(dell'inviata Alessandra Magliaro)
Prendete i personaggi di John Ford
e Sergio Leone, l'epopea della frontiera americana e
dimenticateli, piuttosto c'entra Trinità con Terence Hill,
pistolero che non farebbe male a una mosca. È con uno strano
'unconventional' cowboy che Alessandro Borghi torna al festival
di Cannes dopo avere scalato Le 8 Montagne con l'inseparabile
Luca Marinelli nel 2022. Nel frattempo ha avuto un figlio che
ora ha due anni e due mesi, dice con orgoglio l'attore con look
in tema film, reinterpretato dallo stilista Alessandro Michele.
Borghi e l'attrice francese poliglotta Nadia Tereszkiewicz
sono Santino e Rosa, in fuga dalla terra dei butteri in un
western che parte classico e diventa surreale che Alessio Rigo
De Righi e Matteo Zoppis hanno realizzato fantasticando sulla
visita di Buffalo Bill (John C. Reilly) in Italia nel 1890 e nel
1906 che leggenda vuole abbia avuto anche una sfida tra cowboy
americani e butteri maremmani. Il film è Testa o Croce?, una
produzione Ring film e Cinema Inutile con Rai Cinema in sala
successivamente con 01 e oggi a Un Certain Regard in concorso.
In un rodeo tra cavalieri americani e italiani, la giovane
moglie del signorotto locale, Rosa, si innamora di Santino, il
buttero che vince la sfida e intravede una strada verso la
libertà. In seguito all'omicidio del marito, i due fuggono
inseguiti, anche perché sulla testa di lui c'è una grossa
taglia. E poi rivoluzionari alla Pancho Villa, traditori delle
paludi, vendette: come in ogni ballata western che si rispetti,
il destino lancia la moneta.
"Santino mette davanti a tutto le sue fragilità e i suoi
limiti, non sa sparare, non sa gestire le situazioni esplosive,
si fa tirare dentro gli eventi, sa solo andare a cavallo,
insomma è un cowboy ma anche un meraviglioso scemo emblema di
tutti noi maschi e l'ho trovato meraviglioso", dice Alessandro
Borghi parlando di un set lungo, comunitario, caotico e creativo
tra il Circeo e la Toscana. Uno degli attori più amati della sua
generazione ha scelto di stare dentro l'avventura "fuori dagli
schemi di due matti che sono i nostri registi, perché era una
storia originale come raramente capitano - dice all'ANSA Borghi
- in quanto sono riusciti a inserire in un mondo western un
cambio di marcia per metterci tutta una serie di tematiche che
sono estremamente contemporanee e che hanno messo tutti noi
nella condizione di lavorare sull'indole dei personaggi per
portare messaggi diversi da quelli machisti cui sono collegati.
È stata un'esperienza straordinaria di fango, polvere, cavalli,
scene cambiate, 'discusse', improvvisazioni, crisi di nervi,
gente che litiga, poi si abbraccia".
Accanto a lui c'è Nadia Tereszkiewicz, che già Valeria Bruni
Tedeschi aveva scelto come protagonista del suo film Forever
Young - Les Amandiers e che il pubblico ha potuto apprezzare al
cinema in Mon Crime - La colpevole sono io di Francois Ozon.
"Rosa fa un percorso esistenziale, poetico e vive una grande
storia d'amore. Ho imparato ad andare a cavallo, a studiare
l'italiano, ma impazzivo sul set con tutto quel caos, poi ho
capito e ho amato tutto molto", prosegue l'attrice francese.
Come i due registi al loro secondo lungometraggio di finzione
(il primo era Re Granchio, alla Quinzaine nel 2021), hanno messo
in piedi un progetto così 'kolossal', anche divertente per un
pubblico non cinefilo, coinvolgendo Borghi? "Ognuno di noi è
mosso da qualcosa di diverso, io sento un grande bisogno di fare
cose strane, storte, matte. Poi quando mi mettono in mezzo alle
montagne o in mezzo al fango e alla polvere io sono felice,
perché mi piace tantissimo provare a rimanere più tempo
possibile fuori dalla mia routine, comfort zone, quindi questo
film lo dovevo fare per forza. Qui ci sono stati produttori
straordinari che hanno rischiato soldi, il motivo per cui
eravamo su quel set era lo stesso per tutti ed è stato qualcosa
di poetico".
L'immagine di Santino ricorda Terence Hill: "È un grandissimo
complimento. L'ho conosciuto a 19 anni che faceva Don Matteo.
Nella mia testa lui c'era ma poi quando abbiamo cominciato non
ho pensato più a lui né ad altri riferimenti". Cercare di dare
al pubblico una lettura nuova del western, "sovvertire il genere
- dicono i registi - ci piaceva molto e ci permetteva di essere
contemporanei". L'avventura di Testa o Croce? è stata
importante: "In questo mestiere c'è l'innamoramento e poi arriva
il disamoramento, ora proprio l'incazzatura per come vanno le
cose, i film partono, non partono... Ogni tanto ti devi fermare
e per ripartire devi ricordarti le origini per cui fai questo
mestiere: raccontare le storie con passione e ricominciare
daccapo", conclude Borghi.
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