è cristallizzata a favore di Del Toro e il giovane messicano incomincia ad avere vantaggi interessanti.

convinzione
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Ma se ci pensate bene la classifica generale è stata definita più dalle cadute nella tappa di Siena e in quella di ieri che da giornate più impegnative o dalle due cronometro. E quello che ne è uscito meglio, quello che sembra più sfacciatamente convinto è proprio Del Toro, il bimbo col sorriso. Isaac sembra divertirsi e, come tutti i giovani alla ricerca dei propri limiti, è lì pronto a stupirsi, giorno dopo giorno, anche o soprattutto di se stesso. Nessuno sa quale sia la sua tenuta alle tre settimane e nessuno può sapere se reggerà anche il confronto con le montagne lunghe, a partire dal Grappa di oggi. Ci saranno poi l’arrivo a Brentonico (in cima al San Valentino) di martedì, il Mortirolo nella tappa di Bormio di mercoledì e soprattutto il Colle delle Finestre sulla strada del Sestriere che sabato potrebbe chiudere i giochi.
la stima di pogacar
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Non sappiamo se questo spettacolare ragazzo in bicicletta, che dentro la UAE gode della stima di Pogacar, arriverà in fondo al suo percorso di crescita per vestire la maglia rosa a Roma. Ma su quel percorso è ben avviato. In casa UAE le gerarchie si sono, naturalmente ribaltate. Ora il leader è Del Toro, ma la strategia non cambia e Ayuso, se dovesse rivelarsi il più forte in montagna, ha ancora una situazione di classifica interessante. È chiaro che a questo punto la responsabilità dell’attacco è sulle spalle di Primoz Roglic, di Richard Carapaz e Simon Yates. E forse di Egan Bernal, il colombiano scivolato a 3’38” dalla maglia rosa. Ecco, Ayuso potrebbe correre su di loro aspettando il momento giusto per piazzare il suo affondo. Abbiamo la sensazione che la strategia in casa dei bianconeri della UAE sia questa da tempo. Ma correndo su Roglic e Bernal, Ayuso ha rischiato troppe volte di farsi sorprendere dal vento della corsa e di restare, pericolosamente, intruppato come ieri. E allora lasciateci applaudire un talento come quello di Isaac Del Toro, fresco, sfrontato e convincente. Ci sono momenti di rottura, nella storia del ciclismo, e ci sono Giri d’Italia “aperti” (leggi senza padroni alla Pogacar) che si prestano alla sorpresa. Saranno le montagne (ormai ci siamo) a dirci se Isaac Del Toro è già pronto al salto di qualità