Covid, varianti Stratus e Ninmbus: tra i nuovi sintomi c'è la raucedine

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La variante Stratus e la variante Nimbus, secondo gli esperti, non rappresentano al momento un motivo di allarme in Italia

Daniele Particelli

3 luglio - 18:04 - MILANO

A più di cinque anni dall'inizio della pandemia da COVID-19, il virus è tutt'altro che scomparso, mutato più e più volte e ancora oggi in circolazione anche in Italia. La conferma arriva dall'ultimo report del Ministero della Salute: nella settimana tra il 19 e il 25 giugno 2025 si sono registrati 305 nuovi contagi e 2 decessi. Numeri contenuti rispetto al passato, ma che non devono far abbassare la guardia, anche perché il virus continua a evolversi, come abbiamo visto negli ultimi anni.

Oggi a preoccupare sono due nuove varianti, Stratus (XFG) e Nimbus (NB.1.8.1), due forme di Sars-CoV-2 che stanno guadagnando terreno in tutto il mondo, con caratteristiche genetiche e cliniche peculiari. In Italia la variante dominante resta la LP.8.1, appartenente alla famiglia della variante Omicron, ma il numero di casi riconducibili a Nimbus e soprattutto a Stratus, ricombinante dei lignaggi LF.7 e LP.8.1.2, è in aumento.

Covid, le nuove varianti

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La variante Stratus presenta mutazioni nella proteina Spike che, secondo i ricercatori, potrebbero migliorarne la capacità di eludere gli anticorpi. Nonostante questo, però, l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha stimato il rischio globale come “basso”, precisando che i vaccini attualmente in uso continuano a offrire protezione contro le forme gravi della malattia.

Il sintomo distintivo: la raucedine

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Se nelle ondate precedenti i sintomi più caratteristici erano la perdita di gusto e olfatto, oggi le nuove varianti sembrano manifestarsi con sintomi più simili a quelli delle infezioni respiratorie comuni. La raucedine, in particolare, è emersa come sintomo distintivo dell’infezione da Stratus, soprattutto in India, dove questa variante è ormai diventata dominante.

Stando a quanto riferiscono da settimana i media locali, con conferme arrivate da medici indiani, molti pazienti riferiscono tosse secca, irritazione della gola e voce roca, un quadro sintomatico che si differenzia dalle infezioni precedenti. A confermarlo sono anche i dati in arrivo dal Regno Unito, dove è Nimbus a circolare maggiormente: anche qui il forte mal di gola, descritto come un dolore acuto durante la deglutizione, è tra i sintomi più comuni, insieme a febbre, stanchezza, dolori muscolari e congestione nasale.

Come abbiamo già visto nel corso degli ultimi anni, le categorie più colpite da ricoveri e decessi restano gli over 80 e le persone fragili, spesso non adeguatamente protette. Fabrizio Pregliasco, virologo e direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio, ha sottolineato in questi giorni che l’infezione da COVID continua a causare forme gravi, soprattutto in chi ha patologie preesistenti, dal momento che l'effetto dei vaccini tende a ridursi nel tempo: nell'ultima stagione vaccinale solo l’8% degli over 65 ha ricevuto il richiamo.

Stratus e Nimbus, dobbiamo preoccuparci?

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Ora che queste due nuove varianti rischiano di diventare dominanti anche un Italia, cosa dobbiamo aspettarci? Secondo l'epidemiologo Massimo Ciccozzi del Campus Biomedico di Roma, la variante Stratus e la variante Nimbus non rappresentano al momento un motivo di allarme, essendo parte del “valzer naturale” delle mutazioni del virus.

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