
La fusione di tre società, la scritta sotto la lupa capitolina, la scelta dell'ex presidente che scatenò la rivolta dei tifosi e il ritorno alla tradizione dei Friedkin: perché non è solo una scritta
Andrea Pugliese
7 giugno - 20:05 - ROMA
Per Pallotta fu l’inizio dei problemi, per Friedkin se non può essere la soluzione, di sicuro aiuta assai. La storia dello stemma della Roma ha una genesi lunga e affonda le radici (almeno quelle più recenti) a 12 anni fa, al maggio del 2013, quando pochi giorni prima della finale di Coppa Italia contro la Lazio (esattamente quattro) l’allora presidente della Roma decise di cambiare stemma: sotto la Lupa Capitolina niente più acronimo ASR (Associazione Sportiva Roma) ma solo la scritta (tutta in maiuscolo) Roma, con l’anno di nascita, il 1927. Una scelta fatta per rendere più “internazionale” il brand, con la proprietà dell’epoca che era convinta che l’acronimo ASR non fosse riconoscibile nel mondo, a differenza invece della scritta Roma estesa per intero. Ma una scelta che violò i sentimenti dei tifosi, che si sentirono usurpati di un pezzo di storia giallorossa. E che, ovviamente, l’esito di quella finale aiutò a considerare scellerata. O, quantomeno poco fortunata…