"Ci sono spazi che cambiano la vita"
è il testo dei numerosi manifesti affissi sui muri delle
principali città in questi giorni. Li hanno ideati i ragazzi di
'Scomodo', una vasta community che riunisce migliaia di giovani
con l'intento di creare spazi comuni di aggregazione dove
vedersi. L'inno ai luoghi di libertà in cui riunirsi (senza
dover pagare un biglietto d'ingresso) in modo autonomo e agli
spazi comuni in grado di incidere nella propria vita, nasce dal
bisogno di molti di loro che alla depressione e all'ansia
scatenati dall'isolamento dovuto ai social risponde credendo nel
valore dell'incontro reale. Per divertirsi, ballare, leggere,
parlare oppure non fare niente.
"Abbiamo appena fatto un sondaggio su oltre 10.000 ragazzi di
tutta Italia che denunciano la mancanza di spazi cittadini in
cui ritrovarsi, - spiega all'ANSA Tommaso Salaroli, co-fondatore
di Scomodo. - Invece il 94% di loro ricorda che ci sia stato un
luogo fisico che ha impattato in modo significativo nella
propria vita in passato. Per circa il 29 per cento erano luoghi
di aggregazione sociale, per il 25,3% era la scuola, per l'11
per cento erano spazi culturali come biblioteche, musei o
teatri. Siamo preoccupati dalla crescente carenza di spazi di
ritrovo".
La community ha monitorato quanto l'Italia sia un 'paese
senza spazi'. "La penisola non è a misura di oltre 9 milioni di
ragazzi tra i 15 e i 19 anni, ovvero il 15% della popolazione
spesso dimenticata, si legge nell'inchiesta su scomodo.org. A
mancare sono soprattutto i luoghi liberamente accessibili, a
cominciare dagli spazi all'aperto nelle città, idem le scuole
che dovrebbero essere il luogo pubblico per eccellenza e invece
sono inagibili o chiuse in orari extra lezioni.
"Il numero di spazi socio-culturali dedicati alle persone più
giovani è del tutto insufficiente, soprattutto se si parla di
luoghi aperti e indipendenti, dove lo scopo è l'incontro e la
trasformazione e non il consumo. Il rapporto tra fruizione di
uno spazio e commercializzazione di questo non è una questione
puramente ideologica o valoriale, ha invece molto più a che
fare con la reale capacità di una persona di poter accedere a
questi spazi" spiegano gli autori.
"Dopo anni di riunioni organizzate in luoghi temporanei, dopo un
giornale - stampato su carta, in controtendenza - il nostro
mensile studentesco 'Leggi Scomodo' giunto a 7.500 copie
diventando il primo giornale studentesco a livello europeo, vero
e proprio fenomeno culturale su cui scrivono centinaia di
ragazzi, è la volta dei poster che stiamo affiggendo in tante
città, - sottolinea Salaroli. - Li abbiamo ideati per avviare la
nuova campagna di raccolta quote per aprire nuove sedi dove
ritrovarci attraverso un vero e proprio progetto di 'azionariato
popolare' in cui chi vuole può diventarne socio".
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